EUSEBIO DI CESAREA


Nato a Cesarea di Palestina all’incirca nel 265 d.C., Eusebio fu allievo di Panfilo (a sua volta allievo di Origene), del quale amava chiamarsi "figlio": a lui spetta il titolo di storico ufficiale della Chiesa. Divenuto vescovo a Cesarea di Cappadocia nel 315 circa, Eusebio non rimase immune da tendenze ariane, e in veste di seguace di tale eresia fu ricordato da altri storici della Chiesa, quali Socrate, Gerolamo e Teodoreto. Probabilmente Eusebio, ottimo amico di Costantino oltre che suo fidato consigliere, operò attivamente per la convivenza dell’Arianesimo con l’ortodossia. Morì poco dopo il sovrano e, dunque, in una data sicuramente successiva al 337. Eusebio operò in stretta relazione con il maestro Panfilo, che aveva fondato a Cesarea una scuola di studi cristiani; dopo la morte di quest’ultimo nel 309, durante la persecuzione di Diocleziano, lasciò Cesarea per tornarvi nel 313, assumendo la carica di vescovo e acquistando ben presto grande influenza. Condannato dal Concilio di Antiochia per aver seguito le tesi ariane (che differenziavano la sostanza del Figlio dal Padre e quindi negavano il dogma della Trinità), nel successivo Concilio di Nicea (giugno 325) si piegò all’ortodossia cattolica per compiacere il suo protettore Costantino, che del resto lo difese anche nelle polemiche contro Atanasio di Alessandria, che lo accusava di essere scampato alle persecuzioni perché aveva abbandonato la fede. Proprio il rapporto con l’imperatore fu l’occasione di un viaggio a Costantinopoli intorno al 335, data in cui Eusebio tenne un discorso celebrativo dei trent’anni di regno del sovrano. Nonostante le accuse di arianesimo, dunque, orientamento cui non era estraneo lo stesso Costantino, Eusebio rimase tranquillamente a capo della diocesi di Cesarea fino alla morte. Eusebio fu fecondo scrittore e si interesso di svariati argomenti (teologici, filosofici, apologetici, esegetici), benché la sua attività preferita fosse la ricerca storica e filologica. Tali studi erano del resto possibili perché gli era facile avvalersi delle ben fornite biblioteche di Cesarea e di Gerusalemme. Frutto dei suoi interessi e delle sue ricerche fu in primo luogo la Cronaca, suddivisa in due parti: la prima conteneva una sintesi – basata su fonti bibliche – della storia orientale e greca, nonché di quella romana. La seconda parte era invece costituita da una tavola sincronica su più colonne, la quale, a partire da Abramo (2016/15 a.C.), giungeva fino al 303 d.C., con una serie di brevi notizie; l’originale dell’opera è andato perduto, ma resta la traduzione armena e (limitatamente alla seconda parte) una versione latina. Già Giulio Africano, nativo di Gerusalemme e vissuto tra il II e il III secolo, aveva redatto un’opera intitolata Cronache, in cui tentava di sincronizzare la storia del mondo dalla creazione fino al 221d.C. Alla Cronaca di Eusebio è sotteso un intento apologetico, poiché in essa si evidenzia la maggiore antichità della religione giudaica e dunque la dipendenza del Cristianesimo da questa. L’altra grande opera di Eusebio è la Storia ecclesiastica, in dieci libri, che tratta del periodo compreso fra la nascita della Chiesa e la sconfitta di Licinio per mano di Costantino (324). Probabilmente la redazione tramandata è l’ultima e la meglio aggiornata di molte altre ad essa precedenti. L’opera di Eusebio può essere fatta rientrare lato sensu nel genere storiografico, benché in essa manchino un’interpretazione storica e coordinate generali (inoltre presenta carattere marcatamente apologetico, giacché volta a illustrare l’inarrestabile sviluppo del Cristianesimo nonostante le feroci persecuzioni cui esso andò incontro). Si tratta comunque di un’opera particolarmente preziosa, in quanto fonte di numerose notizie su diversi scrittori, delle cui opere ha trasmesso un numero cospicuo di estratti che, altrimenti, sarebbero caduti nell’oblio. La Cronaca fu continuata fino al V secolo da storici poc’anzi menzionati (Socrate e Teodoreto), oltre che dall’ariano Filostorgio. Fra le opere specificamente apologetiche di Eusebio occupa un posto a sé l’importantissima Preparazione evangelica (Praeparatio evangelica), in 15 libri, in cui l’autore si sforza di dimostrare la superiorità della religione ebraica sul culto pagano: la prospettiva avanzata da Porfirio nel suo Contro i Cristiani, in cui l’allievo di Plotino metteva in luce la superiorità del mondo pagano, è da Eusebio rovesciata, giacchè egli mostra non solo come la religione ebraica sia superiore all’intero mondo pagano, ma anche come ogni singolo aspetto del mondo pagano (compresa la filosofia) non sia che una sorta di "preparazione" per l’avvento della religione ebraica. Sicché l’intero mondo greco – da Talete ad Aristotele, fino ad Epicuro – ha valore se e solo se inteso come preparazione al messaggio evangelico. Alla stessa esigenza apologetica risponde l’opera Dimostrazione evangelica in 20 libri (sopravvissuti solo per metà), in cui Eusebio si propone di dimostrare la superiorità del messaggio cristiano sulla legge mosaica. Di dubbia paternità eusebiana risulta l’opera panegiristica dal titolo Vita di Costantino, in quattro libri; assai interessante è, infine, l’opera sui Martiri di Palestina, che raccoglie fatti cui lo storico assistette di persona durante l’ultima persecuzione. Eusebio ci mostra chiaramente, tramite la sua collaborazione con il potere politico, la raggiunta indipendenza politica del cristianesimo, che appare ora compiutamente definito non solo a livello interno e nei rapporti con l’Impero, ormai divenuto "cristiano", ma anche capace di creare una sua originale produzione letteraria. Eusebio appare in sostanza un seguace di Origene, in quanto ribadisce il tentativo di conciliare la dottrina cristiana con la filosofia greca (ancorché quest’ultima non abbia alcun valore se autonomamente presa), come appare dal fatto che applica ai testi sacri i metodi della filologia classica d espone le biografie dei personaggi ecclesiastici secondo lo stile e la metodologia delle biografie sui filosofi greci. Dunque è in questa cristianizzazione della metodologia che va cercata l’importanza di Eusebio, che fonda il genere della storiografia della Chiesa e del moderno metodo di interpretazione dei dati, riportati in originale, ed inoltre porta a compimento la cronologia, adottata dai cristiani in quanto pone davanti al lettore l’intero arco dei tempi per poterlo interpretare alla luce del compimento della salvezza umana, che Eusebio fa cominciare esplicitamente dal patto stretto tra Dio e Abramo. Eusebio, d’altronde, pecca nell’interpretazione dogmatica, che appare quantomeno falsata dalla prospettiva ariana e, di converso, dall’adesione di facciata all’ortodossia cattolica, o nello stile greve e sciatto che costituisce uno scotto pagato dal vescovo di Cesarea alle roventi discussioni dell’epoca. L'opera di Eusebio riveste un'importanza eccezionale anche riguardo il tema della successione apostolica. Di fatto, la sua Storia ecclesiastica ha fra i suoi obiettivi quello di mostrare la realtà storica di quest'ultima, sebbene escluda nettamente il primato romano. La Chiesa per Eusebio è una vergine madre che soltanto l'eresia ha infangato. Eusebio rifiuta qualsiasi legame del cristianesimo con il giudaismo, mostrando come in seno al cristianesimo non si rispetti il sabato né esista proibizione alcuna di mangiare certi alimenti, tutto ciò in armonia con le Scritture. In relazione al canone, l'informazione fornita da Eusebio è di enorme importanza. Considera la lettera di Giacomo e quella di Giuda non canoniche, benché ammetta che si leggono in quasi tutte le Chiese (HE, I, 23). In quanto alle lettere di Pietro, considera autentica la prima, rifiutando la seconda, benché ne riconosca l'utilità (II, 3). Allo stesso tempo non considera canonici il Vangelo, gli Atti e l'Apocalisse di Pietro. Di Paolo riconosce quattordici lettere, benché ammetta che la lettera agli Ebrei non sia universalmente accettata. Inoltre sottolinea la diversità di opinione in relazione al Pastore di Erma. In quanto alle lettere di Giovanni, la prima viene riconosciuta come canonica, ma le altre due sono oggetto di discussione. Le opinioni riguardo le apocalissi sono egualmente discordanti (HE, II, 24). In campo escatologico, ammette la credenza in un castigo eterno per i condannati (HE, IV, 18) e si professa nettamente anti-millenarista. In campo mariologico, sembra rifiutare, sebbene indirettamente, la verginità perpetua di Maria, in quanto considera i fratelli di Gesù come fratelli di carne (I, 20) e adduce a suo favore testimonianze storiche. Tuttavia, l'aspetto della teologia di Eusebio posto maggiormente in discussione è stato quello cristologico. In verità, il fondamento della sua posizione iniziale- ossia il desiderio che le categorie cristologiche fossero solo bibliche e il timore di scivolare nel sabellianismo se si fosse accettata la tesi omousica di Atanasio- risulta comprensibile, ma non è meno certo che la negazione dell'uguaglianza della natura fra il Padre e il Figlio collocava quest'ultimo in una posizione di creatura, il che risultava contrario al messaggio della Scrittura e alla credenza sostenuta dal cristianesimo fin dalle sue origini. Infine, tale tesi tendeva a fondersi con l'arianesimo, cosa che venne evidenziata dall'influenza che Eusebio ebbe sull'imperatore in favore dei seguaci di Ario danneggiando così gli ortodossi. Eusebio era convinto che l'alleanza con il potere imperiale si traduceva in qualcosa di benefico per la Chiesa. È certo che l'atteggiamento "costantiniano" di Eusebio portò soltanto al tragico cesaropapismo orientale e all'alleanza dei poteri civile e religioso contro l'ortodossia cristiana.

 

 

 

SCHEMA SU EUSEBIO

Opere  

1.       Esegesi biblica 

Le opere di questo tipo sono quasi tutte perdute. Comprendevano i Canoni evangelici (in essi, secondo tabelle, l’autore registrava i numeri in cui aveva diviso il testo dei Vangeli), il trattato Sulla festività della Pasqua, Commenti ai Salmi e ai Profeti (solo frammenti), Onomasticon (repertorio dei nomi di luogo biblici, giuntoci nella traduzione di Girolamo).

 

2.       Opere apologetiche 

-          Introduzione generale elementare: in 10 libri, era volta a spiegare ai neofiti le profezie sul Messia e le sue prove terrene. Di quest’opera, perduta, abbiamo le rielaborazioni dello stesso Eusebio:

 

a)    Preparazione evangelica: in 15 libri, è l’opera a cui Eusebio dedicò le cure maggiori. L’autore si propone di dimostrare, con numerosissime citazioni dagli autori pagani, che la religione cristiana è radice e superamento delle false credenze politeiste. Il tema è in aperta polemica con lo scritto del neoplatonico Porfirio Contro i Cristiani (perduto, ma di cui l’opera eusebiana è una delle fonti di ricostruzione principale). 

b)    Dimostrazione evangelica: in 20 libri, di cui restano solo I-X. Prosecuzione dell’opera precedente, ne forma quasi la seconda parte, come Eusebio stesso afferma, e intende provare l’avverarsi, con la venuta di Cristo, delle profezie dell’Antico Testamento. 

-          Sulla teofania: opera che tratta del Logos e della sua azione redentrice, secondo l’esempio dell’inizio del Vangelo di Giovanni. Abbiamo frammenti dell’originale, ma ci è pervenuta integralmente in traduzione siriaca; 

-          Contro la difesa di Ierocle a favore di Apollonio di Tiana: Eusebio confuta l’esaltazione fatta dal neoplatonico Ierocle del santone pagano Apollonio, che i pagani ritenevano superiore al Cristo;  

-          Confutazione e apologia (perduta); 

-          Apologia di Origene (perduta, scritta con Panfilo). 

3.       Opere storiche 

-          Chronicon: si tratta di una cronologia universale divisa in più colonne (Ebrei, Persiani, Egizi, Romani, Greci ecc.) che partiva dalla nascita di Abramo (2016 a.C.) ed arrivava fino al 303 d.C. Essa ci è nota in una traduzione armena, integrale, e in quella, parziale, di Girolamo, che la continuò fino al 378 (morte dell’imperatore Valente ad Adrianopoli), aggiungendovi notizie di letteratura latina. 

-          Storia ecclesiastica: in 10 libri, elenca i successori degli apostoli e dunque le vicende della Chiesa fino all’editto di tolleranza del 313, per concludere con un’appendice (VIII-X) fino al 324, probabile indizio della pubblicazione di due edizioni poi accorpate.

Pur disorganica e superficiale, la Storia di Eusebio inaugura un nuovo filone storiografico, che fonda la metodologia pragmatica classica (Polibio, per il tema del trionfo di un’idea) con la necessità apologetica di riportare alla lettera, nell’originale, le fonti documentarie citate, senza alterarle retoricamente come negli storici classici, ed è quindi una fonte insostituibile di documentazione. 

-          Sui martiri della Palestina: si tratta di un opuscolo giuntoci in due redazioni: una più breve, in greco, dopo l’VIII libro della Storia; l’altra, più estesa, in traduzione siriaca. 

-          Vita di Costantino: vera e propria biografia encomiastica in 4 libri, senza pretese di obiettività storica, in cui Eusebio esalta il sovrano, difensore della religione cristiana, senza soffermarsi sui suoi difetti e sugli elementi negativi della sua politica. 

4.       Orazioni 

Le due orazioni eusebiane pervenute sono certamente un aspetto minore della sua attività letteraria: sono il Triaconteterico, tenuto a Costantinopoli in occasione dei Tricennalia di Costantino, e il Discorso regale.


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