IL LACHETE

plato

In questo dialogo compaiono un discreto numero di personaggi , anche se il contributo dato da alcuni di essi si limita a poche battute . Socrate in quest'opera , che si svolge dopo la battaglia di Delio ( 424 a.c. ) , ha all'incirca 45 anni e si dichiara più giovane di Nicia e di Lachete cui cede il diritto di parlare per primi . Nel Lachete in particolare Socrate riveste la medesima funzione che ha nel Carmide , quella cioè di maestro eccellente , richiesto , che conserva autonomia di scelta nei confronti dei suoi discepoli . In più di un passo del Lachete è addirittura oggetto di autentica ammirazione da parte dei presenti che , pur non comprendendolo a fondo , ne celebrano il metodo e il forte ascendente sui giovani . E' però un Socrate già proiettato in una luce pienamente platonica , in cui emergono tematiche anticipatrici della maturità del discepolo . Chi è codesto Lachete che dà il nome al dialogo ? E' un militare senza interesse nè attitudini per il mondo politico . Di lui lo storico Tucidide dice che fu un grande generale , un grande uomo d'armi , distintosi in numerosi frangenti durante la guerra del Peloponneso e morto nella battaglia di Mantinea del 418 a.c. E' una figura molto diversa da Nicia e si distingue soprattutto per la concretezza e la linearità del suo discutere . Nicia , a differenza di tutti gli altri personaggi del dialogo , fu davvero una figura importantissima per la storia greca . Colto , moderato , raffinato fu un gran rivale del partito democratico . Fu fautore della pace che porta il suo nome ( 421 ) tra Atene e Sparta . Il dialogo si svolge in una palestra non ben identificata in cui Socrate è casualmente presente . La data cui il dialogo risale è all'incirca il 424 - 423 a.c. poichè si allude alla battaglia di Delio . Il tema della discussione è il valore dell'esercizio delle armi . Interviene Nicia che sostiene che l'esercizio delle armi sia utilissimo , soprattutto per i giovani : in primis è bene che non perdano tempo in stupidi passatempi che non giovano al fisico . Poi è anche utile perchè saranno avvantaggiati nelle battaglie , ed in una società come quella greca esse erano all'ordine del giorno . La guerra , secondo Nicia , ha il potere di rendere coraggiosi : chi l'ha fatta è più coraggioso rispetto a chi non l'ha fatta . Lachete dal canto suo dice che è utile apprendere tutte le discipline , inclusa quella della guerra . Però mentre nella città in cui ci sono i migliori artisti tutti vanno per ammirarli e apprendere , a Sparta , città maestra nell'arte della guerra , non ci va nessuno per ammirare o per apprendere , ma anzi tutti girano alla larga , dice Lachete : l'arte della guerra per lui non è utile come per Nicia . A Lachete , saggiamente , pare che un vile con la guerra risulterebbe ancora più vile perchè mostrerebbe ancora di più la sua viltà , mentre per un valoroso osservato da spettatori commettere un errore potrebbe costargli critiche spietate . Anche Socrate dice la sua : chi è il più esperto nell'arte della ginnastica ? O meglio , come lo si individua ? E' quello che l'ha studiata più a fondo e si è esercitato sotto la guida di buoni maestri . Certo ci sono anche coloro che riescono senza l'aiuto di maestri , ma nessuno si fida di loro finchè non provano concretamente le loro abilità . Nicia prende la parola e fa apprezzamenti su Socrate e Lachete : dice che Socrate vuol sempre aver ragione , che riesce sempre a portare il discorso dove vuole e che non risponde mai alle domande che gli si pongono . Lachete e Lisimaco , un altro personaggio del dialogo , invitano Socrate a parlare perchè a loro piace il suo modo di fare . Socrate arriva a dire che il coraggio , visto che è su quello che volge la discussione , è una parte della virtù . Ma che cosa è il coraggio , chiede Socrate ? Lachete dice che è il non fuggire di fronte ai nemici . Socrate gli fa notare che è una definizione troppo generica , e per di più si può anche fuggire dai nemici combattendoli in fuga . Socrate gli dice che se uno gli domandasse che cosa è la velocità , lui direbbe che cosa è relativamente alla voce , relativamente alle gambe , al pensiero ... Poi invita Lachete a dare una risposta del genere a riguardo del coraggio . Egli dice che è una sorta di forza d'animo . Ma Socrate gli fa notare che quanto ha detto è incoerente perchè così è come se il coraggio fosse una forza illuminata dall'intelligenza . Si potrebbe forse chiamare coraggioso uno che dimostrando forza d'animo spendendo saggiamente denaro in vista di maggior profitto ? O se un medico davanti a un paziente malato di pleurite che gli chiedesse da bere e da mangiare non si lasciasse convincere e resistesse con forza d'animo alle richieste sarebbe coraggioso ? No di certo . Lachete è imbarazzato per la stoltezza che ha detto e dà ragione a Socrate . Poi interviene Nicia che dice più spavaldo che mai che il coraggio è scienza . Ma che scienza ? Chiede Socrate . Di certo non è la scienza del citaredo , nè quella del flautista . E di cosa allora ? Nicia arriva a dire che il coraggio è la scienza delle cose da temere e di quelle da osare , non solo in guerra ( perchè sarebbe troppo generico ) , ma in ogni circostanza . Lachete pensa che Nicia stia dando i numeri : il coraggio come può essere scienza ? Il medico , ad esempio , è colui che conosce i pericoli nelle malattie , il contadino è quello che conosce i pericoli connessi all'attività agricola , e tutti gli altri artigiani conoscono sia gli aspetti sicuri sia quelli pericolosi a riguardo della propria arte . Quindi la scienza del coraggio non pare esistere . Ma Nicia fa notare che se per l'ammalato è motivo maggiore di timore il vivere del morire , il medico può saperlo ? Per molti sarebbe meglio non riprendersi dalla malattia e morire : i medici possono saperlo ? Quelli che preferiscono morire temono altre cose rispetto a quelli che preferiscono vivere . Dipende dal singolo se preferisce affrontare o meno un pericolo . Socrate però fa notare che coraggio non è sinonimo di temerarietà nè di vigliaccheria : è una giusta via di mezzo , che varia a seconda dei casi . Poi Socrate riprende la definizione di Nicia : il coraggio è la scienza delle cose da temere e di quelle da osare . Il coraggio per Nicia è una scienza e , come tutte le scienze , non conosce solo i mali ed i beni futuri e presenti , ma anche i passati . Il coraggio diventerebbe così scienza di tutti i beni ed i mali di tutti i tempi : allora sarebbe la virtù intera ! Ci deve essere qualcosa che non quadra in quanto ha detto Nicia . In conclusione Lisimaco chiede a Socrate se aiuterà a rendere i giovani quanto migliori possibili . Ma Socrate dice , con la solita autodiminuzione , che non ne sarebbe degno , e è emerso anche dal dialogo : come tutti gli altri , anche lui si è trovato in difficoltà nel definire il coraggio .

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