LEO STRAUSS


A cura di Alessandro Sangalli




VITA E OPERE



Leo Strauss nacque il 20 settembre 1899 a Kirchhain in Germania. I suoi genitori erano Hugo, commerciante nel ramo agrario, e Jennie David; aveva anche una sorella minore, Bettina. Egli crebbe in una famiglia ebrea ortodossa, nella quale riti e leggi cerimoniali erano severamente osservati, ma dove era scarsa la conoscenza effettiva dell’ebraismo. Un’ulteriore presa di coscienza del proprio ebraismo si verificò per il giovane Strauss allorché i rifugiati dai pogrom russi passarono attraverso il suo villaggio. Iniziò a frequentare le scuole elementari di Kirchhain nella Pasqua del 1905, e, dopo l’educazione preparatoria al People’s and Chancellorship School dal 1908, Strauss entrò al Gymnasium Philippinum di Marburgo nella Pasqua del 1912. Al gymnasium entrò in contatto col messaggio dell’umanesimo tedesco e di nascosto lesse Schopenhauer e Nietzsche. Senza esserne pienamente consapevole, Strauss si allontanò pian piano dalle sue radici ebraiche, senza, tuttavia, una vera e propria ribellione: diciassettenne, si convertì al sionismo. Si diplomò al gymnasium nella Pasqua del 1917. Iniziò i suoi studi universitari nel semestre estivo dello stesso anno: in quello stesso periodo venne chiamato dall’esercito tedesco per ricoprire la funzione di interprete durante le operazioni di occupazione del Belgio. Il suo servizio militare durò dal 5 luglio 1917 fino al dicembre dell’anno successivo. Prima di conseguire il proprio Dottorato in Filosofia, Strauss studiò soprattutto filosofia, matematica e scienze naturali nelle università di Marburgo, Francoforte sul Meno e Berlino. Dal 1919, per ragioni di prossimità, iniziò a frequentare l’Università di Marburgo, centro della scuola neokantiana fondata da Hermann Cohen, massimo rappresentante ed esponente dell’Ebraismo tedesco, figura che superò in ardore e carisma tutti i professori di filosofia tedeschi nel periodo dal 1871 al 1925 (anno della nomina a professore di Martin Heidegger). Cohen affascinò Strauss perché era un filosofo appassionato ed un ebreo devoto, una sorta di centro di attrazione per ogni ebreo di interessi filosofici. A dire il vero, Strauss potrebbe anche non aver mai incontrato di persona Cohen, essendo egli morto nel 1918 a Berlino. La Scuola Neokantiana era già in fase di disgregazione all’arrivo di Strauss a Marburgo: questa disgregazione era principalmente dovuta al crescere del potere e dell’influenza della fenomenologia, corrente fondata da Edmund Husserl. Un paio d’anni più tardi Husserl spiegò il suo lavoro a Strauss, che a quel tempo era un neokantiano incerto e dubbioso, con queste parole: “la Scuola di Marburgo inizia a spiegare le cose dal tetto, mentre io inizio dalle fondamenta”. Cohen apparteneva per intero al mondo precedente la Grande Guerra, e ciò valeva anche per Husserl. La caratteristica più importante del pensiero postbellico fu la resurrezione della teologia: la teologia ebraica fu riportata alla luce da Franz Rosenzweig, una personalità molto ammirata e stimata da Strauss.Nel 1920 Strauss all’università incontrò Jacob Klein (1899-1978), un ebreo nato a Libau, in Russia. A suo giudizio, “Jacob si distingueva dai tanti altri studenti di filosofia non solo per l’intelligenza, ma per il suo aspetto complessivo: era una figura non-provinciale in un ambiente in cui, per contro, si respirava un’aria pesantemente provinciale. Ero positivamente impressionato e molto attratto da lui. Iniziai a frequentarlo per convertirlo al sionismo: a dire il vero non so se allora agii spinto dal dovere o se questo fu solamente un pretesto. In ogni caso, fallii completamente. Ciononostante, da quel momento rimanemmo sempre in contatto”. Anche Hans-Georg Gadamer aveva un’opinione simile di Klein. Sembra che Gadamer abbia conosciuto Strauss durante il periodo in cui questi prestava servizio nella biblioteca di Marburgo.Nel 1921 Strauss si trasferì all’Università di Amburgo, dove conseguì il suo Dottorato sotto la guida di Ernst Cassirer con una tesi intitolata “Epistemologia e dottrina filosofica in F.H. Jacobi”. L’esame orale si svolse il 17 dicembre del ’21. Degli anni che seguirono Strauss disse più tardi: “posso solo dire che fino a trent’anni fui così completamente dominato, quasi stregato, da Nietzsche, al punto che letteralmente credevo a ogni cosa che apprendevo da lui”. L’anno successivo andò a Friburgo per un anno di post-dottorato e per poter ascoltare Husserl: presto, però, capì che non avrebbe ricavato grandi benefici dalle sue lezioni. Il maggiore interesse di Strauss era, infatti, la teologia. Seguì regolarmente il corso di “Dottrine sociali della Riforma e dell’Illuminismo” tenuto da Julius Ebbinghaus: in questa occasione fece la conoscenza di un “nuovo” Hobbes: nell’esposizione di Ebbinghaus l’insegnamento di Hobbes diveniva finalmente vivo e vitale. Tra i giovani collaboratori di Husserl, c’era un ancora sconosciuto Martin Heidegger: Strauss seguì il suo corso saltuariamente. Non capiva una parola, ma sentiva che egli stava trattando di qualcosa di importanza primaria per l’essere umano. Strauss fu molto colpito dalla completezza e dalla profondità con le quali Heidegger era solito interpretare i testi filosofici, in particolare, in una delle occasioni in cui veramente capì cosa Heidegger volesse dire, lo colpì l’interpretazione dell’incipit della Metafisica di Aristotele. A seguire i corsi heideggeriani c’erano anche Hannah Arendt, Gadamer, Karl Löwith. Fino a quel tempo Strauss era stato particolarmente impressionato, come molti suoi contemporanei, da Max Weber: dalla sua intransigente devozione all’onestà intellettuale, dalla sua appassionata idea della scienza e del suo significato, dal suo disincanto. Più avanti, quando incontrò Franz Rosenzweig a Francoforte, disse che, paragonato ad Heidegger, Weber sembrava “un orfano” per quanto riguarda precisione, competenza e spirito indagatore. Successivamente, quando a Berlino ascoltò Werner Jaeger interpretare lo stesso passo aristotelico, sostenne che non c’era nemmeno paragone: Heidegger era infinitamente meglio. Strauss trascorse gli anni dopo il suo dottorato principalmente a Marburgo, Friburgo e Berlino, occupandosi di studi storici. Dal ‘22 al ’24 Strauss partecipò al Rosenzweig’s Lehrhaus a Francoforte sul Meno (il Freies Jüdisches Lehrhaus). In questo contesto portò a termine una lettura analitica della Religione della ragione di Cohen e, insieme all’amica Nehama Liebowitz, frequentò un seminario tenuto da Julius Guttmann sulla Guida dei perplessi di Mosè Maimonide. In cambio dell’aiuto ottenuto nella lettura del testo ebraico de Il libro delle credenze e delle opinioni di Saadya Gaon, Strauss aiutò a sua volta Liebowitz a leggere il testo greco del Gorgia platonico. Nel ‘24-‘25 analizzò il Trattato teologico-politico di Spinoza ed espose le sue considerazioni su “La teoria del Sionismo politico”. Pubblicò, inoltre, alcuni articoli su Der Jude e su Jüdische Rundschau: un suo articolo del ‘24, Cohens Analyse der Bibelwissenschaft Spinozas”, lo portò all’attenzione di Julius Guttmann e gli assicurò un posto da ricercatore di filosofia ebraica all’istituto berlinese Akademie für Wissenschaft des Judentums. Qui, tra il ‘25 e il ’28, scrisse il suo primo libro: La critica spinoziana della religione come fondamento della sua Scienza della Bibbia, Ricerche sul Trattato teologico-politico di Spinoza (pubblicato dalla casa editrice dell’Accademia nel ’30 e dedicato alla memoria di Rosenzweig, morto l’anno precedente). In italiano, l’opera è nota col titolo di La critica della religione in Spinoza. Si occupò inoltre dell’edizione accademica delle opere di Moses Mendelssohn, traducendo alcuni testi dall’originale ebraico. Successivamente gli fu assegnato l’incarico di analizzare il testo Le guerre del Signore di Gersonides (Levi ben Gershon), incarico che Strauss accettò non senza prima aver studiato il libro Teoria della profezia scritto dallo stesso autore.   Nel 1927 conobbe Gershon Scholem, del quale divenne col tempo intimo amico: la lettera di Scholem su Oskar Goldberg fu diffusa a Berlino proprio da Leo Strauss e da Walter Benjamin. Nel 1931 l’Accademia iniziò ad avere problemi finanziari, così Strauss si adoperò per ottenere una borsa di studio come collaboratore della Fondazione Rockefeller per le Scienze Sociali, attiva in Germania. I suoi studi sulla critica biblica spinoziana lo portarono a svolgere una duplice ricerca: per un verso incentrata su Thomas Hobbes e per un altro sugli scritti di Maimonide. Il lavoro su Hobbes lo fece entrare in contatto con Carl Schmitt, al quale Strauss mostrò la prima parte del suo libro sul filosofo inglese. L’amicizia con Schmitt durò per tutta la vita, tanto che una delle ultime pubblicazioni di Strauss fu proprio una recensione su un libro dell’amico, Il concetto della politica. Schmitt fornì quindi a Strauss una raccomandazione per la borsa di studio alla Fondazione Rockefeller, raccomandazione alla quale si unirono anche Ernst Cassirer e Julius Guttmann. Strauss, tuttavia, attribuì sempre la responsabilità principale del conseguimento del posto di collaboratore a Schmitt. Verso la fine del 1932 Strauss si trasferì a Parigi, come collaboratore della Fondazione Rockefeller, per svolgere attività di studio sulla filosofia ebraica e islamica del medioevo. Qui egli sposò una donna ebrea, da poco vedova, di nome Marie (Mirjam) Bernsohn (nata nel 1900 a Erfurt, Turingia). Strauss e Marie si erano conosciuti a Berlino tre anni prima del loro matrimonio, avvenuto il 20 giugno del ’33. Marie aveva avuto un figlio nel primo matrimonio, Thomas, che Strauss prese con sé. A Parigi si vedeva spesso anche con Alexandre Kojève, che aveva conosciuto a Berlino nei tardi anni ’20: Strauss presentò Kojève a Gadamer in occasione della viaggio di quest’ultimo in Francia nella Pasqua del ’33. Strauss, in quel periodo, entrò in rapporto anche con Louis Massignon e André Siegfried, due studiosi di filosofia araba. In data 10 giugno 1933 Strauss scrisse una lettera a Schmitt per informare l’amico che la Fondazione Rockefeller gli aveva rinnovato la borsa di studio per un altro anno, e che era quindi sua intenzione studiare per un altro semestre a Parigi e poi trasferirsi in Inghilterra nell’anno successivo per dedicarsi a Hobbes. Infatti, all’inizio del 1934, Strauss e famiglia si trasferirono a Londra: da una cartolina che scrisse a Kojève (in inglese) sappiamo che l’Inghilterra e i suoi abitanti gli andavano molto più a genio della Francia e i francesi. Sappiamo inoltre che sperava di ottenere subito il permesso di consultare la Biblioteca del British Museum per le sue ricerche e che stava prendendo lezioni di inglese: da quando, il 16 gennaio, ricevette la sua tessera personale, fu solito recarsi ogni giorno nella biblioteca del museo (distante una mezz’oretta a piedi da casa) per visionare e studiare le opere di Hobbes in lingua originale. Strauss si recò anche a visitare alcuni luoghi famosi: “sono stato a Downing Street, la sede del più grande potere del mondo: è molto, molto più piccola della Wilhelmstrasse. Sono rimasto molto impressionato.” Nel 1935 a Londra, per la casa editrice Schocken, Strauss pubblicò il suo secondo libro, Filosofia e Legge: contributi per la comprensione di Maimonide e dei suo predecessori, scritto in Germania tra il ’28 e il ’32. Dovette aspettare tre anni perché in patria la dittatura nazista aveva revocato alla casa editrice dell’Akademie il permesso di pubblicare. In questo periodo Strauss conobbe Ernest Barker, dell’Università di Oxford, che gli diede grande assistenza e supporto. In data 9 aprile, Strauss scrisse a Kojève: “mi piace questo Paese, riguardo al quale si potrebbe dire ciò che Diderot disse di Hobbes: è asciutto (i pub chiudono alle dieci in punto e le consumazioni sono costose!), austero ed energico. E poi, paragonato alla Bibliothèque Nationale, il British Museum è un luogo dove ci si reca più volentieri”. Durante quello stesso anno Strauss si trasferì a Cambridge (Perne Road, 38), divenne collaboratore del Sidney Sussex College e dell’Università di Cambridge, conobbe R.H. Tawney (tramite una lettera di presentazione di Henri Sée) e portò a termine il suo libro su Hobbes. Comunicò la cosa per lettera, come era solito fare, a Kojève, scrivendogli che il libro costituiva “il primo vero tentativo di una liberazione radicale dal pregiudizio moderno”. In questa lettera comunicava all’amico anche i suoi problemi economici e la sua incertezza circa la riconferma della borsa di studio anche per l’anno successivo. La filosofia politica di Thomas Hobbes fu pubblicato a Oxford nel 1936 dalla casa editrice Clarendon Press: Michael Oakeshott scrisse una recensione piuttosto prolissa su di esso. Sebbene il consiglio di facoltà dell’Università di Cambridge avesse confermato la borsa di studio a Strauss anche per l’anno accademico 1936/37, le difficoltà economiche, l’avanzare della minaccia nazista e l’improbabile prospettiva di un posto fisso in futuro, costrinsero Strauss a cercare altre soluzioni. Così, tra il ’36 e il ’37, compì vari viaggi negli Stati Uniti, allo scopo di cercare una posizione più sicura. Nell’autunno del ’37, nominato ricercatore presso il Dipartimento di Storia della Columbia University a New York, partì per gli States lasciando in Inghilterra la moglie e il figliastro. La famiglia si ricostituì comunque in breve tempo: nel 1939, infatti, Marie raggiunse il marito in America, portando con sé il figlio. Nel settembre dello stesso anno sarebbe scoppiata la Seconda Guerra mondiale. Per dieci anni, fino al 1948, Strauss fu membro della facoltà universitaria newyorkese New School for Social Research, dove aveva una cattedra di Scienze Politiche. Tra il ‘39 e il ’40 tenne una serie di conferenze e lezioni nei seguenti istituti: Hamilton College, Clinton, NY; Union College, Schenectady, NY; Middlebury College e Amherst College, Massachusetts; Wesleyan University, Middletown, Connecticut. Tra il ’41 e il ’48 scrisse la maggior parte del libro Scrittura e persecuzione, pubblicato nel 1952. Nel 1942 Strauss perse il padre, morto per un attacco cardiaco a Kirchhain, in Germania: la notizia gli giunse però solo al termine della guerra, tre anni più tardi. In quel periodo perse anche tutti i suoi parenti che ancora vivevano in Germania. Essi furono infatti deportati in un campo di concentramento nazista e lì morirono insieme ad altri milioni di ebrei. Nello stesso anno Bettina, la sorella di Strauss, morì al Cairo. Era sposata con Paul Kraus, che morì due anni dopo, forse suicida, forse assassinato. La loro figlia, Jenny Ann Kraus, fu in seguito adottata dallo zio Strauss, quando questi, nel ’44, divenne cittadino statunitense. Nel 1948 portò a termine e diede alle stampe il libro La tirannide. Nello stesso anno, grazie alla notorietà acquisita col suo lavoro alla New School e grazie alle raccomandazioni di Michael Oakeshott, Ernest Barker, Edward Shils e R.H. Tawney, Strauss fu nominato membro del Dipartimento di Scienze Politiche all’Università di Chicago, dove sostituiva Charles Merriam, ritiratosi alcuni anni prima. Occupò la cattedra di Filosofia Politica fino al 1968, e rimase membro della Facoltà di Chicago fino al ’73, anno della sua morte. L’anno seguente rifiutò l’offerta di un posto all’Università di Gerusalemme fattagli da Martin Buber che, in vista del pensionamento, aveva pensato a Strauss come l’uomo più adatto a sostituirlo. Nell’ottobre del ’49 tenne una serie di sei pubbliche conferenze sull’argomento “Diritto naturale e storia”. Pubblicò questi pensieri in un libro omonimo del 1953. Nel 1953, mentre si trovava in qualità visiting professor all’Università di Berkeley, CA, gli fu offerto un posto fisso in quella sede, ma egli declinò l’offerta. Strauss accettò invece la posizione di visiting professor di Filosofia e Scienze Politiche (dalla fine del ’54 fino alla metà dell’anno successivo) all’Università di Gerusalemme, in Israele. Nel 1956 Strauss patì un leggero attacco di cuore. A partire dal 1957 i corsi, i seminari e  le lezioni di Strauss cominciarono ad essere registrati e trascritti su iniziativa dei suoi studenti. Nel 1958 pubblicò Pensieri su Machiavelli, scritto tra il ’53 e il ’57, e l’anno seguente diede alle stampe Cos’è la filosofia politica?, libro che raccoglieva saggi composti tra il ’44 e il ’57. Cinque anni più tardi uscì La città e l’uomo, scritto tra il ’62 e il ’64. Nel 1966, infine, fu pubblicato Socrate e Aristofane, libro al quale Strauss lavorò tra il ’64 e il ’65. Nel 1965 l’Università di Amburgo conferì a Strauss un Dottorato in Filosofia Politica honoris causa: egli avrebbe voluto recarsi di persona in Germania, ma per motivi di precaria salute dovette rinunciare. L’anno successivo, per iniziativa del Hebrew Union College di Cincinnati, gli fu conferito un altro Dottorato per i suoi contributi al pensiero ebraico. Il 3 giugno del 1967 l’amico Kojève morì di infarto e alla fine dello stesso anno Strauss si ritirò dall’incarico di professore. La sua ultima apparizione pubblica come membro dell’Università di Chicago fu una conferenza che tenne al Downtown Centre dell’università il 1° dicembre del ’67. Pochi giorni più tardi Strauss partì per il Claremont Men’s College, in California, dove fu per due anni professore di Scienze Politiche. Nel 1968 pubblicò Liberalismo antico e moderno, libro che consisteva perlopiù in una raccolta di saggi ed articoli già precedentemente pubblicati. Tra il ’70 e il ’72 portò a termine un lavoro su alcuni dialoghi platonici, in particolare sulle Leggi. Raccolse questi scritti, insieme ad altri articoli e saggi già editi, in Studi sulla filosofia politica di Platone, opera uscita postuma, nel 1983. Strauss morì il 18 ottobre del 1973, all’età di 74 anni, per le complicazioni di una polmonite. Fu sepolto nel campo santo della sinagoga di Knesseth, presso Annapolis. Strauss perseguiva un fine notevole ed ambizioso: la rinascita della letteratura filosofica occidentale. Affermava di aver riscoperto “un’arte dello scrivere ormai dimenticata” e la violenza con la quale questa sua scoperta venne respinta e quasi ridicolizzata dalla cultura dominate ci dimostra come quest’arte fosse, effettivamente, caduta nell’oblio. Tra gli scritti di Strauss, il passo che mostra più chiaramente cosa comportasse ed implicasse questa riscoperta è quello in cui tratta dello stile di Machiavelli:

 

“Siamo spesso disorientati dal fatto di attenderci che l’uomo che più di ogni altro è responsabile della cesura con la tradizione debba risultare, per l’atto stesso della cesura che ha compiuto, l’erede - e per nessuna ragione indegno - del supremo stile dello scrivere che la tradizione stessa mostrava come suo picco. L’arte più alta ha le sue radici, come egli stesso ben sapeva, nella necessità più alta. Il libro perfetto o il discorso migliore devono obbedire solamente alla pure e semplici leggi di quella che si chiama necessità logografica. Il discorso perfetto non deve lasciar trasparire segni di trascuratezza, non deve contenere fili logici sciolti né parole scelte a caso, non deve essere rovinato da errori dovuti ad una cattiva memoria o a qualsiasi altro segno di scarsa attenzione. Non è permesso l’uso di nessun orpello o abbellimento che non sia necessariamente richiesto dall’importanza della materia trattata: il perfetto scrittore rifiuta con sdegno la volgare norma retorica secondo la quale le espressioni vadano spesso variate poiché questa variatio rende più piacevole la lettura.”

 

Strauss invitava “ad un ascolto delle conversazioni tra i più grandi filosofi, o più in generale tra le più grandi menti del passato, e quindi ad uno studio dei loro scritti”. Egli divenne completamente conscio del suo atteggiamento letterario innovativo soprattutto studiando un autore: Mosè Maimonide. Verso la fine della sua vita, egli individuò nella fine degli anni ’30 il periodo in cui riscoprì e riafferrò la perduta arte dello scrivere, insieme a tutto ciò che essa implicava. Nonostante l’importanza e la grandezza della sua scoperta, o forse proprio a causa di ciò, Strauss aspettò un decennio prima di pubblicare un nuovo libro. Quel libro era La tirannide (1948), al quale seguirono a breve distanza La scrittura e la persecuzione (1952) e Diritto naturale e storia (1953). Fu principalmente per mezzo di queste opere che Strauss si impose all’attenzione della cultura contemporanea.

 




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