LEO STRAUSS


A cura di Alessandro Sangalli




LA TIRANNIDE



Nel primo libro di quella trilogia che stiamo analizzando, La tirannide: un’interpretazione del Gerone di Senofonte, Strauss cerca di far rivivere il pensiero politico-filosofico classico attraverso un attento studio della scrittura di Senofonte. Vuole dimostrare quanto possa risultare utile e proficua la lettura di un testo antico pur ritenuto inaffidabile e di poco conto come il Gerone: in quegli anni, infatti, era ampliamente accettato che Senofonte fosse stato, a voler essere indulgenti, niente più che un nobiluomo, ma alla peggio poteva anche essere definito un sempliciotto: cosa del resto provata, se vogliamo, dal fatto che con lui Socrate si guardasse bene dal parlare di cose alte e metafisiche, ma restasse sempre coi piedi per terra, discorrendo di quella guerra e di quell’arte militare di cui Senofonte era un  vero e proprio maestro. Strauss intende ribaltare questa visione comune, carica di pregiudizi.

Già dalle prime pagine di La tirannide, capiamo chi sono i destinatari del discorso e delle critiche dell’autore: egli dichiara di voler sottomettere la sua “dettagliata analisi di questo dimenticato dialogo sulla tirannide alla considerazione di tutti gli esperti della scienza politica”. Strauss considera la scienza politica dei suoi tempi un completo e totale fallimento intellettuale: prova di ciò era stata la sua incapacità di riconoscere per quelle che veramente erano le dittature di Stalin e Hitler.

Il discorso di La tirannide è tutto focalizzato sul problema della libertà di pensiero, e cerca di dimostrare come lo studio del Gerone possa essere un indispensabile sussidio per comprendere appieno questo problema. Il Gerone è il prodotto della retorica socratica: “ogni società cerca di controllare il pensiero - scrive Strauss - e la retorica di Socrate è un modo per frustrare questo tentativo”. La retorica socratica è, infatti, una forma di insegnamento esoterico, perfezionato nella tipologia del dialogo: esponendo il pensiero dell’autore “in una forma obliqua ed indiretta”, riesce a fornire molti indizi di interpretazione al lettore che desidera conoscerlo.

Strauss rimarrà legato per tutta la vita alle riflessioni tratte dallo studio della scrittura e dei testi di Senofonte. Nel suo lavoro Il discorso socratico di Senofonte (1970) scrive infatti: “la nostra epoca si vanta di essere più aperta ed illuminata rispetto alle epoche passate, ma è sicuramente cieca di fronte alla grandezza di Senofonte. Si potrebbero fare numerose riflessioni sul nostro tempo leggendo e rileggendo le sue opere”.

 




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