ROBERT NOZICK

A cura di Diego Fusaro



L'opera di Rawls ha destato un acceso dibattito, con prese di posizione a favore e contro la sua teoria della giustizia. Tra le posizioni contrarie spicca per importanza quella del filosofo statunitense Robert Nozick (nato nel 1938), anche lui professore ad Harvard, che nell'opera "Anarchia, stato e utopia" del 1974 ha espresso un punto di vista opposto a quello di Rawls, rigettando sia l'anarchismo che lo statalismo e sostenendo la tesi utopica di una libertà quasi illimitata dell'individuo . Pur partendo, come Rawls, da premesse ispirate al liberalismo classico e da un'analoga posizione critica nei confronti dell'utilitarismo, Nozick sostiene una visione radicalmente individualista della vita, che comporta la drastica riduzione della sfera di intervento dello Stato negli affari dei cittadini ("Stato minimo"). Una posizione questa che, da un lato, lo allontana dalla visione democratica di Rawls e, dall'altro, lo avvicina ai programmi della destra neo-liberista e alle teorie di Friedrich von Hayek (1899-1992), a cui egli esplicitamente si richiama e che sono aspramente critiche nei confronti delle Politiche del Welfare State (Stato sociale). Nozick si riallaccia alla tradizione liberale classica, da John Locke a John Stuart Mill per sostenere l'assoluta priorità degli individui sulla società . Egli è convinto che oltre gli individui non si dia altra entità significativa. L'assunto di fondo della sua filosofia è che ci sono soltanto individui , con le loro vite personali e i loro diritti. Con l'espressione "diritti" Nozick intende i diversi confini che limitano le legittime sfere di azione dei singoli: queste sfere sono "inviolabili", ovvero non possono essere varcate senza il consenso dell'individuo. Analogamente a Locke, Nozick ritiene che l'individuo abbia il diritto di perseguire liberamente (cioè, libero da costrizioni esterne) i propri piani di vita attraverso il diritto alla proprietà , che, se posseduto a giusto titolo, non può subire nessuna limitazione. Per quanto riguarda il tema della giusta proprietà, Nozick (in sintonia sempre con Locke) ci offre pagine di grande rilevanza e profondità. Il suo ragionamento si compone di tre argomenti. Il possesso della proprietà è giusto se rispetta queste condizioni: 1) giustizia nell'acquisizione : valida acquisizione originaria da parte di qualcuno di cose non possedute da nessuno o tramite donazione; 2) giustizia nei trasferimenti : valido passaggio della proprietà da individuo a individuo fondato cioè, su uno scambio volontario e non imposto violentemente o fraudolentemente; 3) conclusione: la giustizia nel possesso della proprietà è storica, cioè dipende dalla correttezza dei vari trasferimenti che la proprietà ha subito a partire dalla validità dell'acquisizione originaria. A questo punto si pone una questione molto importante: se i diritti degli individui sono talmente forti ed estesi, quale spazio resta allo Stato e alle sue funzioni? La risposta di Nozick e che lo Stato deve interferire il meno possibile nella vita individuale: lo Stato deve essere minimo e non intrusivo. I suoi compiti sono quelli del "guardiano notturno" della concezione liberale classica, cioè di garantire nell'ambito del proprio territorio il rispetto della legge, attraverso la punizione (con l'uso della forza) per chi trasgredisce. Soltanto uno stato minimo, ridotto strettamente alle funzioni di protezione contro la forza, il furto, la frode, di esecuzione dei contratti, e così via, è giustificato; qualsiasi stato più esteso violerà i diritti delle persone di non essere costrette a compiere certe cose, ed è ingiustificato. Al di fuori di questi compiti lo Stato non può e non deve andare, altrimenti lede i diritti degli individui: lo stato non può usare il suo apparato coercitivo allo scopo di far sì che alcuni cittadini ne aiutino altri, o per proibire alla gente attività per il suo proprio bene e per la sua propria protezione. Uno Stato che pensasse di provvedere a redistribuire il reddito e a riequilibrare le condizioni sociali, perseguendo politiche di "riparazione" nei confronti delle persone meno avvantaggiate, è uno Stato che non considera le singole persone come fini, ma semplicemente come mezzi in vista del bene della Società, intesa come la maggior parte, degli uomini (alla maniera dell'utilitarismo) o la totalità (alla maniera di Rawls). Secondo Nozick, non si può estendere alla società il discorso che vale per gli individui: " come individuo, ciascuno di noi a volte preferisce sottoporsi a dolori o sacrifici per ottenere un benessere maggiore o per evitare un danno maggiore [...] Perché non sostenere, analogamente, che qualche persona deve fare sacrifici da cui altre persone trarranno vantaggi maggiori, per amore del bene sociale complessivo. Ma un'entità sociale, il cui bene sopporti qualche sacrificio per il proprio bene, non esiste. Ci sono solo individui, individui differenti, con le loro vite individuali. Usando uno di questi individui per il vantaggio di altri, si usa lui e si giova agli altri e basta. Che cosa succede? Che gli viene fatto qualcosa a profitto di altri. Ciò è nascosto sotto il discorso del bene sociale complessivo ". Comportandosi in questo modo, osserva Nozick, lo Stato non rispetta e non considera sufficientemente il fatto che ogni persona è una persona separata e che la sua è l'unica vita che possiede. Quella persona non riceve dal suo sacrificio un bene che ne superi il valore, e nessuno ha facoltà di imporglielo, e meno di tutti uno stato o un governo che pretenda la sua fedeltà e che perciò dev'essere scrupolosamente neutrale nei confronti dei propri cittadini. In definitiva, Nozick è convinto che non sia giustificato alcun sacrificio da parte di un individuo per solidarietà con gli altri. Questa rigida visione individualista viene in parte estesa anche agli animali , che non devono essere considerati oggetti nè mezzi per accrescere il piacere degli uomini. Nozick - in una comunanza di sentire con le tesi animaliste di alcuni filosofi attivi in quegli stessi anni in area anglo-americana, come Singer - ritiene illecita la caccia, anche perché il cibarsi di animali non è un fatto necessario alla salute, ma costituisce semmai un "vantaggio supplementare" che soddisfa soltanto il gusto. Pertanto, egli conclude, non è giusto usare gli animali per motivi futili, quali un incremento di benessere o di felicità per gli uomini. A questo punto Nozick ripropone una nota considerazione avanzata già dal filosofo utilitarista Bentham, secondo cui la domanda circa la differenza tra uomini e animali non è se questi ultimi possano ragionare o parlare, ma se possano soffrire. Posta la radicale diversità degli individui, Nozick passa a spiegare in che modo gli individui e i gruppi possano realizzare piani di vita così profondamente differenti. Se Wittgenstein, Russell, Picasso, Mosè, Einstein, Socrate, Ford, Gandhi, Sinatra, Colombo, Freud, Edison, Jefferson... voi e i vostri genitori - dice in tono provocatorio Nozick - siete individui differenti, sarà possibile trovare "un genere di vita" unico che sia il migliore per ciascuna di queste persone? Nozick pensa che dobbiamo abbandonare l'utopia di una società perfetta, valida per tutti, e che, al contrario, dobbiamo prendere in considerazione l'utopia di un luogo in cui la gente sia libera di associarsi volontariamente per tentare di attuare la propria individuale visione della vita, senza imperla agli altri. L'utopia, dunque, dev'essere una struttura-per-la-libertà, che superi sia l'anarchia (di un ipotetico "stato di natura") sia lo Stato pianificatore (che obbliga qualcuno a fare sacrifici per aiutare altri). No all'anarchia dello stato di natura e allo statalismo, sì all'utopia della libertà: ecco spiegato il titolo dell'opera principale di Nozick, che costituisce un'ottima sintesi della sua filosofia.

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