JOHN TOLAND:

NAZARENUS.

Il cristianesimo degli ebrei, dei gentili e dei maomettani. (1718)

 

A cura di Chiara Mangiarini

 

A seguito della stesura e pubblicazione de Il cristianesimo senza misteri (1696), in cui l'autore si prodigava a dimostrare la ragionevolezza della fede, il teologo e filosofo irlandese John Toland si accinse a sviluppare una riflessione più complessa sui rapporti fra ebraismo, paganesimo e cristianesimo, da cui risultò l'opera Nazarenus. In particolare, egli si impegnò in un'aspra polemica contro le religioni storico-confessionali, cui oppose una religione "naturale", la religione del cristianesimo delle origini (o, come meglio vedremo nel corso della trattazione, dell'ebraismo "evoluto"). 

La ragione del Nazarenus è costituita dal ritrovamento ad Amsterdam, nell'anno 1709, di un Vangelo maomettano (destinato, cioè, alla lettura dei musulmani), copia del testo, rifiutato dalla Chiesa, dell'apostolo Barnaba.

L'importanza annessa al Vangelo di Barnaba in originale, è legata alla sua assai probabile adozione da parte dei Nazareni e degli Ebioniti, comunità ebraiche che, per prime, si fecero Cristiane. Ricordiamo inoltre che Barnaba fu un contemporaneo e testimone di Cristo che, come riportano gli Atti degli apostoli, avrebbe dovuto accompagnare Paolo nella predicazione della parola di Gesù, che, insomma, costituisce una fonte diretta e interna degli eventi che avevano dato vita al Cristianesimo.

Incalzato dunque da una così preziosa scoperta storica, ancor più che religiosa, Toland avviò il suo studio, la sua ricerca di ricostruzione del Cristianesimo, trovandosi ben presto a doverlo scindere in due differenti tipologie: il Cristianesimo di stampo giudaico e il cristianesimo di stampo "gentile".

Il Cristianesimo di stampo giudaico, quello professato dai Nazareni e dagli Ebioniti, quello che potremmo insomma definire "originario" , era un credo religioso puro e ragionevole: esso mirava al perfezionamento morale degli individui secondo l'insegnamento dell'uomo Gesù, senza far ricorso a dottrine teologiche o ritualità. Secondo Toland è proprio in questa primitiva forma di Cristianesimo (cui il Vangelo di Barnaba rappresenta la sintesi massima) che si devono cercare le comuni radici delle tre grandi religioni storiche (cristianesimo, ebraismo, islamismo) e, ancor più, lo stesso Vangelo di Barnaba è l'anello di congiunzione testuale fra di esse.

Il secondo tipo di Cristianesimo, quello di stampo gentile, cronologicamente successivo al primo (e quindi all'epoca di Cristo), è quello che il nostro autore definisce "copia monca", mutila, perfino corrotta del cristianesimo ebraico. Toland lo accusa di aver mescolato con la semplice religione cristiana, riti, cerimonie, obblighi, per lo più imposti da particolari esigenze di natura culturale, civile e politica. Fra questi, il culto dei morti - tipico delle religioni pagane - , estremizzatosi sino alla deificazione dei morti stessi (per Toland la deificazione di Cristo è un'invenzione nata con il Cristianesimo di stampo gentile, e, abbracciando la concezione nazareno-ebionita, questi afferma che Cristo è carne nata dalla carne, un uomo figlio di un uomo, un mortale) ed altre credenze profane santificate.

L'assunzione di usi e norme civili a dogmi religiosi, la loro fusione coi precetti della religione naturale, è causa principale di fraintendimenti e indiscriminate condanne fra differenti posizioni, quindi, causa di scissioni in diverse religioni e, da queste, in più piccoli movimenti "eretici".

E' qui evidente come una tale spiegazione dell'origine delle religioni s'inquadrasse perfettamente all'interno di una concezione moderna, illuministica, secondo la quale lo sviluppo delle tradizioni sacre non seguiva la direzione di un piano provvidenziale, ma era piuttosto frutto di scelte precise e di circostanze accidentali, di strategie consapevoli e di contrapposizioni ideologiche, spesso non giustificate da convinzioni profonde. Una concezione illuministica che per questo invitava, giunti ormai in tempi moderni, ad una conciliazione fra popoli e religioni, ad una (utopistica?) convivenza fra "categorie" solo apparentemente avverse. 

Toland incarnava dunque la figura del perfetto "deista" inglese, secondo cui si doveva pensare Dio solamente con attributi indicatici dalla ragione naturale, prescindendo da qualsiasi rivelazione; secondo cui, passando al vaglio tutte le religioni storico-confessionali, si sarebbe giunti al disvelamento di fondamentali punti comuni, al disvelamento dell'unica religione universale naturale.

I temi proposti dal Nazarenus erano allora la chiara ed evidente riprova di quelli proposti ne Ragionevolezza del cristianesimo, che è qui bene ricordare, invitando a leggerli ora in una prospettiva "pluri-religiosa":

1-     La necessità di un esegesi biblica dei Vangeli e degli Atti degli apostoli secondo principi filologicamente corretti e con un approccio di tipo razionalistico

2-     L'interpretazione del peccato originale dell'uomo come la sua perdita d'immortalità e la venuta (non la natura) di Cristo come la possibilità di aspirare ancora a questa immortalità

3-     La ragionevolezza e "naturalità" degli elementi che fanno sì che l'uomo possa guadagnarsi l'immortalità (fede e morale)

4-     L'interpretazione della figura di Cristo come quella di propositore di una renovatio morale, sullo stampo di quella dei 10 comandamenti di Mosé.

A conclusione, si può affermare che Toland, muovendo da posizioni lockiane, eliminava ogni residuo soprannaturale della fede cristiana e poneva la religione sullo stesso piano degli altri fenomeni naturali, facendola quindi oggetto dell'indagine razionale. Veniva così compiendo una critica delle tradizioni religiose, delle Chiese storiche, del dogmatismo e dell'intolleranza , che ebbe un'importanza decisiva nella formazione dell'Illuminismo europeo.

 

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