Le dinamiche esistenziali e l’io che si sente smarrito

“Perché vivo” di Tolstoj pubblicato a Palermo

 

Pubblicato nel 2004, a Palermo, nella nuova collana L’Epos, a cura degli “Amici di Tolstoj”, il libro dell’autore russo intitolato Perché vivo?, affronta le dinamiche esistenziali dell’uomo contemporaneo. Nella società attuale, dominata dalla tecnologia e dalla fede incondizionata per la scienza, l’io si sente smarrito, in bilico tra il richiamo al potere, al denaro, alla fama, e la domanda insistente della coscienza interiore che chiede un senso, un significato ed uno scopo per la vita. L’opera contiene intense pagine liriche e dense di sentimento religioso, appartenenti al secondo Tolstoj, l’uomo della conversione al Vangelo, che supera nell’abbandono in Cristo la crisi spirituale del cammino intimistico dell’autore. Si tratta del Tolstoj che rifiuta completamente il periodo letterario dei romanzi Guerra e pace, Anna Karenina e Resurrezione, e che si incammina per un sentiero di ricerca più speculativo e filosofico. È il Tolstoj che si converte al Cristianesimo, e che parla di valori di pace e di fratellanza tra gli uomini. La riscoperta del Vangelo, della sua semplicità di vita, gli aprono la strada alla critica alle istituzioni ecclesiastiche, divenute ormai potere costituito, in sede civile e temporale, Stato nello Stato. Parimenti, vi è il rifiuto totale del messaggio evangelico proposto da Paolo ai Romani. In esso c’è, per Tolstoj, il più alto tradimento della lettera evangelica, e l’espressione dell’asservimento della Fede al potere laico e civile. Vi è, insomma, nel libro, un forte richiamo ai valori dello spirito. Sostenendo che, anzi, la fede rende più matura la ragione dell’uomo, attraverso quei valori di pace che consentono la convivenza tra la tolleranza delle diversità reciproche. Mentre la violenza e la sua rassegnata accettazione rendono il mondo moderno folle, e tanto più miope quanto meno si rende criticamente conto della follia in cui costantemente viene ingoiato. Il paradosso è nel credere che la guerra possa  generare la pace: è folle. Eppure questo assunto regge da secoli il mondo. Un mondo senza Dio, senza valori. Che  condurrà l’uomo all’autoannientamento. La sfida è quella di tornare alla verità semplice del cristianesimo evangelico per ritrovare, con la fede e la ragionevolezza, anche la libertà del sentirsi ed essere tutti figli del Dio creatore. Per aborrire la Guerra Santa islamica e la Guerra Giusta cattolica, attraverso la riscoperta dei contenuti di pace di entrambe le civiltà del mondo. Perché, sia l’Oriente che l’Occidente meritano di essere riscoperti. Ma la cultura è amore e genera amore. E nulla le è più estraneo della sopraffazione. Perché vivo? È anche testo filosofico che ha ispirato molta parte del pensiero non violento di Gandhi, invitando l’umanità alla fratellanza e alla pace, attraverso la riscoperta dei valori fondamentali da condividere con gli altri. “Io, per me stesso, ho risolto il problema del senso della vita, dicendomi che consiste nell’accrescere l’amore in se stessi e nel mondo”, così pare concludere Tolstoj la sua ricerca. L’angoscia e la disperazione esistenziali sono generate dal desiderio smodato di felicità per l’individuo. Ogni volta che ci si dimentica degli altri, che si smarrisce il senso della condivisione fraterna della gioia e del dolore, allora non resta altro che il vuoto nulla, il deserto esistenziale. Ma se l’uomo impara a porsi nella prospettiva della comunità fraternamente predisposta all’ascolto attivo della parola di Cristo, e alla Sua imitazione, ripercorrendo la vita come un cammino ed un pellegrinaggio terreni, allora saprà comprendere il valore della gioia e anche del dolore, perché sarà capace di leggerli in una dimensione eterna, alla luce degli eventi della morte e della resurrezione di Nostro Signore. L’uomo ha un disperato bisogno di Dio, ed un sentire profondamente religioso, che gli impongono di aver fede in qualcosa che trascenda la dimensione corporale. La vita deve essere intesa come una progressiva liberazione dello spirito dalla carne, dimenticandosi dell’aspetto materiale dell’esistenza, per conquistare sempre più quella pienezza della vita spirituale, che supera il limite della finitezza umana. La realtà dell’uomo è grande proprio in virtù di questa certezza di superamento del disagio, della malattia, della sofferenza, del male metafisico, connaturati alla miseria della carne. I valori dello spirito conferiscono all’uomo la sua dignità di figli di Dio, innalzando la Storia verso l’Essere che la trascende, traghettandola nell’eternità. Fede e Speranza devono legarsi saldamente alla carità fraterna, intesa come servizio per gli altri, i bisognosi, i sofferenti, i poveri di spirito. L’amore è la forza più grande e potente che il credente ha a disposizione, per rompere le chiusure, per superare i confini che spesso sembrano steccati invisibili e invalicabili, ma che sempre con maggiore frequenza dividono l’uomo dall’uomo, isolandolo nella sua solitudine e uccidendolo nella sua miseria. Degno di nota è l’appello che Tolstoj rivolge ai giovani, ai quali chiede di testimoniare di essere luce vera e viva per il mondo: “Credete in voi stessi…abbiate fiducia in voi nel momento solenne in cui nella vostra anima per la prima volta sorgerà la coscienza luminosa della vostra divina origine. Non fate spegnere questa luce, ma vegliatela come cosa preziosa e lasciatela dilatare. In questo espandersi della luce risiede l’unico grande gioioso senso della vita di ogni uomo”.

Antonietta Pistone

Docente di storia e filosofia

Fonti bibliografiche

Lev N. Tolstoj, Sulla follia, Scritti sulla crisi del mondo moderno, l’aratro, collana di testi e studi su pace e non violenza, diretta da Antonio Vigilante, Edizioni del Rosone, Foggia, 2003

Articolo di Antonietta Pistone pubblicato sul Provinciale di Foggia, anno XVI-n.2, febbraio 2004

Articolo di Antonietta Pistone pubblicato sul Rosone di Puglia, anno XXVII-n.1, gennaio-aprile 2005


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