GIACOMO  ZABARELLA

 

 

A cura di Gigliana Maestri


 

ZABARELLAGiacomo (o  Jacopo) Zabarella  nasce  a  Padova  nel  1533, in  una  famiglia  di  antica  nobiltà: da  suo  padre  Giulio, infatti, eredita  il  titolo  di  conte  palatino. Dopo  un'educazione  rigorosamente  umanistica,   entra  all'Università  patavina  dove  ottiene  il  dottorato  in  filosofia  nel  1553, anche  se, a  differenza  di  molti  suoi  contemporanei  studiosi  di  filosofia  naturale, non  consegue  alcun  titolo  accademico  in  medicina. La  sua  carriera  universitaria, completamente  svolta  a  Padova, ha  inizio  nel  1563  o  1564, dapprima  con  l'insegnamento  della  logica  e   in  seguito  con  quello  della  filosofia  naturale. Particolarmente  celebre  è  la  controversia  che  lo  oppone  a  Francesco  Piccolomini  e  Bernardino  Petrella  a  proposito  della  struttura  logica  della  scienza, e  dell'ordine  secondo  la  quale  essa  viene  acquisita. Zabarella  muore  a  Padova  nel  1589.
Noto  esponente  dell'aristotelismo, egli scrive  una  serie  di  commenti  ad  opere  dello  Stagirita  quali  gli  Analitici  secondi, la  Fisica  e  il  De  anima. Molto  rilevanti  appaiono  i  suoi  studi  di  logica, che  vengono  tutti  pubblicati  sotto  il  titolo  di  Opera  logica; compone  poi  dei  trattati  di  filosofia  naturale, raccolti  nel  De  rebus  naturalibus.
Come  commentatore  delle  opere  aristoteliche, Zabarella  manifesta  un  atteggiamento  critico. Ritiene  che  un  buon  interprete  debba  sempre  mantenersi  fedele  alle  dottrine  e  al  metodo  espositivo  del  suo  maestro, rispettando  il  rigore  filosofico  dei  testi anche  a  scapito  dell'eleganza  formale; tuttavia, sostiene  che  tale  fedeltà  non  implica  necessariamente  un'adesione  alle  dottrine  commentate. La  sua  conoscenza  del  greco  gli  permette  poi di  leggere  i  testi  aristotelici  in  lingua  originale.
Zabarella  è  soprattutto  noto  grazie  ai  suoi  studi  di  logica, che  costituiscono  la  parte  più  originale  del  suo  pensiero. Richiamandosi  alla  distinzione, tipicamente  aristotelica, fra  artes  e  scientiae, egli sostiene  che  la  logica  non  è  una  scienza  e  neppure  un'arte, ma  si  configura  invece  come  uno  strumento  tecnico  a  servizio  delle  arti  e  delle  scienze, uno  strumento  il  cui  scopo  consiste  nel  distinguere  il  vero  dal  falso. Zabarella  ritiene  che  non  si  debba  mai  creare  confusione  tra  le  funzioni  logiche, che  riguardano  l'attività  mentale, e  i  diversi  aspetti  della  realtà; pertanto,  pensa  che  i  termini  logici  debbano  essere  usati  esclusivamente  come  strumenti  del  pensiero, per  indicare  i  nostri  concetti  ma  non  le  cose  reali.
Il  filosofo  si  pone  anche  il  problema  della  corretta  metodologia  da  impiegare  in  ambito  scientifico, individuando un  "metodo  risolutivo"  ed  un  "metodo  compositivo":  il  primo parte  dall'esame  dei  fenomeni  per  risalire  alla  ricerca  delle  cause; il  secondo, invece, partendo  dall'esame  mentale  della  causa,  giunge  alla  spiegazione  scientifica  del  fatto  sensibilmente  percepito. Legato  alla  dimostrazione  fornita  dal  "metodo  risolutivo"  è  il  processo  dell'induzione, attraverso  il  quale  l'intelletto  umano  è  in  grado  di  distinguere  l'universale  nascosto  nel  particolare, e  la  cui  utilità  fondamentale  consiste  nello  scoprire  principi  che  sono  naturalmente  conosciuti, anche  se  non  immediatamente  evidenti.

Zabarella  propone  poi  una  combinazione  dei  metodi  risolutivo  e  compositivo, dando  luogo  al  cosiddetto  "metodo  del  regresso", in  base  al  quale  dapprima  il  filosofo  naturale  inferisce  l'esistenza  della  causa  dall'effetto  conosciuto, poi, in  un  secondo  momento, partendo  dalla  causa  inferisce  l'effetto. Secondo  gli  aristotelici  del  Rinascimento, tale  metodo  consente  un  incremento  del  sapere  nelle  scienze  teoretiche.
Per  quanto  riguarda  la  psicologia, Zabarella  insiste  molto  sullo  stretto  legame  esistente  fra  l'anima  e  il  corpo, e  rifiuta  la  dottrina  dell'unità  dell'intelletto. Le  sue  ricerche  sulla  filosofia  della  natura  sono  in  genere  considerate  poco  interessanti in  quanto  prive  d'originalità,  dal  momento  che  restano  legate  allo  studio  delle  "qualità", secondo  la  tradizione  aristotelica. Occorre  piuttosto  rilevare  l'influsso  del  suo  pensiero  sugli  aristotelici  tedeschi  protestanti, soprattutto a  partire  dal  tardo  Cinquecento  fino  ad  arrivare  ai  primi  decenni  del  XVII  secolo. Anche  il  rinnovato  interesse  per  la  Scolastica, manifestatosi  nelle  Isole  Britanniche  all'inizio  del  Seicento, deve  molto  alle  opere  di  Zabarella, il  cui  pregio  consiste  nella  chiara  e  sistematica  interpretazione  della  logica  e  della  fisica  di  Aristotele.

 

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