Apel, Rapporto fra Primo e Terzo mondo

Da una parte il primo mondo deve addossarsi la responsabilità anche degli altri, dall’altra esso deve evitare ogni forma di paternalismo e valorizzare le altre culture all’interno di norme di convivenza accettate da tutti e della necessità di cooperazione.

 

K.-O. Apel , Etica della comunicazione

 

Nei tentativi volti a superare le barriere comunicative, che soprattutto i privilegiati sarebbero tenuti a compiere, si dovrebbe evitare di assumere un atteggiamento di tutela paternalistica. Sebbene l’etica del discorso consideri moralmente doveroso per i partecipanti alla comunicazione che essi difendano in modo avvocatorio anche gli interessi di coloro che ne sono esclusi, tuttavia gli interessi di questi ultimi andrebbero dapprima ermeneuticamente compresi; ed in tale sforzo ermeneutico i membri adulti di un altro mondo culturale non possono venir considerati come individui in stato di minore età e neppure come i futuri nati delle prossime generazioni.

Né la pretesa di validità universale avanzata dall’etica del discorso esige in qualche modo che le varie forme di valutazione del mondo quotidiano, connesse con ideali di realizzazione della vita buona diversi da cultura a cultura, vengano livellate in un’unica gerarchia di valori valida per tutti gli uomini e teleologicamente orientata. Si tratta piuttosto, tramite regolazione discorsiva anche dei conflitti di valutazione a livello inter-culturale, di proteggere la specificità e pluralità delle forme di vita socio-culturali: di dare a tale pluralità tanto spazio quanto (e non piú di quanto) sia conciliabile con le norme di convivenza capaci di consenso e, al presente, anche con la cooperazione co-responsabile nella soluzione dei problemi dell’umanità.

 

K:-O. Apel, Etica della comunicazione, Jaca Book, Milano, 1992, pagg. 62-63