ANASSAGORA, FRAMMENTI

 

Fr. 1
Tutte le cose (chremata) erano insieme, per quantità e piccolezza illimitate, giacché anche il piccolo era illimitato. E stando tutte insieme, nessuna era distinguibile a causa della piccolezza: su tutte dominava l’aria e l’etere, essendo entrambe illimitate: infatti queste sono nella massa totale le più grandi per quantità e per grandezza.

Fr. 2
Poiché l’aria e l’etere si separano dal molto che li involge e tale involucro per quantità è illimitato.

Fr. 3
Del piccolo infatti non c’è il minimo ma sempre un più piccolo (in effetti è impossibile che ciò che è non sia) - ma anche del grande c’è sempre un più grande: e per quantità è uguale al piccolo e in relazione a se stessa ogni (cosa) è grande e piccola.

Fr. 4
Stando questo così, occorre congetturare che in tutti gli aggregati vi siano molte (cose) e di ogni genere e semi di tutte le cose che hanno forme d’ogni tipo e colori e sapori. E che uomini siano stati formati e le altre creature in quanto viventi, e che questi uomini abbiano città abitate e costruzioni, come da noi, e abbiano il sole e la luna e tutto il restante, come da noi, e che la terra produca per loro molte (cose) e di ogni tipo, che essi adoperano portando le migliori a casa. Ciò io ho detto riguardo la separazione, ossia che non solamente da noi si avrebbe il processo di separazione, ma anche altrove.

Fr. 5
Separatesi queste (cose) in siffatto modo, occorre riconoscere che tutte (le cose) non sono né di più (poiché non è posibile che siano più di tutte) ma tutte sempre uguali.

Fr. 6
E dal momento che sono parti uguali del grande e del piccolo, anche così in ogni (cosa) ci potranno essere tutte (le cose): non è possibile che qualche cosa esista separatamente, ma tutte (le cose) hanno parte a tutto. E giacchè non può esistere il minimo, niente potrebbe consistere separato né venire a essere in sé ma, come in origine, così anche ora tutte le (cose) sono insieme. In tutte molte (cose) si trovano e uguali per quantità e nelle più grandi e nelle più piccole delle (cose) che si formano tramite separazione.

Fr. 7
Conseguentemente, delle (cose) che si formano tramite separazione, non si conosce la quantità né in teoria né in pratica.

Fr. 8
Non sono separate le une dalle altre con un taglio della scure, né il caldo dal freddo, né il freddo dal caldo.

Fr. 9
… mentre queste (cose) ruotavano e si disgiungevano formandosi tramite la forza e la velocità. La forza infatti è la velocità a produrla. Ma la loro velocità non è simile a niente rispetto alla velocità delle cose che si trovano ora tra gli uomini, ma indubbiamente è veloce molte volte di più.

Fr. 10
Infatti come potrebbe generarsi il capello dal non-capello e la carne dalla non-carne?

Fr. 11
In ogni (cosa) c’è una particella di ogni (cosa), eccezion fatta per l’Intelletto (nous): ma ci sono (cose) in cui v’è anche l’Intelletto.

Fr. 12
Tutte le altre (cose) hanno parte a tutto, mentre l’Intelletto è infinito e signore assoluto e a nessuna cosa è mescolato, ma solo lui sta in se stesso. Se non stesse in se stesso, ma fosse mescolato a qualcos’altro, sarebbe partecipe di tutte le cose, se fosse mescolato a una qualsiasi. Poiché in ogni (cosa) c’è una particella di ogni (cosa), come ho detto in precedenza: le (cose) mischiate ad esso lo limiterebbero cosicchè non avrebbe potere su nessuna cosa come l’ha quando sta solo in se stesso. Perché è la più leggera e la più pura di tutte le cose: ha conoscenza totale su tutto e la più grande potenza su tutto e di quante (cose) sono viventi, le maggiori e le minori, su tutte ha dominio l’Intelletto. e sull’intero rivolgimento l’Intelletto ebbe potere tanto da darne l’inizio. E in principio ha dato inizio a tale rivolgimento dal piccolo, poi la rivoluzione diventa più grande e diventerà più grande. E le (cose) che si mischiano insieme e si separano e si disgiungono, tutte l’Intelletto ha conosciuto. E qualunque (cosa) doveva essere e qualunque fu che ora non è, e quante sono al presente e qualunque altra sarà in avvenire, tutte le ha ordinate l’intelletto, anche questa rotazione in cui si rivolgono ora gli astri, il sole, la luna, l’aria, l’etere che si vengono separando. Proprio questo rivolgimento li ha fatti disgiungere e per disgiunzione dal raro si forma il denso, dal freddo il caldo, dall’oscuro il luminoso, dall’umido il secco. In realtà molte (cose) hanno parte a molte (cose). ma nessuna si separa o si disgiunge del tutto, l’una dall’altra, eccetto l’Intelletto. L’Intelletto è tutto quanto eguale, e il più grande e il più piccolo. Nessun’altra (cosa) è simile ad altra, ma ognuna è ed era le (cose) più appariscenti che in essa sono in misura massima.

Fr. 13
Dopo che l’Intelletto dette l’avvio al movimento, dal tutto che era mosso iniziavano a formarsi (le cose) per separazione, e quel che l’Intelletto aveva messo in movimento, tutto si separò. E la rotazione di quanto era mosso e separato aumentava di molto il processo di separazione.

Fr. 14
E l’Intelletto, che è sempre, tanto più e anche ora dove sono tutte le altre (cose), nel molto che involge e nelle (cose) che si aggregano e in quelle che si formano per separazione.

Fr.15
Il denso e umido e freddo e l’oscuro si è qui raccolto, dove ora (è la terra), mentre il raro, il caldo e l’asciutto s’è allontanato verso le zone esterne dell’etere.

Fr. 16
Da questi che si separano la terra si forma per aggregazione: dalle nubi si forma l’acqua, dall’acqua la terra, dalla terra si concretano i sassi sotto l’azione del freddo e questi tendono a muoversi all’esterno più dell’acqua.

Fr. 17
I Greci non hanno una giusta visione del nascere e del morire, poiché niente nasce né perisce, ma da ciò che esiste si riunisce e si separa. E così dovrebbero rettamente chiamare il nascere una riunione, il morire una separazione.

Fr. 18
Il sole manda la sua luce alla luna.

Fr. 19
Definiamo arcobaleno il riflesso del sole nelle nubi. È dunque segno di temporale, poiché l’acqua che si riversa dalla nube produce tutt’intorno vento o fa cadere la pioggia.

Fr. 21
A causa della loro opacita (dei sensi) non siamo in grado di giudicare il vero.

Fr. 21a
Le parvenze fenomeniche, infatti, sono l’aspetto visibile delle (cose) non appariscenti.

Fr. 21b
(sappiamo usare) l’esperienza, la memoria, il sapere e l’arte.

Fr. 22
Il cosiddetto latte d’uccello è il bianco dell’uovo.