Bachelard, Caratteri della nuova scienza

Nella nuova scienza i “dati” sono in realtà dei “risultati” di un’osservazione indiretta, in cui la riflessione è piú importante dell’appercezione.

 

G. Bachelard, Il nazionalismo applicato, trad. it. di M. Giannuzzi Bruno e L. Semerari, Dedalo libri, Bari, 1975, pagg. 143

 

Il solo fatto del carattere indiretto delle determinazioni del reale scientifico ci introduce in un regno epistemologicamente nuovo. Per esempio, finché si trattava, secondo lo spirito positivistico, di determinare i pesi atomici, la tecnica – certo molto precisa – della bilancia era sufficiente. Ma quando nel XX secolo si isolano, e si pesano gli isotopi, occorre una tecnica indiretta. Lo spettroscopio di massa, indispensabile per questa tecnica, è fondato sull'azione dei campi elettrici e magnetici. È uno strumento che si può ben qualificare indiretto se lo si paragona alla bilancia. La scienza di Lavoisier che fonda il positivismo della bilancia è in legame continuo con gli aspetti immediati dell'esperienza usuale. Non è piú la stessa cosa quando si aggiunge un elettrismo al materialismo. I fenomeni elettrici degli atomi sono nascosti. Bisogna strumentarli in una apparecchiatura che non ha un diretto significato nella vita comune. Nella chimica di Lavoisier si pesa il cloruro di sodio come nella vita quotidiana si pesa il sale di cucina. Le condizioni di precisione scientifica, nella chimica positivista, non fanno altro che accentuare le condizioni di precisione commerciale. Da una precisione all'altra non si cambia il pensiero della misura. Anche se si legge la posizione dell'ago fissato all'asta della bilancia con un microscopio, non si abbandona il pensiero di un equilibrio, di una identità di massa, cosí pacificamente fondamentale per la conoscenza comune. Per ciò che concerne lo spettroscopio di massa, siamo in piena epistemologia discorsiva. Un lungo circuito nella scienza teorica è necessario per comprenderne i dati. In realtà, i dati sono qui dei risultati.

Ci si obietterà che proponiamo una distinzione molto delicata per separare la conoscenza comune e la conoscenza scientifica. Ma è necessario comprendere che le sfumature sono qui filosoficamente decisive. Non si tratta né piú né meno che della supremazia della riflessione sull'appercezione, né piú né meno che della preparazione noumenica dei fenomeni tecnicamente costituiti. Le traiettorie che permettono di separare gli isotopi nello spettroscopio di massa non esistono nella natura: occorre produrle tecnicamente. Sono teoremi reificati. Dovremo mostrare che ciò che l'uomo fa in una tecnica scientifica del quarto periodo non esiste nella natura e non è nemmeno una serie naturale dei fenomeni naturali.

 

Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. III, pag. 543