Bakunin, Bismarck e Garibaldi

Amico personale di Garibaldi, di cui era stato ospite a Caprera, Bakunin ne traccia un breve ritratto in cui accenna ad alcune sue caratteristiche: eroe sui campi di battaglia, pessimo filosofo e politico, nemico dei preti. Famoso è l’episodio avvenuto al Congresso per la Pace di Ginevra del 1867. Bakunin, ormai ai ferri corti con quelli dell’Internazionale, entrò nell’aula fra l’imbarazzo generale. A questo punto Garibaldi, che era il presidente dell’assemblea, scese dal palco e lo abbracciò fra gli applausi generali.

 

M. Bakunin, Stato e anarchia

 

Prendete per esempio la questione religiosa. Chi prese l’audace iniziativa di opporsi risolutamente alle pretese medievali della Santa Sede? La Germania, il principe Bismarck il quale non teme gli intrighi che i gesuiti stanno tramando dappertutto contro di lui: nel popolo che mettono in subbuglio ma soprattutto nella corte imperiale ancora estremamente propensa a ogni sorta di bigotterie; non ha nemmeno paura del loro pugnale, nel loro veleno con cui è noto che fin dai tempi passati avevano l’abitudine di sbarazzarsi dei loro avversari pericolosi. Il principe Bismarck si levò con una tale forza contro la chiesa romana cattolica che anche il vecchio e mite Garibaldi, eroe sui campi di battaglia ma pessimo filosofo e politico, che odia i preti a tal segno che basta dichiararsi loro nemico per essere proclamato da lui l’uomo piú liberale e piú avanzato, ripetiamo che lo stesso Garibaldi pubblicava di recente un entusiastico ditirambo in onore del grande cancelliere tedesco proclamandolo liberatore dell’Europa e del mondo.

 

M. Bakunin, Stato e anarchia, Feltrinelli, Milano, 1979, pag. 229