Berdiaev, Nietzsche difensore della vera morale

Presentiamo questa lettura tratta da I problemi dell’idealismo (1902), importante opera collettiva della filosofia russa d’inizio secolo. Essa presenta una originale valutazione della critica nicciana alla morale da parte del filosofo Nikolaj Berdiaev, uno dei primi grandi estimatori di Nietzsche in Russia. Per comprendere meglio il punto di vista del filosofo russo è necessario considerare le premesse e il contesto. Dopo l’adesione al marxismo, Berdiaev se ne era allontanato ed aveva cominciato a polemizzare con i maestri dell’intelligencija russa, che considerava schierati in modo acritico e fideistico per il materialismo positivista reinterpretato all’interno di un vago socialismo. Il tutto appariva al filosofo russo razionalmente inconsistente. L’arrivo in Russia del pensiero di Nietzsche lo aveva ulteriormente convinto in questa sua valutazione.

 

N. Berdiaev, Il problema etico sotto la luce dell’idealismo filosofico

 

Pertanto la piú importante idea dell’etica è l’idea dell’io, da cui deve derivare tutta la moralità. Qui noi affrontiamo il problema del rapporto fra l’io e il tu e dobbiamo chiarire un certo numero di sofismi connessi con la questione centrale dell’etica. La maggior parte delle dottrine morali afferma il primato morale del tu sull’io, dell’altro su me stesso. Nella filosofia morale del diciannovesimo secolo ciò è chiamato altruismo. Ci sono stati dei tentativi di sostituire la vera essenza spirituale della vita umana con l’altruismo. Uno dei grandi contributi di F. Nietzsche è la sua protesta contro l’umiliazione dell’io che sta prendendo piede in nome della morale. Secondo noi l’affermazione del primato dell’io sul tu è il piú alto trionfo della vera moralità.

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Nietzsche avvertí la profondità di questo problema morale al punto da sentirsi insultato da quella teoria della moralità e di vedervi una minaccia esterna contro l’io dell’uomo in nome degli altri, della società, dell’opinione pubblica, la quale valuta in base all’interesse, al vantaggio “comune”. Ma Nietzsche stesso non si diede da fare per far fronte a questi problemi, che aveva confuso.

 Che cosa rifiuta la moralità? Che cosa limita? Essa rifiuta ogni violazione dell’io, essa limita ogni mancanza di riconoscimento dei suoi diritti. Ma che cosa essa conferma? Essa conferma l’io, il suo diritto all’autodeterminazione e alla crescita senza confini, la sua sete di forza e di perfezione. Cosí noi abbiamo molto in comune con Nietzsche. Per noi la moralità è un problema interno e positivo e non esterno e negativo. La moralità non è una misura contro la fame e il freddo che ha termine con la soluzione di questi problemi, viceversa essa è un valore positivo che cresce all’infinito parallelamente alla negazione del male.

Tutto ciò che Nietzsche afferma sulla morale altruista della compassione e della pietà manifesta una verità psicologica ed etica profondissima. Tutta questa morale non è ancora in grado di superare l’opposizione fra lo schiavo e il padrone, il debole e il forte, cosí essa non può essere la morale del futuro. Io penso che sia una vergogna per la dignità umana basare la morale sulla ribellione degli schiavi, che sono deboli e sofferenti, che portano con sé una richiesta di restrizione e ridimensionamento dell’io, cioè che violano la vera essenza della vita e dello spirito.

Dice Zaratustra: “Il dolore attende coloro che amano, che non conoscono niente di piú elevato delle loro sofferenze”. E veramente trattare una persona solo con pietà e compassione significa vedere in lui un debole e miserabile schiavo; infine riguardo a se stessi ciò significa essere schiavo della propria sofferenza e debolezza. Vi è una moralità piú alta, che corrisponde ad un gradino piú alto dello sviluppo umano; essa si basa su di un incremento della forza, non dell’umana debolezza; essa non richiede la compassione per lo schiavo, ma il rispetto per l’uomo, il rapportarsi con lui come ad un io, essa richiede l’affermazione e la realizzazione dell’io e conseguentemente non un venir meno della vita ma la sua elevazione al suo livello spirituale piú alto. Solo questa morale, che si collega alla piú alta consapevolezza della dignità umana, è appropriata a quella parte della moderna umanità che è alla testa del grande movimento di liberazione. La legge morale richiede prima di tutto che un uomo non possa mai essere ridotto a schiavo anche se si tratta di una schiavitú derivata dalla compassione di un’altra persona o dalla propria compassione; la legge morale richiede che un uomo non debba indebolirsi spiritualmente, rinunciare ai suoi diritti di pienezza di vita verso un infinito sviluppo e perfezione, anche se è una rinuncia in nome di un vantaggio per qualcun altro e per l’intera società.

L’io non deve piegare il suo orgoglio di fronte a nulla, eccetto il suo ideale di perfezione, il suo Dio verso cui solo egli è responsabile. L’io è al di sopra del giudizio degli altri, dell’opinione pubblica, perché l’unico giudice è quella legge morale che forma la reale essenza dell’io, che ammette questo io in modo assoluto. La protesta demoniaca di una personalità contro la morale esterna, contro l’opinione pubblica e di fronte al resto del mondo sembra a molta gente essere immorale, ma dal nostro punto di vista questa è una ribellione profondamente morale, per una legge morale indipendente, per una legge che mostra all’uomo prospettive infinite, contro le tendenze del passato per una realtà oggettiva che tendeva a trasformare l’uomo in mezzo, in uno strumento. Questa è la ribellione di coloro che sono spiritualmente forti in nome della forza morale e questo è possibile perché esiste in noi una giustificazione morale contro cui tutto il mondo circostante non ha potere. Nel demonismo immorale di Nietzsche ci sono degli elementi di questa altissima moralità che è usualmente disapprovata dalla morale comunemente stabilita.

Non solo un uomo ha il diritto, ma egli deve divenire un superuomo perché il superuomo è la strada dall’uomo a Dio. Zaratustra dice alla folla intorno a lui: “Io sono venuto ad insegnarvi il superuomo. L’uomo è qualcosa che deve essere superato. Che cosa avete fatto per superarlo? Tutte le creature che sono esistite prima hanno fatto nascere qualcosa di piú alto di ciò che essi erano. Volete voi essere la parte che fallisce in questa grande marea e preferite tornare allo stato di bestie piuttosto che superare l’uomo?” “Cosa significa una scimmia per l’uomo? Un sogghigno, una vergogna, una pena” “Sentite, io vi predico il superuomo” “Il superuomo è l’essenza dell’universo. Lasciatevelo dire, il superuomo è l’essenza dell’universo”.

Ma a questo punto Nietzsche prende una strada sbagliata. L’idea di superuomo è religiosa e metafisica, Zaratustra è un predicatore religioso e un idealista. Nietzsche fa confusione con il significato biologico del superuomo e il fango della terra si attacca al suo ideale elevato, cioè il fango dello sfruttamento di un uomo da parte di un altro uomo. Egli è un sognatore e la sua anima idealista è avvelenata dal naturalismo. Nietzsche comprende perfettamente tutti i retroscena delle teorie morali, ma rimane ancora sul piano del naturalismo positivista. Egli non aveva capito che l’affermazione e la realizzazione dell’io, la sua sete di potere e perfezione infiniti non possono essere valutati in chiave biologica, nella forma della lotta per la vita secondo la teoria di Darwin o anche in generale, empiricamente, ma che è necessario postulare un mondo ideale sovraempirico. Altrimenti la barbara attitudine di un superuomo di porsi al di sopra dell’uomo normale sarebbe una tendenza schiavizzante conseguente alla necessità naturale e ciò ci condurrebbe dal livello alto dell’etica al livello basso della zoologia.

Nel livello alto dell’etica l’aristocrazia dello spirito può mettersi in evidenza solo nella forma di un leader spirituale; solo in questo caso non ci sarebbe violenza fisica, economica o politica, ma la supremazia della persona spirituale, della conoscenza, della bellezza [ ... ]

L’io, per cui Nietzsche ha combattuto, può apparire un comune fenomeno empirico con tutta la sua bruttezza; non c’è che un io di questo tipo nei limiti ristretti dalla comprensione biologica della vita. Ma in questo modo noi possiamo arrivare all’egoismo quotidiano di un borghese medio, non a quell’autorealizzazione ideale che Nietzsche sogna nella sua diffusione dell’individualismo. In alcune delle sue costruzioni positive, che sono rimarchevoli per la loro immoralità e crudeltà, Nietzsche fa confusione con l’evoluzionismo naturalistico e anche con l’egoismo contro cui egli stesso protesta frequentemente.

Se si considera l’io come un occasionale ed empirico insieme di percezioni, se si ammette solo la natura sensitiva dell’uomo, allora non è possibile parlare di individualismo etico; rischiamo di cadere in un crudo edonismo ed in questo caso noi dobbiamo costruire la moralità non dall’interno, ma dall’esterno, cioè dobbiamo sottomettere la personalità all’esteriore criterio dell’utile, della convenienza e cosí via. Ma in questa situazione, secondo Nietzsche quale tipo di io ha la forza di ribellarsi e critica brillantemente tutta la morale volgare e tutte le teorie positive della morale? Tutto ciò che di bello e di valido Nietzsche possiede e che fa di lui un nome glorioso è basato sul presupposto che è necessario ad ogni etica, il presupposto dell’io ideale, dell’individualità spirituale. Arrivati a comprendere ciò, l’“immoralismo” [di Nietzsche] è filosoficamente eliminato come un grandissimo equivoco e [l’immorale] Nietzsche può stringere la mano al suo nemico [il moralista] Kant.

 

 AA. VV., Problema idealisma [Problemi dell’idealismo], Mosca 1902 , pagg. 108 e 122-126 [trad. G. Zappitello e E. I. Lebedeva]