Bruner, Come agevolare l’apprendimento

La necessità – piú volte sostenuta da Jerome Seymour Bruner – di individuare i modi per favorire e accelerare il processo di apprendimento richiede la elaborazione di una “teoria dell’istruzione” che stabilisca i criteri e i procedimenti da seguire per organizzare nella scuola percorsi di apprendimento (curricoli) adeguati sia ai soggetti che devono apprendere che alle finalità e agli obiettivi che la scuola si propone. Qui Bruner individua i caratteri principali che deve possedere una teoria dell’istruzione.

 

J. S. Bruner, Verso una teoria dell’istruzione

 

Una teoria dell’istruzione è prescrittiva nel senso che formula regole concernenti il modo piú efficace per raggiungere una determinata conoscenza o abilità. Al tempo stesso essa offre l’unità di misura per valutare criticamente ogni particolare metodo di insegnamento e di apprendimento.

Una teoria dell’istruzione è una teoria normativa, in quanto fornisce dei criteri e stabilisce le condizioni per soddisfarli; questi criteri debbono essere di carattere altamente generale: per esempio, una teoria dell’istruzione non dovrà specificare in maniera estremamente minuta ed esatta le condizioni ottimali necessarie allo studio dell’aritmetica nella terza elementare; tali condizioni dovranno derivare principalmente da una visione piú ampia dell’apprendimento della matematica. A questo punto ci si potrebbe chiedere per quale motivo si renda necessaria una teoria dell’istruzione, dal momento che in psicologia esistono già delle teorie dell’apprendimento e dello sviluppo. Tali teorie sono però descrittive anziché prescrittive, in quanto ci mostrano ciò che è avvenuto, dopo che l’evento si è già verificato: per esempio, il fatto che la maggior parte dei bambini di 6 anni ancora non possieda la nozione di reversibilità. Una teoria dell’istruzione, viceversa, può cercare di stabilire i mezzi migliori per guidare il bambino al raggiungimento di tale nozione. Una teoria dell’istruzione, in breve, riguarda il modo con cui si apprende meglio ciò che si vuole insegnare, mira cioè a migliorare piuttosto che a descrivere l’apprendimento. Con ciò non si afferma che le teorie dell’apprendimento e dello sviluppo non rivestano alcuna importanza per una teoria dell’istruzione. In effetti una tale teoria deve riguardare sia l’apprendimento che lo sviluppo e deve essere coerente con quelle teorie dell’apprendimento e dello sviluppo alle quali essa aderisce.

Una teoria dell’istruzione ha quattro principali caratteristiche.

Innanzitutto, deve stabilire quali esperienze siano piú atte a generare nell’individuo una predisposizione ad apprendere, si tratti di apprendimento in generale o di un suo tipo particolare. Ad esempio: Quale tipo di relazioni con persone e cose nell’ambiente prescolastico tenderà a rendere il bambino disposto e capace di apprendere, allorché inizierà la scuola?

In secondo luogo, una teoria dell’istruzione deve specificare il modo in cui un insieme di cognizioni deve essere strutturato perché sia prontamente compreso dal discente. Una “struttura ottimale” si riferisce ad un insieme di proposizioni da cui può essere generato un piú vasto insieme di cognizioni: la formulazione di tale struttura dipende dallo stato di progresso di un particolare campo del conoscere [...].

L’efficacia di una struttura dipende dalla sua capacità di semplificare l’informazione, di generare nuove proposizioni e di rendere piú maneggevole un insieme di cognizioni. La struttura deve sempre riferirsi alla situazione ed alle doti del discente. Sotto questo aspetto, la struttura ottimale di un insieme di cognizioni non è assoluta ma relativa.

In terzo luogo, una teoria dell’istruzione deve specificare la progressione ottimale, con cui va presentato il materiale che deve essere appreso. Supposto, per esempio, che si desideri insegnare la struttura della fisica moderna come dovremo regolarci? Dovremo cominciare col presentare esperienze concrete in maniera tale da provocare domande sulla regolarità di certi fenomeni o piuttosto cominciare con dei simboli matematici che rendano piú facile la raffigurazione della regolarità dei fenomeni che si incontreranno successivamente? Quali risultati saranno in effetti raggiunti da ciascun metodo, e come descrivere la loro combinazione ideale?

Infine una teoria dell’istruzione dovrebbe specificare la natura e il ritmo delle ricompense e delle punizioni nel processo dell’apprendimento e dell’insegnamento. Intuitivamente appare chiaro che, man mano che l’apprendimento progredisce, esista un momento in cui è senz’altro consigliabile allontanare dalle ricompense estrinseche, quali ad esempio una lode dell’insegnante, passando a ricompense intrinseche, come quelle inerenti la soluzione di un complesso problema per conto proprio. Esiste poi un momento in cui, a un immediato riconoscimento per quanto è stato conseguito, dovrà essere sostituito un premio procrastinato. Quale sia il momento del passaggio dalla ricompensa estrinseca a quella intrinseca e da quella immediata a quella differita è ancora molto poco chiaro, ma tuttavia molto importante; nel caso in cui, per esempio l’apprendimento implichi l’integrazione di una lunga sequenza di azioni, meglio effettuare al piú presto tale passaggio dalla ricompensa immediata a quella differita e dall’estrinseca alla intrinseca?

R. Tassi, Itinerari pedagogici del ’900, Zanichelli, Bologna, 1991, pagg. 379-382