BODIN, DEL CITTADINO

Abbiamo parlato del governo della famiglia e delle sue parti, e con ciò gettato le fondamenta su cui ogni Stato è costruito. Come le fondamenta possono esistere senza che ancora sia formata la casa, la famiglia può sussistere da sola, senza città né Stato, e il capo della famiglia può esercitare la sovranità sui suoi senza dipendere da nessuno fuorché da Dio; ne troviamo parecchi in queste condizioni, alle frontiere del regno di Fez, del Marocco e nelle Indie occidentali. Invece lo Stato non può sussistere senza famiglie, come la città non può sussistere senza case né la casa senza fondamenta. Quando però il capo della famiglia esce dall'ambito della casa in cui comanda per trattare e negoziare coi capi delle altre famiglie di ciò che riguarda l'interesse comune, si spoglia del titolo di padrone, capo e signore per divenire semplice compagno ed uguale degli altri, e membro della loro società, e invece che signore, all'atto di lasciare la famiglia per entrare nella città e gli affari domestici per trattare i pubblici, comincia a chiamarsi cittadino, parola che in termini precisi significa suddito libero che dipende dalla sovranità altrui. Infatti, prima che esistessero fra gli uomini città, cittadini e Stati di sorta, il capo di ciascuna famiglia era padrone nella sua casa e aveva potere di vita e di morte sulla moglie e sui figli; ma poi, dopoché la forza, la violenza, l'ambizione, l'avidità, il desiderio di vendetta ebbero armato gli uni contro gli altri i capi delle famiglie, le loro guerre e contese ebbero l'effetto di ridurre gli uni in servitù degli altri, i vincitori; e tra i vincitori stessi quello che era stato eletto capo e condottiero, sotto la cui guida si era riportata la vittoria, mantenne la propria autorità sugli uni in qualità di sudditi fedeli e leali, sugli altri come su schiavi. Allora la libertà piena e totale che fino allora ciascuno aveva goduto di poter vivere a suo arbitrio senza sottostare all'altrui comando si mutò in servitù; se ai vinti fu completamente tolta, fu diminuita ai vincitori, che ormai dovevano prestare obbedienza al loro capo sovrano; e chi di loro si fosse rifiutato di alienare parte della sua libertà per vivere soggetto alle leggi e al potere altrui finiva col perderla del tutto. Così entrarono nell'uso le parole, fino ad allora sconosciute, di signore, servo del principe, suddito. La ragione e il lume naturale ci portano a credere che lo Stato tragga origine dalla forza e dalla violenza.

(...) Una tale origine dello Stato può gettar luce sulla definizione di cittadino come suddito libero dipendente dalla sovranità altrui. Ho detto suddito libero: perché, per quanto lo schiavo sia ancora più suddito del suo padrone nei riguardi dello Stato, tuttavia è stabilito per comune accordo presso tutti i popoli che lo schiavo non può essere cittadino e non conta niente dal punto di vista legale. Diversa è la situazione delle donne e dei figli di famiglia, che sono liberi da servitù anche se il diritto, la libertà e la facoltà di disporre dei loro beni non sono loro concessi in pieno, per via della loro sottomissione al potere domestico. Perciò si può dire che ogni cittadino è anche suddito, perché la sua libertà è in parte diminuita dalla sovranità di colui cui egli deve obbedienza; ma non ogni suddito è anche cittadino, come si è già detto dello schiavo, e come si può dire dello straniero che, venendo a vivere sotto la signoria altrui, non sia comunque accettato fra i cittadini ossia non sia ammesso a partecipare dei diritti e dei privilegi propri della cittadinanza e non sia nemmeno compreso nel numero degli amici, alleati o consociati, che non sono del tutto stranieri, come dicono i giureconsulti e non sono nemici.

(...) Di più cittadini, naturali o naturalizzati o schiavi affrancati (i tre modi in cui la legge consente di essere cittadini), è composto uno Stato, purché essi siano governati con potere sovrano da uno o anche più signori, anche nel caso che siano diversi tra loro per lingua, legge, religione, consuetudine, origine. Se tutti i cittadini si governano con le stesse leggi e consuetudini non abbiamo solo uno Stato, ma anche una cittadinanza, siano pure questi cittadini divisi in più città, villaggi e province. La città, in senso territoriale, non fa di per sé la cittadinanza, come diversi hanno scritto, così come la casa non fa di per sé la famiglia, che può esser composta di diversi schiavi e figli anche abitanti in posti lontani l'uno dall'altro e in diversi paesi, purché tutti siano soggetti a uno stesso capo di famiglia. Della cittadinanza diremo quindi ch'essa può essere composta di più città e villaggi che dispongano delle stesse consuetudini (...).

A sua volta lo Stato può essere composto di diverse cittadinanze e province con diverse consuetudini e tuttavia tutte soggette all'autorità degli stessi signori sovrani, ai loro editti, alle loro ordinanze. Può anche avvenire che ciascuna città abbia i suoi particolari diritti di cittadinanza, non comuni agli abitanti dei sobborghi, i quali a loro volta potranno godere di qualche prerogativa non estesa ai villaggi né agli abitanti della campagna; tuttavia anche questi saranno sudditi dello Stato e cittadini della loro cittadinanza, anche senza essere abitanti della città o borghesi. Questa parola, "borghesi", è più ancora esclusivamente nostra che non la definizione di cittadino, e indica esattamente il suddito naturale, cittadino, abitante in città, che ha diritti di corpo o collegio o altri privilegi del genere che non condivide con gli abitanti della campagna. E ho detto suddito naturale perché il suddito naturalizzato, anche se è abitante della città e gode del diritto di borghesia, è chiamato in più luoghi semplicemente cittadino, a differenza dell'altro ch'è un borghese in senso proprio. Il borghese ha dei privilegi particolari; per esempio a Parigi solo il borghese naturale, cioè nato a Parigi, può essere prevosto dei mercanti; a Ginevra il semplice cittadino non può essere sindaco della città, né consigliere del consiglio privato dei Venticinque, mentre il borghese può esserlo; e lo stesso troviamo in tutta la Svizzera e in tutte le città tedesche. Un tempo, nelle nostre consuetudini e negli antichi editti, la parola borghese significava non nobile, o, come dicevano i nobili, villano, proprio perché abitante della città (ville); perché in antico la nobiltà abitava nelle campagne. E ancora oggi vediamo, nelle nostre consuetudini, la guardia nobile distinta dalla guardia borghese, e il borghese contrapposto al nobile. Ecco in sintesi la differenza fra sudditi, cittadini, borghesi, stranieri; e, insieme, dello Stato, della cittadinanza, della città.

(...) Insomma, ciò che fa il cittadino è l'obbedienza e la riconoscenza del suddito libero per il suo principe sovrano, e la protezione, la giustizia e la difesa del principe nei riguardi del suddito; ed è questa la vera ed essenziale differenza fra cittadino e straniero. Tutte le altre differenze sono casuali ed accidentali, fra di esse per esempio quella di aver parte a tutte le cariche e i benefici o ad alcuni di essi.

(Bodin, “Dello Stato”, I, cap. 6)