BONHOEFEER, LA MAGGIORE ETA' DEL MONDO

Quella che porta all'autonomia del mondo è una grande evoluzione. In teologia, anzittutto Hebert di Cherbury, che è stato il primo ad affermare la sufficienza della ragione per la conoscenza religiosa. In morale: Montaigne e Bodin, che elaborano delle regole di condotta al posto dei comandamenti. In politica: Machiavelli, che svincola la politica dalla morale comune e fonda la dottrina della ragion di stato. Più tardi molto diverso da lui nei contenuti, ma conforme per quanto riguarda la prospettiva della autonomia della società degli uomini, H. Grotius, che formula il suo diritto naturale come diritto dei popoli, valido «etsi deus non daretur», «anche se Dio non esistesse». Infine il contributo conclusivo della filosofia: da una parte il deismo di Descartes: il mondo è un meccanismo che procede autonomamente, senza l'intervento di Dio; dall'altra il panteismo di Spinoza: Dio è la natura. Kant in sostanza è deista, Fichte ed Hegel sono panteisti. Ovunque la meta del pensiero è l'autonomia dell'uomo e del mondo. (Nelle scienze della natura la cosa comincia evidentemente con Nicolò Cusano e con Giordano Bruno e la loro dottrina -- «eretica» -- dell'infinità del mondo. Sia il cosmo antico che il mondo creato secondo la concezione medioevale sono finiti. Un mondo infinito -- comunque esso sia concepito -- si basa su se stesso, «etsi deus non daretur». La fisica moderna invero rimette in discussione l'infinità del mondo, senza però con questo ricadere nel concetto antico della sua finitezza. Dio inteso come ipotesi di lavoro morale, politica, scientifica, è eliminato, superato; ma lo è ugualmente anche come ipotesi di lavoro filosofica e religiosa (Feuerbach!). Rientra nell'onestà intellettuale lasciar cadere questa ipotesi di lavoro, ovvero rimuoverla quanto più completamente possibile. Uno scienziato, un medico ecc. edificanti sono come degli ermafroditi.

 

(Bonhoeffer, Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere, p.439; 16 luglio 1944).