BERGSON, L'INTUIZIONE

 

L'atto semplice che ha dato l'avvio all'analisi, e che dietro all'analisi si nasconde, emana da una facoltà affatto diversa da quella di analizzare. In esso consiste, per la definizione stessa del termine, l'intuizione. Diciamolo per concludere: questa facoltà non ha nulla di misterioso. Chiunque si sia esercitato con buona riuscita nella composizione letteraria, sa bene che, dopo che l'argomento è stato lungamente studiato, e tutti i documenti raccolti, tutti gli appunti presi, occorre, per attaccare il lavoro di composizione vero e proprio, qualcosa di più: uno sforzo, spesso penoso, per collocarsi d'un tratto nel cuore stesso dell'argomento e per andare a cercare alla maggior profondità possibile un impulso a cui, in seguito, non occorrerà che abbandonarsi. Tale impulso, una volta ricevuto, lancia lo spirito su un cammino su cui ritrova le indicazioni che aveva raccolte, e altri particolari ancora; si sviluppa, s'analizza da sé in termini la cui enumerazione prosegue indefinitamente; più si va oltre, più se ne scoprono; mai si arriva a dire tutto e, tuttavia, se ci si volge di nuovo bruscamente verso l'impulso che si sente dietro a sé per coglierlo, quello sfugge: perché non era una cosa, ma un incitamento a muovere e, per quanto indefinitamente estendibile, la semplicità medesima. L'intuizione metafisica appare qualcosa dello stesso genere. Ciò che qui fa riscontro agli appunti a ai documenti della composizione letteraria è l'insieme delle osservazioni e delle esperienze raccolte dalla scienza positiva, e soprattutto da una riflessione dello spirito sullo spirito. Non si ottiene infatti dalla realtà una intuizione, cioè una simpatia spirituale con quanto essa ha di intimo se non ci si è cattivata la sua fiducia con una assidua familiarità con le sue manifestazioni superficiali. Non si tratta semplicemente di assimilare i fatti significativi: si tratta di accumularne e fonderne una massa così enorme che si possa esser certi di neutralizzare reciprocamente, in questa fusione, tutte le idee preconcette e premature che gli osservatori han potuto lasciare, a loro insaputa, in fondo alle loro osservazioni. Solo così si libera la materialità bruta dei fatti conosciuti. Anche nel caso semplice e privilegiato che ci è servito d'esempio, anche per il diretto contatto dell'io con l'io, lo sforzo definitivo di intuizione distinta sarebbe impossibile a chi non avesse raccolto e confrontato tra loro un gran numero di analisi psicologiche. I maestri della filosofia moderna furono uomini capaci di assimilare tutto il materiale della scienza del loro tempo, e l'eclissi parziale della metafisica da un mezzo secolo a questa parte è stata cagionata soprattutto dalla straordinaria difficoltà che il filosofo prova oggi nel prendere contatto con una scienza molto più dispersa. Ma l'intuizione metafisica, sebbene non si possa giungervi che a forza di conoscenze materiali, è tutt'altro che il riassunto o la sintesi di tali conoscenze: se ne distingue come l'impulso motore si distingue dal cammino percorso dal mobile, come la tensione della molla dal movimento visibile del pendolo. In questo senso la metafisica nulla ha in comune con una generalizzazione dell'esperienza; e, nondimeno, la si potrebbe definire come l'esperienza integrale.