La Chiesa di Roma e il peccato originale

La posizione della Chiesa cattolica rispetto al libero arbitrio, espressa in forma ufficiale durante il Concilio di Trento e qui proposta nel testo definitivo, approvato il 17 giugno 1546.

 

Concilium Tridentinum. Diariorum, actorum, epistolarum, tractatuum nova collectio (Friburgo, 1908 e segg.), t. V

 

Affinché la nostra fede cattolica, senza cui non possiamo piacere a Dio, duri intera e senza macchia nella sua integrità, rimossi gli errori, e il popolo cristiano non sia trascinato da ogni soffio di dottrina [...] il sacrosanto ecumenico e generale Sinodo di Trento, volendo ormai richiamare e rassodare gli erranti e i deboli, seguendo la Sacra Scrittura e le testimonianze dei Santi Padri e dei venerandi concili, il giudizio e il consenso della stessa Chiesa, decide confessa e solennemente dichiara questa dottrina sul peccato originale.

1. Chi non ammetta che il primo uomo Adamo, trasgredito il comando di Dio nel paradiso, perse subito la santità e la giustizia in cui era stato creato, e incorse nell'ira sdegnosa di Dio per l'offesa di questa trasgressione, e quindi nella morte che Dio prima gli aveva minacciato, e con la morte nella schiavitú, sotto il potere di chi di poi ebbe l'impero della morte, cioè del diavolo; e che l'intero Adamo, per l'offesa di quella trasgressione, fu cambiato in peggio nel corpo e nell'anima: sia scomunicato.

2. Chi asserisca che la trasgressione di Adamo nocque a lui solo e non anche alla sua discendenza, e che per sé solo e non anche per noi perse la santità e la giustizia ricevuta da Dio che egli perse; e che egli, macchiato del peccato di disubbidienza trasfuse in tutto il genere umano soltanto la morte e le pene del peccato, non già il peccato che è la morte dell'anima: sia scomunicato. Infatti egli contraddice alle parole dell'Apostolo: “Per un solo uomo il peccato entrò nel mondo, e per il peccato la morte, e cosí la morte passò a tutti gli uomini, perché tutti peccarono” [Romani, 5, 12].

3. Chi asserisca che questo peccato di Adamo, che è uno per l'origine, inerente a tutti e proprio di ciascuno perché trasfuso dalla generazione e non dall'imitazione, si cancelli o con le forze della natura umana o con altro rimedio che non sia il merito dell'unico mediatore, Gesú Cristo nostro Signore, che ci riconciliò a Dio nel suo sangue, “divenuto per noi giustizia santificazione e redenzione” [1 Corinzi, 3, 20]; o asserisca che il merito di Gesú Cristo, con il sacramento del Battesimo conferito debitamente nella forma della Chiesa, non si applica tanto agli adulti quanto ai bambini: sia scomunicato. Infatti: “Non vi è altro nome dato sotto il cielo agli uomini in cui bisogna che essi siano salvati” [Atti degli Apostoli, 4, 12] e perciò le altre parole: “Ecco l'agnello di Dio, ecco chi toglie i peccati del mondo” [Giovanni, 1, 29]. E ancora: “Chiunque è stato battezzato, si è rivestito del Cristo” [Galati 3, 27].

4. Chi asserisca che i bambini appena nati dall'utero materno non si devono battezzare, anche se sono nati da genitori battezzati; o dica che essi sono battezzati bensí per la remissione dei peccati ma da Adamo nulla contraggono di peccato originale, che debba essere mondato col lavacro della rigenerazione per conseguire la vita eterna; donde segue che la forma del Battesimo in remissione dei peccati per essi non sia vera ma falsa: sia scomunicato. Perché non si devono intendere le parole dell'Apostolo: “Per un solo uomo entrò il peccato nel mondo e per il peccato la morte, e cosí la morte passò a tutti gli uomini, perché tutti peccarono” [Romani, 5, 12], se non come le intese sempre la Chiesa cattolica, sparsa dappertutto. Infatti per questa regola di fede, secondo la tradizione degli Apostoli, anche i bambini che non poterono ancora commettere peccati personali sono veramente battezzati in remissione dei peccati, affinché sia cancellata con la rigenerazione la macchia contratta con la generazione. “Chi non rinascerà di acqua e Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio” [Giovanni, 3, 5].

5. Chi asserisca che il reato del peccato originale non sia rimesso dalla grazia di nostro Signore Gesú Cristo, conferito nel Battesimo, o non si cancelli tutto ciò che è peccato in senso vero e proprio, ma soltanto si raschi o non si imputi: sia scomunicato. Infatti Dio non odia nulla nei rinati, perché nessun motivo di condanna è in chi fu “veramente sepolto con Cristo nella morte per il battesimo”, [Romani, 6, 4] in chi “non cammina secondo la carne” [Romani, 8, 4] ma “svestito dell'uomo vecchio” e “rivestito del nuovo creato secondo Dio” [Romani, 6, 4; Efesini, 4, 22] divenne innocente immacolato puro senza colpa e figlio a Dio caro, erede di Dio e coerede di Cristo; cosicché nulla affatto lo allontani dall'ingresso in cielo.

Questo santo Sinodo sa e dichiara che rimane nei battezzati la concupiscenza ossia il fomite [lo stimolo], ma essa, lasciata per la lotta, non può nuocere a chi, con la grazia di Gesú Cristo, non consente e resiste virilmente. Anzi, sarà coronato chi avrà combattuto generosamente. Questa concupiscenza viene chiamata talvolta peccato dall'Apostolo; il santo Sinodo dichiara che la Chiesa cattolica non intese mai che fosse chiamata peccato perché sia veramente e propriamente peccato nei rinati, ma perché viene dal peccato e inclina al peccato. Chi pensa il contrario, sia scomunicato.

6. Tuttavia questo santo Sinodo dichiara che non è sua intenzione comprendere in questo decreto sul peccato originale la beata e immacolata Vergine Maria, madre di Dio, ma che si devono osservare le costituzioni del papa Sisto IV di felice memoria, sotto le pene contenute in quelle costituzioni, che qui rinnova.

 

(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1964, vol. XI, pagg. 1797-1799)