Copernico, Gli antichi e la Terra immobile, le ragioni

Copernico deve confrontarsi non solo con il senso comune che accetta come reali i movimenti apparente del Sole, ma anche con solide obiezioni scientifiche che scaturiscono dalle riflessioni degli antichi sulla pesantezza dei corpi, sul moto rettilineo e sul moto circolare: ad esempio, se la Terra gira intorno a se stessa nel breve tempo di ventiquattro ore, come mai non siamo lanciati nello spazio a causa della forza centrifuga? Che cosa ci tiene legati alla Terra? Dopo avere analizzato le teorie di Aristotele e di Tolomeo sul moto, Copernico ripropone la sua concezione del movimento come fenomeno relativo, utilizzando l'esempio classico della nave e della costa. Alle obiezioni sul permanere dei corpi a terra, nonostante il movimento del nostro pianeta, egli risponde affermando che intorno alla Terra esiste una atmosfera ad essa solidale.

 

N. Copernico, De revolutionibus orbium coelestium, I, capp. VII, VIII 

 

A questo proposito, i filosofi piú antichi si sono sforzati di collocare la Terra immobile al centro dell'Universo con diversi ragionamenti, ma fra essi mettono dinanzi a tutti la causa della pesantezza e della leggerezza. Effettivamente, la materia di cui è fatta la Terra è la piú pesa, e tutte le cose pesanti sono portate verso di essa, tendendo esse a penetrarvi per raggiungerne il centro. Infatti, avendo la Terra la forma di un globo, verso il quale i gravi, per la loro propria natura, cadono da ogni parte formando degli angoli retti con la sua superficie, essi, se non fossero trattenuti sulla superficie stessa, concorrerebbero al suo centro [...]: ma le cose che si portano verso il centro della Terra, sembrano tendere ad esso, per fermarvisi. A maggior ragione, dunque, la Terra intera riposerà su tale centro, e come quella che riceve su di sé tutte le cose che cadono, rimarrà immobile per il suo stesso peso. La medesima cosa cercano di provarla anche ragionando sul moto e sulla natura che gli è propria. Infatti, Aristotele dice che il movimento di un corpo unico e semplice dev'essere semplice, e che il movimento semplice o è rettilineo, o è circolare; e dei movimenti in linea retta, che sono verso l'alto o che sono verso il basso. Perciò, ogni movimento semplice o tende al centro, cioè va verso il basso, o parte dal centro, cioè va verso l'alto, o gira intorno al centro, cioè è circolare. In verità, soltanto alla Terra e all'acqua, per il fatto che sono pesanti, si addice portarsi verso il basso, cioè tendere al centro; all'aere e al fuoco, invece, che sono dotati di leggerezza, si addice salire verso l'alto e allontanarsi dal centro. Sembra conforme alla loro natura che questi quattro elementi siano dotati di movimento rettilineo, e che invece i corpi celesti girino in tondo intorno al centro. Questo il pensiero di Aristotele. Se dunque - aggiunge Tolomeo Alessandrino - la Terra si muovesse, per lo meno con una rotazione quotidiana, bisognerebbe che accadesse tutto il contrario di quello che si è appena finito di dire. Tale movimento, infatti, che in 24 ore soltanto fa fare alla Terra un'intera rotazione, dovrebbe essere violentissimo, e di una velocità mai vista. Le cose, poi, che sono trascinate in una rotazione rapidissima, sembra che non siano per nulla capaci di rimanere insieme, e che anzi anche le piú unite debbano disgregarsi, a meno che non siano tenute insieme da una specie di coerenza; e già da un pezzo - è sempre Tolomeo che parla - benché questo sia estremamente ridicolo, i frammenti della Terra, andata letteralmente in pezzi, avrebbero infranto la stessa volta celeste e a maggior ragione non avrebbero resistito in alcun modo gli esseri animati e tutte le altre cose pesanti che non sono attaccate alla Terra medesima. Inoltre, neppure le cose che cadono andrebbero diritte e perpendicolari al luogo verso cui si sono dirette inizialmente, luogo che in cosí rapida rotazione, scorrerebbe sotto di esse mentre cadono. Infine, vedremmo le nubi e tutto ciò che è sospeso per aria spostarsi sempre verso occidente. [...]

         Certamente, per queste e per simili ragioni si dice che la Terra rimane ferma al centro del mondo e che ci si può basare su ciò senza ombra di dubbio. [...]

         Ciò che possiamo tenere per certo è che la Terra, fra i suoi poli, è racchiusa da una superficie che le dà la forma di un globo. Perché dunque esitare ancora ad ammettere una mobilità che è congruente per natura a quella sua forma? E piuttosto ammettere che giri il mondo intero, che ignoriamo dove e come finisca, né potremo saperlo mai? Non è meglio ammettere che la rotazione quotidiana del cielo è apparente, e che è reale quella della Terra? E che questa avviene nello stesso modo riconosciuto in Virgilio da Enea, quando dice:

Mentre siam spinti fuori dal porto,

coste e città si allontanano”.

         E ciò perché, quando un'imbarcazione avanza tranquillamente, dai naviganti tutte le cose che sono al di fuori si scorgono muoversi a immagine del movimento di quella, e reciprocamente gli stessi ritengono di esser fermi unitamente a tutte le cose che sono con loro. La medesima cosa appunto può accadere nel moto della Terra, di modo che sembra girarci intorno il mondo intero. E che dire, poi, delle nuvole e di tutte le cose che vengon giú dal cielo, si sostengono nell'aria o in essa salgono di nuovo verso i luoghi piú alti? Certamente non si potrà dire altro che a muoversi cosí non è soltanto la Terra con l'acqua che le sta sopra, ma anche una parte tutt'altro che piccola dell'aere e tutte quelle cose che hanno con la Terra un analogo rapporto.

 

(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1964, vol. XII, pagg. 110-112)