CROCE, DOVERE, NON AMORE VERSO LO STATO

 

Definire un ordine di fatti non importa abolirlo ma conoscerlo o aprirsi la via a ben conoscerlo in ogni aspetto suo e in ogni relazione con gli altri fatti. E della definizione verace dello Stato nel suo ufficio e nel suo limite s'intende perché lo Stato sia bensì ammirato come ogni manifestazione di forza, e per la stessa ragione altresì temuto, ma non mai per sé oggetto di amore. Lo si serve perché non si può non servirlo; lo si serve scrupolosamente, perché ciò che è accettato come necessario pone doveri e i doveri portano, nell'eseguirli, scrupoli di coscienza; ma non lo si ama. Non l'amano neppure coloro che dicono di amare la politica o la guerra, ma in realtà godono, com'è naturale, di spendere attitudini dovute da natura o coltivate dall'educazione, e di far ciò che essi sanno fare bene nella parte a loro assegnata nella vita morale, nell'esercizio di un dovere e non già nell'espansione di un amore. La relazione con lo Stato sembra illuminarsi di amore quando viene scambiata con l'altra, ben diversa, dell'amore per la patria, che è veramente un grande amore.

 

(Croce, L'amore verso la patria e i doveri verso lo Stato)