CICERONE, vita attiva e vita contemplativa

 

Né la virtù si può possedere come un'arte qualunque che, una volta imparata, si possa metter da parte: bisogna ch'essa, per esistere, sia tutta in pratica; poiché un'arte, anche quando non la si eserciti, la si ritiene per le sue nozioni tecniche, e la virtù invece esiste soltanto nell'uso che se ne fa; ed il più alto uso che si possa farne é quello di governare un popolo e di perfezionarsi in quelle nobili pratiche di cui si fa gran parlare dovunque. Ma, un perfezionarsi, intendiamoci, non puramente oratorio sibbene effettivo. Tutto quel che di giusto e di bello dicano i filosofi, non é che l'effetto e la conferma della virtù di coloro che sono stati legislatori dei popoli. Da chi infatti nasce il senso della devozione o la fede religiosa? Da chi emana il diritto delle genti e quello stesso che si chiama diritto civile? Donde nascono la giustizia, la fede, l'equità? Donde il pudore e la continenza e l'odio d'ogni turpitudine e il desiderio della bellezza e della gloria? Donde la fortezza nelle fatiche e nei pericoli? Certo da coloro che, dopo aver ispirato queste virtù agli uomini con le loro dottrine, parte ne confermarono col costume e le altre sancirono con le leggi. Si racconta persino che Xenocrate, filosofo dei più generosi, essendogli stato chiesto in che cosa ai suoi alunni giovassero le sue dottrine, rispondesse: "nel sapere essi fare spontaneamente quel che loro imporrebbero le leggi" . Quel cittadino dunque che sa costringere tutto un popolo con l'impero e la minaccia delle leggi a far quello che i filosofi potrebbero persuadere con le loro dottrine soltanto a pochi alunni, é dunque da preferire a quegli stessi maestri che sanno soltanto dimostrare la teorica bontà delle leggi. Quale mai squisita eloquenza di questi ultimi potrebbe essere anteposta ad un ordine civile ben costituito per istituzioni e per costume? Come infatti io trovo preferibili di gran lunga, per dirla con Ennio, "le città grandi e imperiose" ai villaggi e ai castelli, così trovo preferibile, per la sicura conoscenza delle cose politiche, chi quelle città abbia governato con saggezza e con autorità a chi sia sempre rimasto lontano dai pubblici affari. E, poiché ci entusiasma in particolar modo l'idea d'accrescere le forze del genere umano, e volgiamo ogni nostro pensiero e ogni nostra fatica ad accrescere la sicurezza e il benessere della vita umana, spinti a questo piacere dagli impulsi stessi della nostra natura, procediamo sicuri per quella via che fu sempre cara ai nostri grandi, e non diamo retta a coloro che vorrebbero suonarci la ritirata e far retrocedere quelli che si son già di buon tratto avanzati.

 

(Cicerone, De re publica I, 2)