Empedocle, Uno e molteplice

Empedocle fa parte di quel gruppo di filosofi che cercarono di conciliare l’Essere di cui parlava Parmenide con la realtà sensibile, con il movimento e con la molteplicità. Empedocle individua il fondamento della realtà in quattro elementi – aria, acqua, terra, fuoco – e in una legge – amore e odio – che governa il loro movimento.

 

Frr. 31 B 6, 8, 13, 14, 28, 29, 88 DK (fonti diverse)

 

Fr. B 6 (Sesto Empirico, Contro i matematici, X, 315)

 

1      Per prima cosa ascolta che quattro son le radici di tutte le cose:

2      Zeus splendente e Era avvivatrice e Edoneo

3      e Nesti, che di lacrime distilla la sorgente mortale.

 

Fr. B 8 (Plutarco, Moralia adversus Coloten, 10, 1111f)

 

1      [...] Ma un’altra cosa ti dirò: non vi è nascita di nessuna delle cose

2      mortali, né fine alcuna di morte funesta,

3      ma solo c’è mescolanza e separazione di cose mescolate,

4      ma il nome di nascita, per queste cose, è usato dagli uomini.

 

Fr. B 13 (Aezio, I, 18, 2)

 

         Nel tutto nulla vi è di vuoto né di sovrabbondante.

 

Fr B 14 (Pseudo Aristotele, De Melisso Xenophane Gorgia, 2.28, 976 b 26)

 

         Nel tutto nulla vi è di vuoto: donde dunque qualcosa potrebbe sopraggiungere?

 

Fr. B 28 (Stobeo, Eclogae physicae, I, 15, 2 a-b)

 

1      Ma dappertutto eguale <a se stesso> e assolutamente infinito

2      è lo Sfero circolare, che gode della solitudine che tutto l’avvolge.

 

Fr. B 29 (Ippolito, Refutatio contra omnes haereses, VII, 29, 212; Simplicio, Fisica, 1124, 1)

 

1      Riguardo alla forma del cosmo, quale essa è nell’ordine che le è dato dall’Amicizia, dice in tal modo: “non <...> a se stesso”. Una tale bellissima forma del cosmo l’Amicizia la rende una dal molteplice; la Contesa invece, che è causa della disposizione delle cose parte per parte, da quell’unità introduce la divisione e produce il molteplice.

2      L’Amicizia produce, attraverso l’unificazione, lo Sfero, che chiama anche dio e talvolta usa anche la forma neutra.

3      “Non infatti dal suo dorso si slanciano due braccia,

4      né ha piedi, né veloci ginocchia, né membra per la generazione,

5      ma era Sfero e <d’ogni parte> eguale a se stesso”.

 

Fr. B 88 (Aristotele, Poetica, 1458a, 4)

 

         <...> da entrambi nasce un’unica vista.

 

(I Presocratici, Laterza, Bari, 19904, pagg. 374, 376, 384, 400)