Engels, Tutto ciò che nasce è degno di perire

Engels ritiene che tutto sarebbe finito in una catastrofe cosmica per legge di natura. Per lui di eterno non vi è che la materia, la quale “si muove in un eterno ciclo”.

 

F. Engels, Dialettica della natura

 

Ma tutto ciò che nasce è degno di perire. Potranno trascorrere milioni di anni, potranno nascere e morire centinaia di migliaia di generazioni; ma si avvicina inesorabile l’epoca in cui il calore esausto del sole non riuscirà piú a sciogliere i ghiacci che avanzano dai poli: nella quale gli uomini, addensatisi sempre piú attorno all’equatore, non troveranno alla fine neppur lí calore sufficiente per vivere; scompare via via fin l’ultima traccia di vita organica: la terra – un corpo morto e freddo come la luna – ruota in orbite sempre piú strette attorno al sole ugualmente estinto ed infine precipita su di esso. Alcuni pianeti l’hanno preceduta, altri la seguono; al posto del sistema solare – armonicamente articolato, luminoso, caldo – ormai solo una sfera morta e fredda prosegue il suo solitario cammino attraverso gli spazi celesti. Ed anche agli altri sistemi della nostra galassia accade, prima o poi, quello che accade al nostro sistema solare; accade a tutte le altre innumerevoli galassie, anche a quelle la cui luce non raggiunge mai la terra fin quando vive l’occhio di un uomo per riceverla.

E quando un sistema solare compie il corso della sua vita e soggiace al destino di tutto ciò che è finito: la morte, che piú? La morta spoglia del sole seguiterà in eterno a trascorrere attraverso gli spazi infiniti come morta spoglia?

[...]

La materia si muove in un eterno ciclo. È un ciclo che si conclude in intervalli di tempo per i quali il nostro anno terrestre non è assolutamente metro sufficiente; un ciclo, nel quale il periodo dello sviluppo piú elevato – quello della vita organica e anzi della stessa vita – occupa un posto ristretto quanto lo spazio nel quale si fanno strada la vita e la coscienza; un ciclo, nel quale tutte le manifestazioni della materia – sole o nebulosa, animale o specie, combinazione o separazione chimica – sono ugualmente caduche. In esso non vi è nulla di eterno se non la materia che eternamente si trasforma, eternamente si muove, e le leggi secondo le quali essa si trasforma e si muove. Ma per quanto spesso, per quanto inflessibilmente questo ciclo si possa compiere nello spazio e nel tempo; per quanti milioni di soli e di terre possano nascere e perire; per quanto tempo possa trascorrere finché su un solo pianeta di un sistema solare si stabiliscano condizioni necessarie alla vita organica; per quanti innumerevoli esseri organici debbano sorgere e scomparire prima che tra di essi si sviluppino animali dotati di un cervello pensante e trovino per un breve intervallo di tempo condizioni atte alla vita, per essere poi anche essi distrutti senza pietà, noi abbiamo la certezza che la materia in tutti i suoi mutamenti rimane eternamente la stessa, che nessuno dei suoi attributi può mai andare perduto e che perciò essa deve di nuovo creare, in altro tempo e in altro luogo, il suo piú alto frutto, lo spirito pensante, per quella stessa ferrea necessità che porterà alla scomparsa di esso sulla terra.

 

F. Engels, Dialettica della natura, Editori Riuniti, Roma, 19713, pagg. 51 e 54