Feuerbach, Dio e l’uomo

Supremo principio è “Homo homini Deus”: è errato ritenere che l’uomo debba sacrificare tutto a Dio, il quale per definizione non ha bisogno di nulla. Inoltre, come la storia ha dimostrato, la morale fondata sulla teologia giustifica tutti gli abusi, perché in questo modo essa viene sottratta al controllo della ragione.

 

L. Feuerbach, L’essenza del cristianesimo

 

Se l’essere umano è per l’uomo l’essere sommo, anche nella pratica la legge prima e suprema sarà l’amore dell’uomo per l’uomo. Homo homini deus est: questo è il nuovo punto di vista, il supremo principio pratico che segnerà una svolta decisiva nella storia del mondo.

[...] Al di sopra della morale sta Dio, riguardato come un essere distinto dall’uomo a cui appartiene tutto il meglio, mentre all’uomo spettano soltanto i rimasugli. Tutti i sentimenti che dovrebbero essere rivolti alla vita e all’uomo, tutte le migliori energie, l’uomo le spreca per l’Essere che di nulla ha bisogno. La causa reale diviene un mezzo indifferente; la causa puramente immaginaria diviene la causa vera e reale. L’uomo ringrazia Dio per i benefizi che l’altro uomo gli apporta anche a prezzo di mille sacrifici. La gratitudine che egli esprime al suo benefattore non è che apparente, non è rivolta a lui, bensí a Dio. È riconoscente verso Dio, sconoscente invece verso l’uomo. Cosí il sentimento morale soccombe nella religione. Cosí l’uomo sacrifica l’uomo a Dio! I sacrifici umani cruenti non sono in realtà che una espressione brutale e sensibile della piú intima essenza della religione.

[...] Quando la morale viene fondata sulla teologia e il diritto su un’autorità divina, le cose piú immorali, piú ingiuste e piú vergognose possono avere il loro fondamento in Dio e venir giustificate.

 

L. Feuerbach, L’essenza del cristianesimo, Feltrinelli, Milano, 1971, pagg. 286-288