Feuerbach, Sulla figura di Cristo

L’interpretazione che Feuerbach dà della figura di Cristo è che egli apparentemente rappresenta la certezza che Dio è come il cuore umano lo desidera e se lo raffigura. Ma in realtà egli rivela che Dio non è altro che l’essere dell’uomo.

 

L. Feuerbach, L’essenza del cristianesimo

 

Cristo è Dio che si è fatto conoscere di persona, Cristo è perciò la beata certezza che Dio esiste e che è cosí come il cuore vuole, come il cuore ha bisogno che sia. Dio come oggetto della preghiera è certamente già un essere umano, poiché prende parte alla miseria dell’uomo ed esaudisce desideri umani, ma pure non è ancora oggettivato dalla coscienza religiosa come uomo reale. Soltanto in Cristo perciò si realizza il supremo desiderio della religione, si rivela il mistero del sentimento religioso: si rivela però nel caratteristico linguaggio allegorico della religione. In Cristo infatti si fa manifesto l’essere di Dio. A questo riguardo si ha il pieno diritto di definire la religione cristiana la religione assoluta, perfetta. Che Dio, che in sé non è altro che l’essere dell’uomo, venga anche a realizzarsi come tale, venga oggettivato come uomo, è la meta della religione. E la religione cristiana la raggiunse nell’incarnazione di Dio, che non è affatto un atto transitorio, poiché Cristo continua a rimanere uomo anche dopo la sua ascesa al cielo, uomo nel cuore e nella figura, con la sola differenza che ora il suo corpo non è piú un corpo terreno, soggetto alla sofferenza.

L. Feuerbach, L’essenza del cristianesimo, Feltrinelli, Milano, 1971, pagg. 158-159