Feuerbach, Sulla provvidenza

Non solo la scienza, ma anche tutta l’esperienza smentiscono la concezione che della provvidenza ha la religione tradizionale, secondo la quale non esiste il caso e tutto deve avere un senso.

 

L. Feuerbach, L’essenza della religione

 

La provvidenza che si esprime nell’ordine, nella regolarità e nella conformità ad un fine dei fenomeni naturali non è la provvidenza della religione. Quest’ultima si basa sulla libertà, quella sulla necessità, questa è illimitata e incondizionata, quella è limitata, dipendente da mille e mille condizioni, questa è speciale, individuale, quella si applica soltanto al tutto, al genere, abbandonando al caso il singolo, l’individuo. “Molti (molti? tutti coloro per i quali Dio era qualche cosa di piú del punto di inizio, matematico, fantastico, della natura) – dice un naturalista teista – si sono immaginati la conservazione del mondo, e anche, in particolare, degli uomini, come qualche cosa di diretto, di speciale, come se Dio dirigesse le azioni di tutte le creature, le guidasse a proprio arbitrio... Sulla base dell’osservazione delle leggi naturali noi non siamo però assolutamente in grado di ammettere questa direzione e questa sorveglianza speciale sulle azioni degli uomini e delle altre creature... E ci rendiamo conto di ciò dalla scarsa cura che la natura ha per le singole membra. Migliaia di esse vengono sacrificate nella ricchezza della natura, senza esitazione e senza rimorso... Persino tra gli uomini le cose vanno nello stesso modo. Neppure la metà del genere umano giunge al secondo anno di vita; si muore, invece, senza quasi aver saputo di esser mai vissuti. Dalle disgrazie e dalle traversie di tutti gli uomini, siano buoni che cattivi, noi ci accorgiamo appunto che non è possibile che tutto sussista per la speciale conservazione, o collaborazione, del creatore”. Ma un governo, una provvidenza che non è speciale non corrisponde al fine, all’essenza, al concetto di provvidenza; perché una provvidenza deve togliere il caso, mentre una provvidenza soltanto universale lo lascia sussistere, ed è quindi come se non fosse provvidenza.

L. Feuerbach, L’essenza della religione, Laterza, Bari, 1972, pagg. 104-105