Freud, La sessualità infantile

Il primo dei brani qui presentati è tratto dal secondo dei Tre saggi sulla teoria sessuale, pubblicati da S. Freud nel 1905: in esso viene affrontato il tema della sessualità infantile partendo dalla constatazione della censura (amnesia) che nell’adulto nasconde le esperienze dei primi cinque-sei anni di vita. Dall’analisi dell’adulto risulta che queste esperienze sono state dimenticate perché connesse a desideri e impulsi inaccettabili all’Io che costituiscono la prima intensa manifestazione della vita sessuale. La individuazione delle caratteristiche della sessualità infantile – cosí diverse dalla “normale” sessualità adulta – e la ricostruzione delle fasi dello sviluppo psicosessuale costituiscono il fondamentale contributo della psicoanalisi alla conoscenza dell’infanzia.

Il secondo brano qui riprodotto costituisce la quarte delle Cinque conferenze sulla psicoanalisi, tenute da S. Freud negli Stati Uniti nel 1909, in essa Freud presenta le sue scoperte sulla vita sessuale infantile sottolineando come esse costringano a rivedere la tradizionale concezione dell’infanzia e della stessa sessualità; l’esperienze sessuali infantili conservano infatti una importanza decisiva per lo sviluppo psichico successivo e per l’organizzazione della sessualità nell’adulto.

 

S. Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale, II; Cinque conferenze sulla psicoanalisi, IV ( pagg. 247-248)

 

A) IL TRASCURATO PERIODO INFANTILE

È opinione popolare, a proposito della pulsione sessuale, che essa manchi nell’infanzia e che si risvegli soltanto nel periodo di vita che va sotto il nome di pubertà. Ma questo non soltanto è un puro e semplice errore, bensí anche un errore gravido di conseguenze, perché è il principale responsabile della nostra attuale ignoranza a proposito delle condizioni fondamentali nella vita sessuale. Uno studio approfondito delle manifestazioni sessuali nell’infanzia probabilmente ci mostrerebbe i tratti essenziali della pulsione sessuale, ce ne rivelerebbe lo sviluppo e ci farebbe vedere come essa venga composta da varie fonti.

È notevole che gli autori i quali si occupano di spiegare le proprietà e le reazioni dell’individuo adulto abbiano dedicato assai piú attenzione a quell’epoca antecedente che è costituita dalla vita degli antenati, dunque abbiano attribuito all’ereditarietà un influsso assai piú grande che all’altra epoca anteriore, che già ricade nell’esistenza individuale della persona, cioè all’infanzia. Si dovrebbe credere che l’influsso di questo periodo della vita fosse piú facilmente comprensibile e avesse il diritto di essere tenuto in maggior conto dell’ereditarietà [Nota aggiunta nel 1914. Non è neppure possibile conoscere esattamente la parte che spetta in tutto ciò all’ereditarietà, prima di aver valutato quella che appartiene all’infanzia]. Nella letteratura si trovano, invero, annotazioni occasionali su di una precoce attività sessuale dei bambini piccoli, su erezioni, masturbazione e persino condotte analoghe al coito, ma sempre solamente come fatti eccezionali, come curiosità o come esempi terribili di corruzione inconsiderata. Nessun autore, per quel che ne so, ha riconosciuto chiaramente la regolarità, la normalità di una pulsione sessuale nell’infanzia, e nei volumi ormai numerosi sullo sviluppo del bambino il capitolo “Sviluppo sessuale” viene perlopiú trascurato.

 

amnesia infantile La ragione di questa strana negligenza io la cerco in parte nei riguardi convenzionali, dei quali gli autori tengono conto in seguito alla loro stessa educazione, e d’altra parte in un fenomeno psichico che finora si è sottratto a ogni spiegazione. Intendo alludere alla caratteristica amnesia che alla maggior parte degli uomini (non a tutti!) nasconde gli anni della loro infanzia, fino al sesto od ottavo anno di vita. Finora a nessuno è passato per la testa di meravigliarsi di questa amnesia; eppure ne avremmo tutti i motivi. Infatti ci raccontano che in quegli anni, dei quali piú tardi non abbiamo mantenuto nella memoria se non taluni frammenti di ricordi incomprensibili, avremmo reagito vivacemente a impressioni; che sapevamo esprimere dolore e gioia in modo umano; che avremmo mostrato amore, gelosia e altre passioni, le quali allora ci commovevano violentemente, anzi che avremmo detto cose che dagli adulti furono notate come buone prove di intelligenza e di incipiente capacità di giudizio. E di tutto ciò noi in quanto adulti non sappiamo, per parte nostra, nulla. Come mai la nostra memoria è cosí indietro rispetto a tutte le altre attività della nostra psiche? Abbiamo ragioni per credere che essa non sia stata in nessun altro periodo della vita piú capace di ricevere e di riprodurre che, per l’appunto, negli anni dell’infanzia.

D’altro canto siamo costretti a supporre, o ce ne possiamo convincere mediante l’indagine psicologica su altri individui, che le stesse impressioni che abbiamo dimenticato hanno cionondimeno lasciato dietro di sé le tracce piú profonde della nostra vita psichica e sono diventate determinanti per tutto il nostro sviluppo ulteriore. Dunque non può trattarsi affatto di una fine effettiva delle impressioni d’infanzia, bensí di un’amnesia, simile a quella determinata da esperienze posteriori che osserviamo nei nevrotici, e l’essenza della quale consiste in un puro e semplice allontanamento dalla coscienza (rimozione). Ma quali forze producono questa rimozione delle impressioni d’infanzia? Chi risolvesse questo enigma, avrebbe chiarito anche l’amnesia isterica.

Per intanto, non vogliamo trascurare di sottolineare che l’esistenza dell’amnesia infantile stabilisce un nuovo punto di confronto tra lo stato psichico del bambino e quello dello psiconevrotico. L’altro l’abbiamo incontrato prima, quando siamo giunti a precisare che la sessualità degli psiconevrotici è rimasta allo stadio infantile o ad esso è stata ricondotta. Ma allora può darsi che anche l’amnesia infantile, a sua volta, sia da porre in relazione con gli impulsi sessuali dell’infanzia!

Del resto, collegare l’amnesia infantile a quella isterica è piú che una mera battuta di spirito. L’amnesia isterica, che serve alla rimozione, si spiega soltanto con la circostanza che l’individuo possiede già un patrimonio di tracce mnestiche, le quali sono sottratte a una disponibilità cosciente, e che ora attirano a sé per collegamento associativo il materiale su cui, dalla sfera cosciente, agiscono le forze repulsive della rimozione [Nota aggiunta nel 1914: Non si può intendere il meccanismo della rimozione se si ha riguardo per uno solo di questi due processi, i quali cooperano. Come paragone si potrebbe ricordare il modo con cui il turista viene aiutato a salire sulla punta della Grande Piramide di Giza: da un lato egli viene spinto, dall’altro tirato su]. Senza amnesia infantile, si può dire, non vi sarebbe amnesia isterica.

Concludendo, io ritengo che l’amnesia infantile, la quale fa dell’infanzia di ciascun individuo per cosí dire una specie di epoca preistorica e vi nasconde i primordi della sua vita sessuale, è responsabile del fatto che in generale all’età infantile non si attribuisca valore per lo sviluppo della vita sessuale. Un ricercatore da solo non può riempire la lacuna formatasi in tal modo nella nostra scienza. Fin dal 1896, io ho sottolineato il significato degli anni dell’infanzia per l’insorgere di importanti fenomeni dipendenti dalla vita sessuale, e da allora non ho mai smesso di porre in primo piano per la sessualità il momento infantile.

(S. Freud, Opere, Boringhieri, Torino, 1989, vol. IV, pagg.484-487)

 

B) LA SCOPERTA DELLA SESSUALITÀ INFANTILE

Signore e signori, ora vorrete sapere che cosa abbiamo stabilito, con l’aiuto dei mezzi tecnici descritti, intorno ai complessi patogeni e agli impulsi di desiderio rimossi dei nevrotici.

Ebbene, soprattutto una cosa: l’indagine psicoanalitica riconduce con regolarità veramente sorprendente i sintomi morbosi dei pazienti a impressioni provenienti dalla loro vita amorosa, ci mostra che gli impulsi di desiderio patogeni sono per natura componenti istintive erotiche, e ci costringe ad ammettere che, tra gli influssi che portano alla malattia, la massima importanza debba venir attribuita ai disturbi dell’erotismo, e questo precisamente in entrambi i sessi.

Lo so, questa mia affermazione non sarà creduta volentieri. Persino certi studiosi disposti ad aderire ai miei lavori psicologici, tendono a credere ch’io sopravvaluti l’etiologia dei momenti sessuali, e si rivolgono a me, chiedendomi perché mai anche altre eccitazioni psichiche non dovrebbero dare luogo ai fenomeni della rimozione e della formazione sostitutiva che abbiamo descritto. Ebbene posso rispondere: non so perché non dovrebbero, né vi avrei qualche cosa in contrario, ma l’esperienza dimostra che siffatta importanza non l’hanno, che tutt’al piú possono rafforzare l’effetto dei momenti sessuali, mai però sostituirli. Questo dato di fatto io non l’ho postulato per cosí dire teoricamente; negli Studi sull’isteria pubblicati nel 1895 con Josef Breuer non sostenevo ancora questo punto di vista; dovetti convertirmi ad esso quando le mie esperienze si fecero piú numerose e penetrarono piú a fondo nella materia. Signori, qui tra voi si trovano alcuni dei miei amici e discepoli piú intimi che hanno fatto con me il viaggio a Worcester. Rivolgetevi a loro e udrete che all’inizio tutti dimostrano una profonda incredulità di fronte alla affermazione dell’importanza decisiva dell’etiologia sessuale, sino a che il loro impegno analitico personale non li costrinse a farla propria.

La convinzione nell’esattezza della tesi di cui parliamo non è per la verità resa piú facile dal comportamento dei pazienti. Anziché fornirci premurosamente ragguagli sulla loro vita sessuale, essi cercano di nasconderla con tutti i mezzi. In generale gli uomini non sono sinceri in materia sessuale. Non mostrano liberamente la loro sessualità, ma portano una spessa sopravveste... intessuta di menzogne, per coprirsi, come se ci fosse maltempo nel mondo della sessualità. E non hanno torto, effettivamente sole e vento non sono favorevoli nel nostro mondo civile all’attività sessuale; in verità nessuno di noi può svelare liberamente agli altri il proprio erotismo. Appena però i vostri pazienti si sono accorti che possono stare a loro agio durante il trattamento, depongono quella veste di menzogne e solo allora siete in grado di farvi un giudizio sulla nostra questione controversa. Purtroppo anche i medici, nel loro rapporto personale con i problemi della vita sessuale non sono privilegiati rispetto ad altri esseri umani e molti di loro sono in balia di quella mescolanza di pruderie e di concupiscenza che domina la maggior parte degli “uomini civili” in fatto di sessualità.

Mi sia concesso ora di proseguire nella comunicazione dei nostri risultati. In un’altra serie di casi l’indagine psicoanalitica riconduce sicuramente i sintomi non a esperienze sessuali, bensí a banali esperienze traumatiche. Ma questa distinzione è resa insignificante da un’altra circostanza. Il lavoro analitico necessario alla radicale chiarificazione e al ristabilimento definitivo di un caso patologico non si ferma infatti mai alle esperienze del periodo di malattia, ma risale in tutti i casi sino alla pubertà e alla prima infanzia del malato, per imbattersi soltanto lí nelle impressioni e negli avvenimenti decisivi per la successiva malattia. Soltanto le esperienze infantili spiegano la sensibilità verso traumi successivi, e soltanto scoprendo e rendendo coscienti queste tracce mnestiche quasi regolarmente dimenticate acquistiamo la forza necessaria per eliminare i sintomi. Giungiamo qui allo stesso risultato ottenuto nell’indagine sui sogni: sono gli imperituri e rimossi impulsi di desiderio dell’infanzia che hanno offerto alla formazione sintomatica la loro forza, senza la quale la reazione a traumi successivi si sarebbe svolta normalmente. Questi potenti impulsi di desiderio dell’infanzia si possono però definire in modo assolutamente generale come sessuali.

Ora però sono piú che mai certo del vostro stupore. Esiste mai una sessualità infantile? chiederete. Non è piuttosto l’età infantile il periodo della vita che è contraddistinto dall’assenza dell’istinto sessuale? Nossignori, non è certo che l’istinto sessuale balzi sui bambini nel periodo della pubertà come il diavolo sulle scrofe nel Vangelo. Il bambino ha i suoi istinti e le sue attività sessuali sin dall’inizio, li porta con sé venendo al mondo, e da essi, attraverso uno sviluppo significativo, ricco di tappe, emerge la cosiddetta sessualità normale dell’adulto. Non è nemmeno difficile osservare le manifestazioni di quest’attività sessuale infantile; ci vuole piuttosto una certa arte per tralasciarla o per misconoscerla.

Il favore della sorte mi pone in condizione di fare appello dalla vostra stessa cerchia a un testimone delle mie affermazioni. Eccovi un lavoro di Sanford Bell, che è stato riportato nel 1902 sull’“American Journal of Psychology”. L’autore è membro (fellow) della Clark University, dello stesso istituto nei cui locali ci troviamo. In questo lavoro intitolato: A preliminary study of the emotion of love between the sexes [Studio preliminare dell’emozione amorosa tra i sessi], apparso tre anni prima dei miei Tre saggi sulla teoria sessuale, egli dice esattamente quello che vi ho or ora detto: “L’emozione dell’amore sessuale... non fa la sua comparsa per la prima volta nel periodo dell’adolescenza, come si è pensato”. L’autore ha lavorato, probabilmente in Europa, secondo lo stile americano, raccogliendo nel corso di quindici anni non meno di 2500 osservazioni positive, 800 delle quali personali. Dei segni attraverso i quali si manifestano questi stati d’innamoramento, egli dice: “Una mente spregiudicata, nell’osservare queste manifestazioni in centinaia di coppie di bambini, non può fare a meno di riferirle a un’origine sessuale. Lo spirito piú esigente è soddisfatto, allorché a queste osservazioni vengano aggiunte le confessioni di coloro che hanno da bambini provato tale emozione a un grado notevole d’intensità e i cui ricordi d’infanzia sono relativamente distinti”. Ma coloro tra voi che non volevano credere alla sessualità infantile saranno sorpresi soprattutto nell’udire che tra questi bambini precocemente innamorati non pochi si trovano nella tenera età di tre, quattro e cinque anni.

Non mi meraviglierei se prestaste piú fede a queste osservazioni di uno stretto compatriota che alle mie. Io stesso ho avuto recentemente la fortuna di ricavare dall’analisi di un ragazzo di cinque anni sofferente d’angoscia – analisi effettuata a regola d’arte dal padre – un quadro piuttosto completo delle manifestazioni istintuali somatiche e delle produzioni psichiche in uno dei primi stadi della vita amorosa infantile. E mi è lecito ricordarvi che poche ore fa in questa sala il mio amico C. G. Jung vi ha letto l’osservazione di una bambina ancor piú piccola, che per il medesimo motivo del mio paziente – la nascita di una sorellina – rivelò con certezza quasi gli stessi impulsi sensuali, le stesse configurazioni di desideri e di complessi. Non dispero quindi che voi riusciate a familiarizzarvi con l’idea, a prima vista sorprendente, della sessualità infantile, e vorrei inoltre porvi dinanzi l’esempio famoso dello psichiatra zurighese Eugen Bleuler, che ancora pochi anni fa dichiarava pubblicamente di “stare di fronte alle mie teorie sessuali senza comprenderle” e che da allora ha confermato attraverso osservazioni personali la sessualità infantile in tutta la sua estensione.

Che la maggior parte degli uomini, siano essi osservatori clinici oppure no, si rifiuti di ammettere la vita sessuale del bambino, si può spiegare persino con troppa facilità. Essi hanno dimenticato, sotto la pressione dell’educazione alla civiltà, la loro attività sessuale infantile, e adesso non vogliono che si ricordi loro ciò che è stato rimosso. Giungerebbero ad altre convinzioni, ove cominciassero l’indagine da un’autoanalisi, da una revisione e interpretazione dei loro ricordi d’infanzia.

Abbandonate i dubbi e accingetevi con me a valutare equamente, sin dai primissimi anni, la sessualità infantile. L’istinto sessuale del bambino si rivela altamente composito e consente uno smembramento in molte componenti, che provengono da varie fonti. Esso è innanzitutto ancora indipendente dalla funzione riproduttiva, al cui servizio si porrà in seguito. Serve al raggiungimento di vari tipi di sensazione piacevole, che in base ad analogie e correlazioni raccogliamo sotto l’espressione di piacere sessuale. La fonte principale del piacere sessuale infantile è l’idonea eccitazione di determinate zone del corpo particolarmente eccitabili, e cioè, oltre ai genitali, dell’orifizio orale, anale e uretrale, anche della pelle e di altre superfici sensoriali. Poiché in questa prima fase della vita sessuale infantile la soddisfazione viene ottenuta sul proprio corpo e prescindendo da un oggetto estraneo, la chiamiamo, secondo un termine coniato da Havelok Ellis, fase dell’autoerotismo. I punti rilevanti per il raggiungimento del piacere sessuale li chiamiamo zone erogene. Il poppare o succhiare estasiato dei bambini molto piccoli è un buon esempio di siffatto soddisfacimento autoerotico a partire da una zona erogena; il primo osservatore scientifico di questo fenomeno, un pediatra di nome Lindner di Budapest, lo ha interpretato esattamente come soddisfacimento sessuale e ne ha descritto esaurientemente il passaggio ad altre e piú elevate forme di attività sessuale. Un altro soddisfacimento sessuale di questo periodo è l’eccitazione masturbatoria dei genitali, che conserva tanta importanza per la vita successiva e non viene mai del tutto superata da molti individui. Accanto a queste e altre attività autoerotiche, nel bambino si manifestano molto precocemente quelle componenti istintuali del piacere sessuale ovvero, come ci piace dire, della libido, che presuppongono come oggetto una persona estranea. Questi istinti compaiono a coppie antitetiche, come attivi e passivi; vi cito quali rappresentanti piú significativi di questo gruppo il piacere di procurare dolori (sadismo) con la sua controparte passiva (masochismo), e il piacere di guardare, sia attivo che passivo: dal primo si dirama in seguito il desiderio di sapere, dal secondo l’impulso all’esibizione artistica e scenica. Altre attività sessuali del bambino rientrano già nell’àmbito della scelta oggettuale, in cui diventa essenziale una persona estranea, che deve la sua importanza, originariamente, a una cautela dell’istinto di autoconservazione. La differenza dei sessi non ha però ancora una parte decisiva in questo periodo dell’infanzia; sicché potete attribuire a ogni bambino, senza fargli torto, una piccola componente omosessuale.

Questa vita sessuale del bambino, confusa, varia ma dissociata, in cui il singolo istinto persegue la conquista del piacere indipendentemente da ogni altro, subisce ora un concentramento e un’organizzazione in due direzioni principali, per cui con il concludersi del periodo puberale il carattere sessuale definitivo dell’individuo è per lo piú perfettamente formato. Da una parte i singoli istinti si sottomettono alla sovranità della zona genitale, sicché tutta la vita sessuale si pone al servizio della riproduzione e il soddisfacimento di essa conserva ancora importanza solo come preparazione e agevolazione dell’atto sessuale vero e proprio. Dall’altra parte la scelta oggettuale respinge l’autoerotismo, di modo che nella vita amorosa tutte le componenti dell’istinto sessuale pretendono ora d’essere soddisfatte sulla persona amata. Ma non tutte le componenti istintuali originarie sono ammesse a partecipare a questa definitiva fissazione della vita sessuale. Ancor prima del periodo puberale sono state imposte, sotto l’influsso dell’educazione, rimozioni estremamente energiche di certi istinti, e sono state prodotte forze psichiche come pudore, disgusto, morale, che controllano queste rimozioni come guardiani. Quando poi nel periodo della pubertà sopraggiunge la marea del bisogno sessuale, essa trova, nelle suddette formazioni psichiche di reazione e di resistenza, degli argini che le prescrivono il deflusso verso le vie cosiddette normali e le rendono impossibile la rianimazione degli istinti che soggiacciono alla rimozione. Sono soprattutto i moti di piacere coprofilo dell’infanzia, vale a dire quelli connessi con gli escrementi, che vengono colpiti piú a fondo dalla rimozione, e inoltre la fissazione alle persone della primitiva scelta oggettuale.

Una tesi della patologia generale dichiara che ogni processo di sviluppo porta con sé i germi della disposizione patologica, in quanto può essere inibito, ritardato o svolto in modo incompleto. Questo vale anche per lo sviluppo cosí intricato della funzione sessuale. Esso non avviene in modo pieno in tutti gli individui, e in questo caso si lascia dietro anormalità o tendenze a una malattia successiva nel senso di una involuzione (regressione). Può accadere che non tutti gli istinti parziali si sottomettano al dominio della zona genitale; un istinto rimasto indipendente produce in seguito ciò che chiamiamo una perversione, che può sostituire la propria meta a quella sessuale normale. Come ho già detto, càpita molto spesso che l’autoerotismo non venga completamente superato, e ne sono testimonianza in seguito i piú svariati disturbi. L’originaria equivalenza di entrambi i sessi come oggetti sessuali può mantenersi e ne risulterà nella vita matura una tendenza all’attività omosessuale, che può crescere eventualmente sino a omosessualità esclusiva. Questa serie di disturbi corrisponde alle inibizioni dirette di sviluppo della funzione sessuale; essa comprende le perversioni e l’infantilismo generico della vita sessuale, che non è affatto raro.

La disposizione alle nevrosi è deducibile in altro modo da un’offesa dello sviluppo sessuale. Le nevrosi si comportano rispetto alle perversioni come il negativo rispetto al positivo; in esse si possono ravvisare, quali portatrici dei complessi e formatrici dei sintomi, le stesse componenti istintuali delle perversioni, che qui però agiscono dall’inconscio; esse hanno dunque subito una rimozione, ma sono riuscite in opposizione a questa ad affermarsi nell’inconscio. La psicoanalisi ci consente di riconoscere che una manifestazione eccessiva di questi istinti in periodi molto precoci porta a una specie di fissazione parziale, che rappresenta ora un punto debole nel complesso della funzione sessuale. Se nella vita matura l’esercizio della funzione sessuale normale incontra ostacoli, la rimozione del periodo di sviluppo viene infranta proprio nei punti in cui si sono avute le fissazioni infantili.

Ora forse obietterete: in fondo tutto questo non è sessualità. Ho usato la parola in un senso molto piú lato di quanto siate soliti intendere. Lo ammetto volentieri. Ma si tratta di vedere se non siete piuttosto voi che usate la parola in senso troppo ristretto, limitandola all’àmbito della riproduzione. Voi sacrificate in questo modo la comprensione delle perversioni, il nesso tra perversione, nevrosi e vita sessuale normale, e non siete piú in grado di riconoscere nel loro vero significato le prime mosse – facilmente osservabili – della vita amorosa, somatica e psichica, dei bambini. Ma in qualunque modo vogliate decidere dell’uso della parola, tenete fermo il fatto che lo psicoanalista intende la sessualità in quel senso pieno a cui si giunge attraverso la corretta valutazione della sessualità infantile.

Torniamo ora ancora una volta allo sviluppo sessuale del bambino. Abbiamo in proposito parecchie cose da aggiungere, dato che abbiamo concesso la nostra attenzione piú alle manifestazioni somatiche che a quelle psichiche della vita sessuale. La primitiva scelta oggettuale del bambino, che deriva dal suo bisogno d’aiuto, esige ancora il nostro interesse. Essa si rivolge in un primo momento a tutte le persone che lo curano, ma ben presto queste passano in secondo piano rispetto ai genitori. Il rapporto dei bambini con i loro genitori non è affatto privo di elementi di una contemporanea eccitazione sessuale, stando a quel che dimostrano concordemente l’osservazione diretta del bambino e una successiva indagine analitica dell’adulto. Il bambino fa di entrambi i genitori, e soprattutto di uno di essi, l’oggetto dei suoi desideri erotici. Di solito si adegua addirittura a una sollecitazione dei genitori, la cui tenerezza ha i piú chiari connotati di un’attività sessuale, anche se inibita nelle sue mete. Di regola il padre predilige la figlia, la madre il figlio; il bambino reagisce desiderando di essere, se figlio, al posto del padre, se figlia, al posto della madre. I sentimenti che si risvegliano in questi rapporti tra genitori e figli e in quelli modellati su di essi tra fratelli, non sono soltanto di tipo positivo, affettuoso, ma anche negativo, ostile. Il complesso cosí formato è destinato a una rapida rimozione, ma esercita ancora dall’inconscio un’azione straordinaria e persistente. Ci è permesso esprimere la congettura che con le sue diramazioni esso rappresenti il complesso nucleare di ogni nevrosi, e ci aspettiamo di incontrarlo, non meno efficace, in altri campi della vita psichica. Il mito del re Edipo che uccide suo padre e ottiene per moglie sua madre, è un’espressione ancora scarsamente modificata del desiderio infantile, al quale si oppone piú tardi repressivamente la barriera dell’incesto. La poesia dell’Amleto di Shakespeare nasce sul medesimo terreno del complesso incestuoso, questa volta meglio mascherato.

Nel periodo in cui è dominato dal complesso nucleare non ancora rimosso, il bambino rivolge una parte significativa della sua attività intellettuale agli interessi sessuali. Comincia a indagare da dove vengano i bambini, e utilizzando gli indizi offertigli intuisce le situazioni reali piú di quanto gli adulti possano supporre. Di solito il suo interesse di ricercatore è stato destato dalla minaccia materiale costituita da un bambino nuovo arrivato, nel quale in un primo momento vede soltanto il rivale. Sotto l’influsso degli istinti parziali attivi in lui stesso, egli giunge a un gran numero di teorie sessuali infantili: assegna per esempio lo stesso genitale maschile a entrambi i sessi, pensa che i bambini vengano concepiti attraverso il cibo e nascano dall’estremità intestinale, considera il rapporto dei sessi come un atto ostile, una specie di sopraffazione. Ma proprio l’incompiutezza della sua costituzione sessuale e la lacunosità del suo sapere, legata all’ignoranza del canale genitale femminile, costringono il piccolo ricercatore a sospendere il suo lavoro per mancanza di risultati. Il fatto stesso di quest’indagine infantile, nonché le singole teorie sessuali infantili portate alla luce attraverso di essa, conservano un’importanza decisiva per la formazione del carattere del bambino e per il contenuto della sua futura malattia nevrotica.

È inevitabile e assolutamente normale che il bambino faccia dei genitori gli oggetti della sua prima scelta amorosa. Ma la sua libido non deve rimanere fissata a questi primi oggetti, bensí prenderli in seguito soltanto come modello, passando da essi, nel periodo della scelta oggettuale definitiva, a persone estranee. Il distacco del bambino dai genitori diventa in questo modo un compito inevitabile, qualora non si voglia pregiudicare la capacità sociale del giovane individuo. Nel periodo in cui la rimozione opera una scelta tra gli istinti parziali della sessualità, e piú tardi, quando dev’essere allentato l’influsso dei genitori che in sostanza ha sostenuto le spese di queste rimozioni, al lavoro educativo spettano grandi compiti che attualmente non vengono certo sempre assolti in maniera comprensiva e ineccepibile.

Signore e signori, vorrei non pensaste per caso che con queste discussioni sulla vita sessuale e lo sviluppo psicosessuale del bambino ci siamo troppo allontanati dalla psicoanalisi e dal compito dell’eliminazione dei disturbi nervosi. Se volete, potete descrivere il trattamento psicoanalitico semplicemente come un’educazione continua al superamento dei residui infantili.

 

(S. Freud, Filosofia e psicoanalisi, a cura di S. Noravia, La Nuova Italia, Firenze, 1983, pagg. 38-48)