Paolo, i filosofi greci

Numerosi sono gli aspetti filosoficamente rilevanti del pensiero di san Paolo (la sua dottrina sulla libertà, sui modi di essere, ecc.). Proponiamo la lettura della descrizione dell’incontro di Paolo con i filosofi di Atene, in cui emerge – nonostante il tentativo di rifarsi a parametri culturali dei Greci – la difficoltà del cristianesimo a parlare la stessa lingua dei Greci; questa difficoltà produrrà una lunga serie di incomprensioni e di conflitti.

 

Atti degli Apostoli, 17, 16-34

a) Paolo ad Atene

 

                Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli. Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale con quelli che incontrava. Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: “Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?”. E altri: “Sembra essere un annunziatore di divinità straniere”; poiché annunziava Gesú e la resurrezione. Presolo con sé, lo condussero sull’Areopago e dissero: “Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta”. Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo piú gradito che parlare e sentir parlare.

 

b) Discorso di Paolo davanti all’Areopago

 

1             Allora Paolo, alzatosi in mezzo all’Areopago, disse: “Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un’ara con l’iscrizione: “Al Dio ignoto”. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell’uomo né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della Terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti han detto:

“Poiché di lui stirpe noi siamo”.

2             Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all’oro, all’argento e alla pietra, che porti l’impronta dell’arte e dell’immaginazione umana. Dopo esser passato sopra ai tempi dell’ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la Terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura con il risuscitarlo dai morti”.

                Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: “Ti sentiremo su questo un’altra volta”. Cosí Paolo uscí da quella riunione. Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi l’Areopagita, una donna di nome Damaride e altri con loro.

 

(La Bibbia di Gerusalemme, EDB-Borla, Bologna, 1971, pagg. 2369-2371)