Bene ribadire anche oggi l’opposizione a ogni violenza, compresa naturalmente quella sulle donne. Ma non bisogna cadere nella trappola dell’ideologia neoliberale, che mira a frantumare il conflitto di classe e a orizzontalizzarlo in microconflitti interni alla classe dominata. L’ordine turbocapitalistico prova in ogni guisa a frammentare il conflitto di classe, contrapponendo gli ultimi mediante conflittualità orizzontali di classe interne alla stessa classe: del tipo migranti contro autoctoni, omosessuali contro eterosessuali, fascisti contro antifascisti, comunisti contro anticomunisti, credenti contro atei, e naturalmente uomini contro donne. Lo ribadiamo ancora una volta: il conflitto non è tra uomini e donne, ma tra sfruttatori e sfruttati, uomini o donne che siano. In ogni epoca storica, peraltro, le donne delle classi abbienti avevano più potere degli uomini delle classi popolari: Cleopatra più degli uomini che trascinavano i blocchi per le piramidi, Ursula von der Leyen più degli uomini che lavorano in fabbrica. Il conflitto verticale tra servo e signore, tra sfruttati e sfruttatori deve essere rimesso al centro del pensiero e dell’azione politica, respingendo al mittente le manipolazioni neoliberali.

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