Libri di Diego Fusaro

Alcune semplici domande socratiche intorno al referendum di questo fine settimana. Perché coloro che hanno indetto il referendum, se tengono tanto ai diritti del lavoro, quando erano al governo sono stati i protagonisti nel rimuoverli e nel colpire duramente le classi lavoratrici? Perché dicono di voler ristabilire con il referendum quei diritti che loro stessi, senza referendum ma governando, hanno rimosso vergognosamente? Ricordo pacatamente a tutti che la sinistra neoliberale è stata, se mai è possibile, perfino più solerte della destra neoliberale nel tutelare le ragioni del capitale contro il lavoro negli anni in cui ha governato (Jobs act, rimozione dell’articolo 18, precarizzazione del lavoro, eccetera). Ricordo a tutti che questi novelli amanti dei lavoratori e dei loro diritti hanno appoggiato con solerzia sia Mario Draghi, sia Mario Monti, sia quell’Unione Europea che si regge esattamente sulla demolizione dello Stato sociale e dei diritti del lavoro in nome della libera competitività. La mia ipotesi di lavoro è la seguente: costoro sanno già in partenza, e ne sono felici, che il referendum fallirà, e in tal guisa tutto resterà come prima ma loro si saranno ripuliti la coscienza e si saranno mostrati per quello che non sono, cioè per difensori delle classi lavoratrici e dei loro diritti. E avranno magari guadagnato qualche consenso in più. Ché altrimenti, lo ripeto, non si spiega perché quando erano al governo non hanno mai fatto nulla per i lavoratori e tutto hanno sempre fatto contro i lavoratori.