Si è già ampiamente richiamata l’attenzione sull’assurda posizione recentemente assunta dalla “capitana” Carola Rackete, la quale si è espressa favorevolmente in relazione all’invio di armi a Kiev in vista dell’attacco contro la Russia di Putin. Ci si è meno soffermati, tuttavia, sulle mendaci e ipocrite ragioni addotte dalla capitana teutonica. La quale ha disinvoltamente asserito che è giusto supportare “gli oppressi”. In termini generali e astratti, la capitana teutonica ha perfettamente ragione: hegelianamente, la verità del processo sta nel servo e non nel signore. Ed è dunque il servo che merita di essere supportato nella sua lotta di liberazione. Ma nel caso specifico la posizione della sacerdotessa della sinistra neoliberale è palesemente assurda e contraddittoria. Nel concreto diagramma dei rapporti di forza, chi sono infatti realmente “gli oppressi”? Questo significa pensare dialetticamente, cioè cogliere la logica concreta della realtà effettiva di volta in volta cangiante. Non dimentichiamo che questa non è la guerra della Russia contro l’Ucraina, essendo invece la guerra della NATO e dell’Occidente, anzi dell’uccidente liberal-atlantista contro la Russia di Putin, colpevole di non piegarsi servilmente al nuovo ordine mondiale americanocentrico. Sicché l’invio di armi a Kiev non è affatto un sostegno agli oppressi, essendo invece platealmente un supporto fornito agli oppressori. Più precisamente, si tratta di un supporto dato alla guerra che la civiltà dell’hamburger sta conducendo contro la Russia utilizzando Kiev come semplice instrumentum belli. Possiamo ben dire, come già altra volta abbiamo detto, che con la mossa della capitana teutonica la sinistra arcobaleno ha gettato definitivamente la maschera: non soltanto essa supporta puntualmente e vergognosamente le battaglie del capitale contro il lavoro, chiamando progresso la deemancipazione capitalistica. Adesso la new left dell’arcobaleno rivela di essere in tutto e per tutto dalla parte dell’imperialismo statunitense, salutato ovviamente come guerra giusta contro le dittature e i totalitarismi, secondo le categorie neoliberali in auge e ormai assimilate pienamente anche dalle sinistre neoliberali che trovano nella capitana teutonica una propria esponente di punta. Come ho cercato di mostrare estesamente nel mio studio “Sinistrash”, la lotta per il lavoro contro il capitale e quella per la liberazione nazionale contro l’imperialismo sono storicamente i due capisaldi della sinistra rossa, quella rappresentata iconicamente dalla falce e dal martello: ebbene, la sinistrash neoliberale e padronale, rappresentata dall’icona dell’arcobaleno dei capricci di consumo per ceti abbienti, ha preso definitivamente congedo da quei capisaldi teorici e pratici per consegnarsi integralmente alla celebrazione del capitale contro il lavoro e dell’imperialismo a stelle e strisce contro le lotte di liberazione nazionale. Valgono davvero in relazione al quadrante sinistro della politica occidentale le parole dei sonetti di Shakespeare: “più delle erbacce puzzano i gigli marciti”.
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