Socrate

Sta facendo discutere, anche se non abbastanza, l’imbarazzante resa dei leader del G7, il consesso dei Paesi più potenti del pianeta: essi hanno vergognosamente promesso a Donald Trump di esentare le multinazionali Usa dalla tassa minima globale del 15% concordata da oltre 140 Paesi nel 2021 e recepita perfino dalla tecnocrazia repressiva della Ue nel 2024. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sacerdotessa dei mercati apatridi e vestale del turbo capitalismo no border, ha sostenuto convintamente che quell’accordo va attuato. Donald Trump, come prevedibile, giubila ed esulta. E molti capita insanabilia continuano a pensare scioccamente che egli rappresenti l’alternativa all’ordine dominante! Questo patto sciagurato giova una volta di più a comprendere la reale essenza del sistema turbocapitalistico sans frontières: in sostanza, i lavoratori e i ceti medi sono letteralmente suppliziati da una tassazione ogni giorno più iniqua, che in non rari casi supera ormai direttamente il 50%. Per parte loro, i colossi apolidi e le big companies agiscono in qualità di attori esentasse, figurando a tutti gli effetti come evasori fiscali a norma di legge. In un sistema-mondo vagamente sensato, la tassazione dovrebbe essere progressiva, e dunque colpire in misura maggiore i grandi gruppi del capitale e in misura minore le classiche vivono del proprio lavoro. Ma nel “mondo rovesciato” in cui ci troviamo nostro malgrado a vivere, per riprendere la nota formula di Marx, accade esattamente il contrario: è una costante del sistema capitalistico, dagli anni ottanta del “secolo breve”, la tendenza ad alleviare la tassazione alle classi dominanti per inasprirla sempre più al popolo degli abissi, promuovendo in forma sempre più accentuata quella disuguaglianza che sembra oggi la reale cifra del sistema tecnocapitalistico. Per non tacere, poi, delle truffe e dei raggiri che puntualmente vengono utilizzati dalle compagnie no border, come ad esempio i paradisi fiscali e le lavanderie senza frontiere, stratagemmi mediante i quali detti gruppi riescono frequentemente a eludere le già risibili tassazioni a cui sono sottoposti. I governi che prendono parte al G7 si piegano, come sempre, ai desiderata del capitale senza confini e delle sue classi di riferimento. Con ciò, rivelano una volta di più come la politica, al tempo del neoliberismo cosmopolita, sia ormai soltanto la continuazione dell’economia con altri mezzi e lo Stato capitalistico figuri esso stesso come “il comitato d’affari dei ceti dominanti”, per riprendere un’altra nota formula di Marx. Lo Stato neoliberale – diceva Foucault – non governa i mercati, governando invece per i mercati. Come sempre, torna a risuonare la vecchia domanda già platonica: perché gli internati dell’antro caliginoso, anziché adoperarsi per promuovere la propria liberazione, amano le proprie catene e si battono contro ogni eventuale proposta di evasione? Perché essi sono disposti ad accettare, con ebete o con cupa rassegnazione, il sistema della dominazione capitalistica che ogni giorno li opprime di più? Ogni pancia vuota dovrebbe pur sempre costituire un robusto argomento contro il sistema della disuguaglianza senza confini. E invece le pance vuote, complici le strategie narrative degli araldi della propaganda, molto spesso amano il sistema capitalistico e, paradossalmente, odiano i poveri, pur essendo essi stessi sempre più poveri.

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