L’eccesso di informazioni, in assenza di un opportuno codice codificatore, è foriero di assoluta confusione. Si rischia di concentrarsi sul singolo albero, dimenticando un approccio olistico che consenta di orientarsi nell’evoluzione dell’intera foresta. Bisogna osservare la stella polare per ritrovare i punti cardinali.

L’errore (e direi anche l’orrore) degli economisti classici è credere che il tempo sia omogeneo. In prossimità di una transizione di fase il tempo corre: ghiacciata una porzione di sistema, l’intero sistema celermente congelerà. Siamo in un periodo di fluttuazioni elevate che rischiano di assurgere all’opalescenza critica con repentini cambiamenti di stato.

Si sono lanciati generici allarmi sul deterioramento dei conti pubblici, credendo siano possibili graduali e poco dolorosi aggiustamenti; ormai il tempo dell’economia non si misura più in anni, tutto sta accelerando. Gli eventi precipitano: il punto critico è vicino.

Mediante analogia con il Secondo Principio della Termodinamica si è sostenuto come l’Euro abbia creato una situazione di innaturale staticità realizzando un vincolo mortale per le economie dei vari Stati. L’Euro, non come idea di un sistema unico, bensì nella sua intrinseca rigidità ha rappresentato l’apice teorico dei dogmi neo-classici e dell’economia basata sull’equilibrio statico mortale, un organismo geneticamente modificato incapace di suscitare emozioni. Voleva nascere mettendo insieme l’allegria dei latini con l’efficienza teutonica, salvo poi ritrovarsi con l’allegria teutonica e l’efficienza dei latini.

Urgono soluzioni rapide: il minibot è forse una delle più efficaci.

Il 28 maggio la Camera ha approvato una mozione concernente il pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione nei confronti delle aziende mediante “la cartolarizzazione dei crediti fiscali, anche attraverso strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio”, i cosiddetti minibot.

Draghi ha dichiarato esplicitamente che i minibot “o sono moneta, e quindi illegali, o sono debito”.

Sulla seconda parte Draghi ha tecnicamente ragione, ma solo tecnicamente. I crediti commerciali corrispondono ad un impegno di spesa già effettuato dalla pubblica amministrazione; ergo sono già contabilizzate in bilancio e conteggiate nel deficit di bilancio. Esiste però una convenzione contabile secondo la quale i crediti commerciali non vengono conteggiati nel debito pubblico da considerare per il rispetto delle regole UE sul rapporto debito/PIL: sono debiti esistenti, ma nascosti. Da precisare che, qualora l’impresa cedesse il proprio credito ad una banca, il credito commerciale si trasformerebbe in un credito della banca verso lo Stato ed in tal caso verrebbe computato nel calcolo del debito pubblico “ufficiale”. In parole povere una semplice cessione di credito farebbe magicamente ricomparire (da un punto di vista contabile) il debito.

Tralasciando i giochi di prestigio contabili, è molto più interessante l’associazione tra moneta e minibot.

L’art. 128 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea recita che “Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale”. I minibot sarebbero dunque “illegali” soltanto se utilizzati come moneta legale (imponendone il corso forzoso, ossia l’obbligo legale di accettare il buono in pagamento), ma non vi sarebbe alcuna violazione qualora venissero utilizzati come strumento di scambio e di riserva di valore, cioè come moneta in senso economico. I buoni pasto, o i vecchi gettoni telefonici, rappresentano l’emblematico esempio di moneta in senso economico.

I minibot, come moneta economica, verrebbero utilizzati per il pagamento delle imposte e una simile convertibilità immediata garantirebbe l’accettazione fiduciaria alla pari del loro valore nominale (la controparte sarebbe lo stesso Stato). In parole povere i minibot determinerebbero una monetizzazione del debito, un aumento della liquidità buona, la possibilità di riscaldare l’economia reale invertendo il processo termodinamico che ha determinato la segregazione tra economia reale (in deflazione) ed economia finanziaria (in iperinflazione).

I minibot potrebbero fungere da diavoletto di maxwell, ossia canalizzare risorse dal sistema finanziario al sistema reale.

I minibot sono considerati un attentato contro l’ordine costituito per una duplice ragione: parziale riappropriazione della moneta (seppur teoricamente in senso meramente economico) da parte dello Stato, realizzazione di scialuppa di salvataggio in caso di fallimento dell’Euro.

Realizzando i minibot, lo Stato potrebbe finanziarsi senza pagare interessi, potrebbe, seppur parzialmente, riprendersi un controllo della moneta. I BoT non sono altro che titoli elettronici, ma i minibot verrebbero stampati, secondo quanto sostengono talune fonti, utilizzando le presse della lotteria statale. Una moneta in senso economico che nell’opinione comune assurgerebbe al ruolo di moneta con valore legale.

Le chiassose proteste mi fanno sovvenire una frase attribuita a Mayer Rotschild che recita:” Give me control of a nation’s money supply and I care not who makes its laws”, ossia :”Datemi il controllo della moneta di una nazione e non mi importa di chi fa le sue leggi”.

Rammentiamo che fino al 1981, la Banca d’Italia, che emetteva moneta, doveva sottoscrivere tutti i titoli del debito pubblico emessi dal Tesoro e dunque fungeva da compratore obbligato. Con il divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia a partire dall’asta dei BoT del Luglio 1981, l’assenza di un compratore obbligato determinò tassi di interesse positivi in termini reali e di conseguenza l’aumento del debito rispetto al prodotto nazionale.

Apertis verbis, i minibot rappresenterebbero una uscita d’emergenza (per quanto tortuosa e difficile da percorrere) nel caso di fallimento dell’euro, una scialuppa di salvataggio nel caso in cui la nave colasse a picco: così come accaduto ai passeggeri del Titanic poco prima dell’esiziale schianto, un freddo raggelante rivela che l’iceberg è quanto mai vicino.

Un paese che versa a Bruxelles più di quanto riceva in fondi europei, che ha un attivo di bilancia commerciale e con un’alternativa pronta già nelle tasche dei cittadini, potrebbe chiedere molto all’UE. In uno scontro con l’UE, l’Italia si troverebbe così a negoziare da una posizione di forza.

Difficilmente si ripeterà una simile congiuntura internazionale per sfuggire al cappio che stringe sempre di più. In assenza di forza e coraggio, si morirà di lento soffocamento ed i pirati celermente si prodigheranno a depredare le enormi ricchezze Italiane.

Mentre Ilio era stanca per la presenza degli scontri intestini ed i troiani sfiduciati, la notte priva di luna si appropinquava ed all’esterno i nemici completavano l’accerchiamento. Nell’ora in cui le ombre erano più lunghe, dal cavallo uscirono i nemici che spalancarono le porte: i pochi uomini vigili vennero presto ridotti all’impotenza.

L’ora del grande saccheggio rischia di avvicinarsi: il vitello grasso della Zona Euro, indebolito dal mangime avariato con il quale è stato nutrito, è pronto ad essere divorato.

Si avrà la forza ed il coraggio di procedere nella guerra per la sopravvivenza? La mozione della Camera è derubricabile al ruggito di coniglio, oppure è il primo squillo di tromba di una battaglia campale? Ai posteri l’ardua sentenza.

Leon Zingales
Phd in Fisica e Matematica


Citazioni

“È stato omesso il principale dovere dello Stato, che consiste nel porre anzitutto ognuno in possesso di quel che gli spetta. Non si può però soddisfare un tale dovere se non allorché sia annientata l’anarchia del commercio, proprio come si è un po’ alla volta neutralizzata l’anarchia politica,”. (J.G. Fichte, "Lo Stato commerciale chiuso")








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Diego Fusaro