Socrate

Il mercato delle auto elettriche in Europa sta vivendo un visibilissimo calo in tutta Europa. A novembre del 2024, le vendite sono diminuite del 9,5% rispetto all’anno precedente. Tale calo si è registrato pure in alcuni dei principali mercati europei, come Germania, Francia e Italia. Insomma, la transizione verde imposta dall’alto dal Leviatano Green e dal suo riformismo eco-autoritario sembra incontrare forti resistenze, almeno per quel che concerne uno dei suoi cavalli di battaglia, l’auto elettrica. Il caso dell’auto elettrica ci pare particolarmente significativo per quel che riguarda quelle che potremmo definire con diritto le imposture verdi della ragione governamentale neoliberale. La quale dice in astratto di voler difendere l’ambiente quando in concreto mira a tutelare il profitto verde: tipico del capitalismo è anche il fatto di riuscire a trasformare i propri disastri in fattori di profitto. La vera soluzione ai dilemmi ambientali, che sono un prodotto del capitalismo, consisterebbe nell’esodo del capitalismo stesso: ciò che naturalmente gli architetti della globalizzazione turbocapitalistica aspirano in ogni modo a evitare, tra l’altro proponendo anche una gestione dall’alto dei dilemmi ambientali, secondo quello che potremmo definire a giusto titolo l’ambientalismo neo-liberale. il cui tratto principale sta nel considerare il mercato non come causa del disastro, ma come sua possibile soluzione, favorendo una nuova accumulazione verde del capitalismo. Per quel che riguarda le auto elettriche, abbiamo un classico caso di inganno capitalistico: è indubbiamente vero che, quando circolano nelle nostre città, le auto elettriche inquinano meno rispetto a quelle a benzina. Ma la produzione delle batterie e il loro smaltimento impatta notevolmente sull’ambiente. Insomma, anche le auto elettriche inquinano che non poco, contrariamente a quel che va ripetendo l’ordine discorsivo neoliberale. Si tratta del classico processo ipocrita di esternalizzazione del danno, processo in grazia del quale il capitale proietta i propri disastri altrove rispetto all’occidente, segnatamente li scarica generosamente sui paesi in cui vengono estratti i materiali per produrre le batterie (con un non trascurabile sfruttamento del lavoro umano) o in cui esse vengono smaltite. Le periferie del mondo vengono ancora una volta trattate come risorse disponibili a buon mercato, su cui scaricare i costi del capitale e, in questo caso, la devastazione ambientale. Il capitale sembra vincere sotto più profili, intanto perché con le politiche verdi costringe i cittadini a cambiare l’auto e dunque a valorizzare ulteriormente il capitale; in secondo luogo, poiché esternalizza i costi ambientali, come si diceva. In terzo luogo, infine, giacché riesce a intestarsi la battaglia ambientale, lasciando credere che il solo ambientalismo possibile sia quello neo-liberale orientato al profitto ritinteggiato di verde. Pare però che questa strategia, almeno in relazione alle auto elettriche, non stia ottenendo il consenso sperato.

(Visualizzazioni 1 > oggi 1)