Era ampiamente prevedibile che accadesse. L’iran ha tempestato di missili nella giornata di ieri lo Stato di Israele. Si parla di ben più di 200 missili fatti cadere in modalità pioggia sullo stato di Netanyahu. Come dicevo, si tratta di un accadimento ampiamente prevedibile, se si considera che nelle settimane scorse Israele aveva compiuto impunemente un vero e proprio raid criminale contro lo stato dell’Iran, aggredendo uno stato sovrano come se fosse la cosa più normale e più ovvia del mondo. Ovviamente, come sempre, nel silenzio complice e irresponsabile della cosiddetta comunità internazionale, un altro nome ipocrita dell’Occidente, anzi le dell’uccidente liberal-atlantista, che sempre e comunque giustifica a Israele l’ingiustificabile, di fatto garantendogli una impunità permanente e senza limiti. Come se appunto Israele potesse sempre compiere tutto e di tutto, facendo usbergo del proprio passato. È proprio il caso di dirlo: chi semina vento, raccoglie poi tempesta. Naturalmente adesso il coro virtuoso e monotono degli araldi del pensiero unico politicamente e geopoliticamente corretto urla all’unisono contro le gesta criminali dell’Iran, dopo aver taciuto completamente su quelle di Israele, alle quali l’Iran ha risposto. È una logica fumettistica e caricaturale quella per cui, qualunque cosa accada e qualunque gesto venga compiuto, Israele figura sempre e comunque come lo Stato giusto, che agisce per legittima difesa e per sacrosanto diritto divino di lotta contro il terrorismo; laddove l’Iran, sempre e comunque, viene presentato come uno stato canaglia che deve essere “rieducato” alla democrazia occidentale, cioè all’americanizzazione forzata. Lo sappiamo bene: in quanto Stato resistente e disallineato alla civiltà dell’hamburger e al nuovo ordine mondiale da essa disegnato a propria immagine e somiglianza, l’Iran risulta oggi uno dei nemici principali dell’imperialismo uccidentale, insieme naturalmente con la Russia e con la Cina, che non per caso sono in toto dalla parte dell’Iran. La guerra in Medio Oriente sta ormai con tutta evidenza allargandosi sempre più, di fatto assumendo la fisionomia di un tetro scontro globale che vede ancora una volta contrapposto il fronte dell’uccidente a stelle e strisce, da una parte, e il blocco dei paesi resistenti all’americanizzazione del mondo, dall’altra. Dire che speriamo vivamente nel cessate il fuoco e in una rapida risoluzione di pace è ovvio e scontato, ma facilmente catalogabile alla voce “anima bella” di hegeliana memoria. Con sobrio realismo dobbiamo invece riconoscere, nostro malgrado, che la guerra difficilmente si placherà rapidamente e anzi, secondo le linee di tendenza del nostro presente, potrà facilmente allargarsi e intensificarsi.
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