Libri di Diego Fusaro

E adesso Orban, presidente ungherese decisamente poco in linea con i dettami dell’Unione Europea, minaccia apertamente di abbandonare il costrutto tecnocratico e repressivo di Bruxelles. Proprio così, Orban non ci sta e adesso lo dice apertamente e senza perifrasi edulcoranti: l’Ungheria potrebbe da un momento all’altro abbandonare l’Unione Europea, riconquistando pienamente la propria sovranità nazionale. Non ci facciamo troppe illusioni, sia chiaro: l’Unione Europea è a tutti gli effetti un carcere da cui tutt’altro che semplice è evadere. Lo fece la Gran Bretagna nel 2016, ma essa, non dobbiamo dimenticarlo, non era propriamente mai del tutto entrata nel costrutto repressivo di Bruxelles, dato che aveva conservato saggiamente la propria moneta evitando di aderire a quel vero e proprio metodo di governo che è la moneta unica detta euro. Lasciate ogni speranza, voi che entrate: queste le parole idealmente scritte all’ingresso dell’Unione Europea, parafrasando il sommo poeta. Pur senza farci illusioni, come dicevo, possiamo sobriamente provare a tracciare uno scenario non implausibile che potrebbe realizzarsi nel caso in cui l’Ungheria realmente abbandonasse i perimetri tetri e desolati dell’Unione Europea: sarebbe un passo importante, se non altro a livello di immaginario collettivo, dacché segnalerebbe in modo chiaro e forte ai popoli europei che la via dell’uscita dal carcere è comunque percorribile. Ne potrebbe scaturire quello che ci piace definire l’effetto domino: caduto un pezzo, a seguire crollano tutti gli altri per emulazione. Vero è che in Italia e non solo in Italia le forze che avevano in passato cavalcato lo scontento e proposto nel proprio programma politico l’uscita dall’Unione Europea e dall’euro hanno da tempo abbandonato questo progetto, normalizzandosi e riallineandosi ai diktat di Bruxelles (si pensi anche solo alla patetica metamorfosi della Lega di Salvini e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni): ciò non di meno, lo scontento dei popoli europei rispetto alla governance neoliberale e tecnocratica di Bruxelles è forte come non mai, poiché chi vive del proprio lavoro ha già da tempo capito sulla propria pelle che cosa sia realmente l’Unione Europea, l’unione delle classi dominanti d’Europa contro i popoli, i lavoratori, le nazioni e i ceti medi europei. Il tempo è galantuomo, come usa dire: vedremo intanto cosa saprà fare realmente Orban. Vedremo se effettivamente libererà il suo Paese dalla morsa repressiva di Bruxelles o se invece finirà per adattarsi cadavericamente all’ordine dominante.