DICONO DI NOI
“Chi parla per la conservazione della cultura radicalmente colpevole e miserevole,
diventa un collaborazionista. Mentre chi si nega alla cultura, favorisce immediatamente la barbarie,
quale si è rivelata essere la cultura. Neppure il silenzio fa uscire da questo circolo vizioso: esso razionalizza soltanto
la propria incapacità soggettiva con lo stato di verità oggettiva, e così la degrada ancora una volta a menzogna” (T.W. Adorno, Dialettica negativa)
Riportiamo qui gli articoli comparsi su varie testate giornalistiche in cui si parla del nostro sito filosofico. Questa sezione non è nata per intenti autocelebrativi, ma, probabilmente, per l’orgoglio per i riconoscimenti concessi. Ad ogni modo, quel che nei vari articoli di giornali leggete non l’ho scritto io: relata refero.

ARTICOLO USCITO SU IL GIORNALE (NELLA PAGINA CULTURALE) IL 3/01/2004

ARTICOLO USCITO SU IL VENERDI’ (ALLEGATO DE LA REPUBBLICA) IL 16/01/2004

ARTICOLO USCITO SU LA STAMPA (NELLA PAGINA CULTURALE) IL 23/01/2004

ARTICOLO USCITO SU SCRIPTAMANENT NEL GENNAIO DEL 2006
Articolo apparso su “Scriptamanent” (www.scriptamanent.net), anno IV, n. 27, gennaio 2006.
E se la Filosofia davvero fosse la nave della vita?
Un viaggio tra i “mari” della disciplina per imparare ad amarla: è l’obiettivo di un sito ricco di approfondimenti, curiosità stravaganti, sentenze, humour
L’indicazione «La Filosofia e i suoi Eroi» e un passo filosofico di volta in volta differente ci introducono al portale www.filosofico.net. L’autore è Diego Fusaro, uno studente in Filosofia con all’attivo già due pubblicazioni edite da Bompiani e alcune recensioni, ma, soprattutto, con una grande passione per questa disciplina, che appena conosciuta non è stato più in grado di abbandonare. Ne sanno qualcosa i filosofi! Cominciamo, allora, questo (lungo) viaggio tra le numerose pagine del sito, nella speranza di riuscire a catturare l’attenzione per quella Filosofia sempre tanto bistrattata, forse, solo perché poco o mal compresa…
Platone e Aristotele ci guidino!
Ogni portale che si rispetti dovrebbe avere una sorta di “nocchiero” della rete, che guidi i navigatori all’interno delle pagine e dei segreti più profondi del web. Fusaro ha giustamente pensato di “donarne” uno anche a noi (esperti o meno della materia): cliccando, infatti, sul link di entrata, ci appare da subito un particolare della Scuola di Atene di Raffaello, raffigurante i nocchieri che tutti avrebbero desiderato avere: Platone e Aristotele; il primo, che addita il cielo (l’iperuranio, il mondo della realtà ideale); il secondo, intento a mostrare il “basso” (cioè la fisicità, il mondo nella sua realtà fattuale). In realtà attualmente una tale immagine è stata sostituita dalla notizia bibliografica circa l’ultima fatica del Fusaro. Sopra tale icona due motori di ricerca ci conducono all’accesso veloce di specifiche informazioni. Al di là di tali annotazioni, l’home page si presenta più o meno divisa in quattro sezioni. La prima è una barra orizzontale, posta sopra l’immagine centrale, attraverso la quale è possibile accedere a particolari servizi, per mezzo degli appositi link. La seconda, immediatamente sotto l’immagine – cui fa da sfondo una riflessione di Gramsci tratta dai Quaderni del carcere: «La maggior parte degli uomini sono filosofi in quanto operano praticamente e nel loro pratico operare è contenuta implicitamente una concezione del mondo, una filosofia» – è divisa in due aree: una, permette di entrare in chat e nel forum filosofico, l’altra di accedere ad una biblioteca virtuale e ad una raccolta antologica. In particolare, nella sezione Biblioteca, attraverso un elenco alfabetico per autore, è possibile rintracciarne un testo integrale. Qui (così come vedremo nella sezione successiva) appare un ulteriore elenco orizzontale, posto in alto alla pagina, che dà la possibilità non solo di ritornare alla home page e di visionare un’antologia (la stessa già citata, di cui parleremo tra poco), ma anche di accedere, attraverso appositi link, ad altre informazioni. Cliccando, invece, proprio su Antologia e quindi su una lettera specifica per autore, si accede a brani filosofici scelti secondo una “classifica” fra i più interessanti e piacevoli. In entrambe le finestre si può accedere, altresì, ad una serie di link, posti in alto alla pagina in orizzontale: Riflessioni, un elenco di pensieri filosofici famosi; Sentenze, una raccolta di frasi più brevi; Links che accoglie un indice di siti di Filosofia nonché di ambiti ad essa collegati, ma anche di links non filosofici, cui è possibile accedere direttamente; e poi, da ultimo, il link che permette di accedere alla chat.
Storie di filosofi e filosofie
Per quanto riguarda la terza e la quarta parte della home page ci spostiamo, invece, sulle due colonne laterali. In particolare, in quella di sinistra sono presenti quattro sezioni: Storia della Filosofia; Introduzioni; Filosofi meglio trattati e Altro. La prima rappresenta una scansione filosofico-temporale divisa in quindici sezioni – Percorso guidato, Filosofia antica, Ellenismo, Filosofia romana, Neoplatonismo, Età cristiana, Araba ed ebraica, Scolastica, Umanesimo, 1600, Illuminismo, Romanticismo, 1800, 1900 e Bioetica – con la possibilità di accedere ad un’introduzione generale di alcuni di questi periodi oppure di rintracciare personaggi filosofici specifici, ricompresi a partire dal loro periodo storico e dalle loro rispettive produzioni. All’interno di tali approfondimenti ulteriori link ci conducono altrove, se nel discorso ci si trova di fronte a materiali diversi presenti nel sito. Come dire: una Filosofia nella Filosofia! La sezione Introduzioni si sofferma su aspetti della classificazione temporale precedente, aggiungendone altri particolarmente interessanti. Uno su tutti il link sulle Donne filosofe, un invito a rivalutare tali figure anche in un ambito così importante e particolare come quello filosofico! Tra i Filosofi meglio trattati è possibile consultare un elenco, forse un po’ relativo e riduttivo, ma che può risultare utilissimo per la comprensione di tali orizzonti di pensiero se è vero che chiarezza e semplicità non significano impoverimento o diminuzione della grandezza di senso. L’ultima area sulla sinistra, denominata Altro, contiene undici sottolink. Il primo è Manoscritti dei filosofi, una sezione che accoglie «una ricca serie di manoscritti originali (testi, lettere, appunti, ecc.) di alcuni filosofi di epoche diverse» su cui è possibile cliccare per visionarne un ingrandimento. I loghi del sito e Statistiche del sito, danno, rispettivamente, la possibilità di scaricare immagini relative al portale e conoscere il numero dei visitatori del sito, nonché gli accessi giornalieri. Voci dei filosofi e Pronunce dei filosofi rappresentano una particolarità: in essi è, infatti, possibile, tramite un apposito link collegato ad un file audio, conoscere i timbri differenti e la giusta pronuncia del nome di alcuni protagonisti della storia del sapere; il sottolink Compleanni dei filosofi permette di conoscere tali ricorrenze. C’è, poi, Dicono di noi, una raccolta di «articoli comparsi su varie testate giornalistiche» in cui si parla di questo portale (speriamo, da questo momento, di poterci essere anche noi!). Mentre la Sezione poesia è un invito alla riscoperta di questa arte, che potrebbe avere molto in comune con la Filosofia, perché spesso riesce ad esprimere in un bel modo ciò che proprio la Filosofia sostiene “malamente” o in maniera “poco comprensibile”. Concludono la sezione Foto strane, Menù dei filosofi e I 100 Talleri; quest’ultimo link è una nota informativa sulla collana pubblicata dalla casa editrice Il Prato di Padova, che ospita proprio l’ultimo libro di Fusaro di cui avevamo parlato all’inizio.
Anche i pensatori sbagliano!
Per quanto riguarda, invece, la colonna di destra della home page essa si divide in cinque sezioni. Nella prima, denominata In Evidenza, otto sottolink. Il primo è Qualche mio scritto, che accoglie contributi di Fusaro, su vari argomenti; tra i quali Introduzione alla filosofia, in cui scorre una celebre frase di Aristotele: «La filosofia non serve a nulla, dirai; ma sappi che proprio perché priva del legame di servitù è il sapere più nobile». C’è, poi, l’interessante sezione sugli Errori dei filosofi, che prende in esame alcuni passaggi interpretativi della riflessione di qualche pensatore al fine di mostrarne la fallacia: un bel coraggio! Oltre ai Ringraziamenti di rito e ad un Indice alfabetico dei filosofi, colpisce una serie di sottolink “curiosi”. Tra questi troviamo: Sondaggio filosofico (sulle preferenze singole e la possibilità di dare anche un vero e proprio “voto al sito”, nonché di visualizzare i risultati complessivi); Filosofi e umorismo (che contiene immagini di filosofi accoppiate a “uomini d’oggi” per somiglianza fisica: impressionante quella tra Marx e Saddam Hussein) che dà la possibilità di accedere a diverse rubriche (ad esempio quella sulle morti di vari pensatori; oppure quella del Come va?, tratta da Il secondo diario minimo di Umberto Eco; e, ancora, quella su Battute filosofiche e, infine, un’ipotetica intervista a Platone e ad Aristotele); e poi un Album di filosofi, nonché le Condizioni d’uso riguardo al materiale presente nel sito. La seconda area, denominata , raccoglie non solo un ulteriore collegamento alle già citate Antologia filosofica e Biblioteca virtuale, ma anche una raccolta di Appunti universitari, divisi per ambiti filosofici precisi e un insieme di frasi celebri su Che cos’è la filosofia?. C’è, poi, anche la possibilità di consultare un Dizionario filosofico e di divertirsi con Quiz filosofici per mettere alla prova le proprie competenze divise per ambiti di studio (una confessione: anche noi ci abbiamo provato con discreti risultati!). Concludono la sezione le Riflessioni famose, di cui già avevamo accennato, e una raccolta di Frasi significative. Il terzo elenco, denominato Utilità, ospita innanzitutto il link Un po’ di storia, con alcuni approfondimenti su tale disciplina, molto affine alla Filosofia. Quindi Interviste ai filosofi, alcune davvero interessanti su filosofi del Novecento; e Immagini dei filosofi con la possibilità di segnalare tutto quanto nel sito è presente e anche di più… Infine, Perché questo sito, con la motivazione dell’autore del perché di una tale “fatica”. E la risposta più bella: l’amore per la Filosofia e i suoi personaggi, Platone su tutti (come non dargli ragione!?!?). Sottolineiamo, poi, la possibilità di collaborare alla costruzione del sito, che, come la disciplina di cui si occupa, non può dirsi mai concluso. E ancora una Cronologia dei filosofi, nonché una Bibliografia (libri e siti web), che è stata alla base della costruzione del portale.
La Filosofia che è in noi…
La penultima parte dell’area a destra dell’home page, Curiosità, raccoglie un elenco dei Filosofi morti per le loro idee; un intervento dell’autore, in occasione di una conferenza, su Cosa significa pensare?; una raccolta di riflessioni tematiche di vari “navigatori-filosofi”, che hanno voluto contribuire alla completezza del sito. E, poi, è proprio il caso di dirlo, alcune “curiosità”: firme, caricature e francobolli dei filosofi, ma anche un po’ di gossip, filosofico e sull’autore del sito, con una lista delle sue pubblicazioni. L’ultimo elenco, denominato Collegamenti, dà la possibilità di accedere a siti filosofici e non e a quelli partner, ma consiglia anche la lettura di alcuni testi e mette a disposizione alcune foto celebrative di incontri tra filosofi: riunioni di saperi, anche e soprattutto differenti, ma che insegnano quanto la riflessione e, quindi, la Filosofia sia un luogo di incontro più che di scontro, partecipazione, più che solitudine. Un grande insegnamento, questo, per concludere l’invito alla conoscenza di un tale portale, in cui sembra non manchi proprio nulla, se non quel filosofo che è ancora nascosto dentro di noi e che deve riuscire a trovare la forza di camminare per il mondo tra la gente. Perché, come ciò che scorre al di là della schermata della home page: «La filosofia non ha ancora finito di dire quel che ha da dire: né mai finirà»…
[di Sonia Vazzano]
RECENSIONE USCITA SULLA “RIVISTA DI NEO-SCOLASTICA”, NUMERO DI GENNAIO-MARZO 2007
RIVISTA DI FILOSOFIA NEO-SCOLASTICA
ANNO XCIX, GENNAIO-MARZO 2007.
ILARIA RAMELLI: RECENSIONE A DIEGO FUSARO, La farmacia di Epicuro: la filosofia come terapia dell’anima, Il Prato, Saonara, Padova, 2006. Pp. 212.
L’opera costituisce un compendio della filosofia epicurea, vòlto a coglierla nei suoi aspetti terapeutici. Nella presentazione (pp. 5-9) Giovanni Reale illustra l’essenza di quella che giustamente l’Autore denomina la “rivoluzione copernicana” attuata da Epicuro, il quale non dedusse l’eudaimonia dal suo sistema filosofico, bensì adattò il sistema stesso all’ideale eudemonistico che costituisce il cuore della sua filosofia. Reale propone inoltre un’osservazione di estremo interesse: Epicuro aveva ben compreso che il problema della vita non può essere risolto da ciò che oggi chiamiamo scienza, intravedendo una netta distinzione tra filosofia prima, ossia ontologia in senso forte – nell’Epicureismo fondata sui princìpi supremi degli atomi e del vuoto, essi soli eterni –, e filosofia seconda, consistente nella spiegazione fallibile dei fenomeni particolari. Altri rilievi a mio parere di grande importanza riguardano la precisazione del tipo di edonismo che caratterizza la filosofia di Epicuro: non va inteso “nel senso comune e riduttivo del termine: l’atteggiamento del nostro filosofo di fronte al piacere è, oserei dire, di carattere ascetico” (p. 8). Inoltre, anche grazie all’alto ideale dell’amicizia, che di gran lunga trascende l’edonismo, “Epicuro si pone come una delle voci più autentiche della sua età”, che ha ancora molto da offrire agli uomini del nostro tempo, soprattutto in virtù di una teoria che non rimane astratta, ma vuole trovare immediata applicazione come terapia dei mali dell’anima. Nel sottotitolo del suo libro, infatti, Fusaro – come spiega nella prefazione (pp. 11-13, costituente il cap. 1) – si richiama espressamente al titolo di una monografia dello stesso G. Reale, La filosofia di Seneca come terapia dell’anima, Milano 2003, dedicata ad un altro filosofo ellenistico che conferiva alla filosofia un simile valore terapeutico. Il titolo del presente libro è ispirato invece a J. Derrida, La farmacia di Platone, tr. it. Milano 1985: seguendo l’ambivalenza del termine farmakon, Fusaro fa osservare che la filosofia di Epicuro è, da un lato, medicina, come la tipizzazione del quadrifarmaco aveva reso ben evidente già dall’antichità, ma che, dall’altro lato, risulta essere anche un veleno, in rapporto al concetto tradizionale di filosofia invalso fino a quel momento, in cui l’aspetto teoretico era privilegiato su quello pratico: Epicuro invece asserisce senza mezzi termini che la felicità ha il primato sulla verità e che una filosofia incapace di donare la felicità agli uomini non ha alcun valore.
Il cap. 2 (pp. 14-26), infatti, si concentra sull’eudemonismo come caratteristica essenziale del pensiero epicureo e sulla Lettera a Meneceo come manuale dedicato a chi vuole essere felice, a partire dall’eliminazione delle paure. Fusaro, presentando l’ellenismo come culla dell’epicureismo, sottolinea l’universalità del messaggio di Epicuro, che ritiene la filosofia adatta a giovani e vecchi, uomini e donne, ricchi e poveri. Il cap. 3 (pp. 27-53) illustra come l’epicureismo ponesse la fisica al diretto servizio dei suoi fini eudemonistici. L’Autore opportunamente ripercorre il background della fisica epicurea, soffermandosi soprattutto su Parmenide e su Democrito, che al suo pensiero aveva reagito, e sull’aspetto sotto il quale Epicuro si distaccò dalla fisica democritea, con la teoria della paregklisis: questa è fondamentale per il risvolto che ha in etica, e per questa ragione sta a cuore ad Epicuro, in quanto consente la libertà. Essa, giustamente considerata dall’Autore una libertas a coactione, viene dunque a fondarsi sull’intrinseca indeterminatezza della fisica, dal che risulta ulteriormente chiaro che ad Epicuro, assai più della fisica, interessava l’etica. Nel cap. 4 (pp. 54-80) Fusaro indaga come l’epicureismo ponesse anche la gnoseologia, fondata sulla dottrina degli eidola, al servizio della felicità, accordando una tale fiducia al resoconto dei sensi da far coniare a G. Reale (Storia della filosofia greca e romana, V, p. 126) la definizione di “religione laica”. Questo dogmatismo di Epicuro è confrontato da Fusaro con lo scetticismo di Democrito; la scelta del primo da parte di Epicuro è dovuta, ancora una volta, a motivi etici, in quanto il dogmatismo procura una serenità che lo scetticismo non può offrire, come afferma espressamente Lucrezio (IV 507-512).
La Lettera a Pitocle è il centro dell’attenzione nel cap. 5 (pp. 81-93), in cui si mostra come la meteorologia sia stata trattata da Epicuro sempre ai fini della felicità. Le molteplici spiegazioni dei fenomeni celesti che infatti Epicuro ammette, riprendendole forse da Teofrasto, assolvono al compito di rasserenare l’animo, liberandolo dal timore di cause sovrannaturali per i fenomeni. La teoria epicurea, al contempo, elimina anche ogni dicotomia tra mondo celeste e mondo terreno. La teologia epicurea è studiata nel cap. 6 (pp. 94-110), soprattutto nei suoi aspetti di degna concezione degli dèi, mancata provvidenza e negazione del finalismo. Sono richiamati i passi lucreziani più celebri contro la superstizione dei sacrifici pagani: l’immolazione di un vitellino e la sofferenza di sua madre in II 352-366, e, celeberrimo, il sacrificio di Ifigenia (I 84-101). Fusaro risponde acutamente alla domanda relativa alla ragione per cui Epicuro abbia mantenuto gli dèi tradizionali anziché ricusarli tout court: sia perché questo avrebbe creato ansia e disorientamento di fronte a un’abitudine ormai cristallizzata, sia soprattutto poiché gli dèi, nella loro assoluta ataraxia e felicità, hanno un valore paradigmatico per noi. Nel cap. 7 (pp. 111-125) è analizzato come Epicuro risolva i problemi della morte e del dolore quali minacce alla felicità. Il primo è definito a buon diritto da Fusaro come un “incontro mancato”, a causa del quale, secondo Epicuro, soffrono assai più quanti rimangono. Il cap. 8 (pp. 126-138) delinea accuratamente il concetto di piacere catastematico, ponendone giustamente in luce tutta la moderazione e la natura essenzialmente negativa, di aponia, e insistendo a buon diritto nel mostrare quanto esso sia lontano da ogni sfrenatezza ed eccessiva mollezza, e quanto esso prediliga quelli che chiameremmo piaceri intellettuali.
Nel cap. 9 (pp. 139-162) l’Autore considera se l’ideale epicureo possa essere veramente definito come individualista, per concludere che questo non è veramente possibile, soprattutto in virtù dell’altissima concezione dell’amicizia riscontrabile in Epicuro, che Fusaro difende a ragione dall’accusa di utilitarismo, dato che per Epicuro l’amicizia nasce dal reciproco giovamento, ma presto trascende questa dimensione per divenire fine a se stessa. Potremmo parlare di individualismo solo in senso universale e trasversale, rivolto all’uomo in quanto tale. Quanto alla vita politica, difficilmente compatibile con l’ataraxia, l’Autore richiama opportunamente l’interessante motivazione addotta da Diogene Laerzio per l’astensione di Epicuro da essa: la sua eccessiva modestia. Dal punto di vista del diritto, Epicuro nega che ne esista uno secondo natura, e si pone alle radici del positivismo giuridico. Il cap. 10 (pp. 163-171) è dedicato ad alcune riflessioni conclusive sulla valenza terapeutica della filosofia secondo Epicuro, uno scopo cui egli piega tutto il resto. La profonda coerenza tra la predicazione filosofica di Epicuro e la sua vita, raramente presente nei filosofi, è sottolineata nel cap. 11 (pp. 172-178). Il cap. 12 (pp. 179-204), infine, fornisce una breve storia del pensiero epicureo e delle sue influenze attraverso i secoli: esso rimase sostanzialmente invariato, ma fu anche impiegato a supporto di teorie assai diverse, fino all’avvicinamento al cristianesimo tentato da Guglielmo di Conches, Lorenzo Valla e altri: credo tuttavia che l’Autore abbia ben ragione nel notare alcune profonde incompatibilità tra epicureismo e cristianesimo. Per Lucrezio, Fusaro suppone che il suo poema possa essere anche non finito; il suo titolo si richiama certamente al monumentale Perì fuseos di Epicuro, in trentasette libri, i cui frammenti, recuperati soltanto di recente nella villa epicurea di Ercolano, attendono ancora di essere disponibili in un’edizione italiana complessiva. Conclude l’opera una breve bibliografia (pp. 205-212).
Si tratta di un contributo chiaro, sintetico e ben articolato, che poggia su solide basi scientifiche e su una sicura e approfondita conoscenza del pensiero epicureo, e che al contempo si legge piacevolmente e si presenta come un invito ad accostarsi ad un pensiero dotato di profonda coerenza e finalizzato primariamente alla ricerca della felicità. Anzi, come Fusaro mostra bene, risulta precisamente costruito ad hoc.
Ilaria Ramelli, Università Cattolica del S. Cuore, Milano
ARTICOLO USCITO SU “L’ESPRESSO” IL 12 DICEMBRE 2008
ARTICOLO USCITO SU “CHE LIBRI”, NUMERO DI GENNAIO-FEBBRAIO 2009
ARTICOLO USCITO SU IL SANNIO IL 22 FEBBRAIO 2009

RECENSIONE DI GIANNI VATTIMO DEL LIBRO DI DIEGO FUSARO “BENTORNATO MARX!”
Forse non si ha più paura dei marxisti, ma si ha ancora paura di certi non-marxisti che non hanno rinunciato all’eredità di Marx. (J. Derrida, Spettri di Marx)
Recensione di GIANNI VATTIMO al libro di Diego Fusaro, BENTORNATO MARX! RINASCITA DI UN PENSIERO RIVOLUZIONARIO, Bompiani, Milano 2009, apparsa su “Tuttolibri” di “La Stampa” sabato 23 gennaio 2010.
GIANNI VATTIMO, “BEN SCAVATO VECCHIO KARL!”
[recensione del libro Bentornato Marx! apparsa su “Tuttolibri” di La Stampa di sabato 23 gennaio 2010]
Ricordate la battuta di qualche anno, o decennio, fa: «Dio è morto, Marx è morto, e anch’io non mi sento troppo bene»? Ebbene forse possiamo cancellarla definitivamente. Dio se la cava ancora egregiamente, nonostante i dubbi alimentati dalle condotte scandalose dei suoi ufficiali rappresentanti in terra; e Marx è ormai largamente risuscitato per merito del palese fallimento del suo nemico storico, il capitalismo occidentale, salvato solo dalle misure «socialiste» dei governi liberali dell’Occidente. Ad annunciare con freschezza (e audacia) giovanile il ritorno di Marx è uno studioso torinese emigrato temporaneamente al San Raffaele di Milano, dottorando sotto la saggia guida di Giovanni Reale, un accademico non uso a coltivare giovani ingegni sovversivi. Bentornato Marx !, con il punto esclamativo, è il titolo dell’affascinante libro di Diego Fusaro uscito presso Bompiani (pp. 374, e 11,50). Il libro ha il difetto di portare una dedica al sottoscritto, che ha avuto la ventura di essere tra i professori torinesi presso i quali ha studiato l’autore. Ma ne posso parlare senza pudore perché, a parte l’affettuosa dedica, di mio nel libro non c’è niente, credo nemmeno una citazione; il che può ben valere come garanzia: sia della serietà del lavoro, sia dell’assenza di qualunque conflitto di interesse in questa recensione. Anzitutto, ci voleva la passione e il coraggio di uno studioso giovane per affrontare l’impresa di una ripresentazione complessiva del pensiero di Marx; non tanto perché ancora agli occhi di molti Marx sembra essere un argomento tabù. Ma soprattutto perché bisognava fare i conti con una bibliografia sterminata di studi critici, di interpretazioni anche politicamente contrastanti, senza metterli semplicemente da parte come se fosse possibile tornare al «vero Marx» saltando la storia della fortuna e sfortuna dei suoi testi; e senza, d’altra parte, farsi travolgere dalle discussioni tra gli interpreti, producendo un ennesimo studio in cui Marx risulta oscurato da uno dei tanti ritratti che pretendono di rappresentarlo. Fusaro è riuscito egregiamente a evitare i due rischi, e ha raccontato con chiarezza e vivacità vita e dottrina di Marx prendendo anche francamente posizione su tante questioni interpretative presenti nella vasta letteratura che cita e discute nelle note. Uno dei temi ricorrenti nel libro è quello del rapporto tra Marx e il marxismo. Ma, dice Fusaro, l’opera di Marx è stata sempre un cantiere aperto – anche il Capitale è un libro incompiuto; e pretendere di cercare una verità originaria di Marx è sempre stata solo la tentazione dei dogmatismi che hanno creduto di richiamarvisi anche in connessione con politiche di dominio. Dogmatismo è anche parlare di un socialismo «scientifico», ovviamente. Un vasto settore del marxismo novecentesco è stato dominato (si pensa ad Althusser) dall’idea che Marx sia stato anzitutto uno scienziato della società: proprio Althusser insisteva sulla «rottura epistemologica» che separerebbe il Marx giovane (i famosi Manoscritti economico-filosofici del 1844) dal Marx del Capitale, analista obiettivo della società dello sfruttamento e dell’alienazione. Fusaro, del resto con l’appoggio di molti studi recenti, mostra che neanche l’analisi obiettiva delle strutture del capitalismo condotta nel Capitale sarebbe possibile senza l’operare, nello spirito di Marx, di un costante proposito normativo. Il termine «critica» che ricorre così spesso nei titoli dei suoi scritti – dalla Critica della filosofia del diritto di Hegel fino allo stesso Capitale che è sottotitolato «Critica dell’economia politica», ha sempre avuto per lui il duplice significato: analisi di un oggetto per determinarne il significato e valore, e smascheramento e denuncia di errori e mistificazioni. Per questo Marx merita la qualifica di pensatore «futurocentrico»; per il quale la filosofia non deve limitarsi a descrivere (o addirittura, a contemplare) il mondo, ma deve trasformarlo (come dice la famosa undicesima delle Tesi su Feuerbach). A quella che Gramsci definirà la «filosofia della prassi» Marx giunge partendo da posizioni che condivide con i «giovani hegeliani», discepoli di Hegel che radicalizzavano in senso rivoluzionario le tesi del maestro, ma sempre mantenendosi nell’ambito di una critica teorica degli errori: così, la religione veniva smascherata come proiezione del desiderio di perfezione dell’uomo, ma tutto si limitava a sostituirvi un atteggiamento mentale filosofico. Via via che, anche come giornalista della Gazzetta Renana, Marx acquista conoscenza concreta delle condizioni di sfruttamento in cui vivono i salariati della sua epoca, le posizioni di critica filosofica dei giovani hegeliani gli appaiono sempre più insufficienti: se l’uomo proietta in Dio una immagine di perfezione e felicità che non può avere, non basta spiegargli questo meccanismo alienante; bisogna modificare le condizioni di miseria e di infelicità in cui di fatto vive. Questo in fondo è il significato fondamentale del materialismo storico, che come lo spettro del comunismo ha tanto spaventato le borghesie di tutto il mondo. Il Manifesto del Partito comunista, scritto nel 1848, è un lavoro «su commissione», Marx e Engels lo scrivono per mandato dalla Lega dei comunisti che si riunisce a congresso nel 1847, mentre nel 1864 parteciperanno alla fondazione della Associazione internazionale dei lavoratori, poi passata alla storia come la Prima Internazionale. Anche se da «giovane hegeliano» ha aspirato alla carriera accademica, Marx è ormai un attivista politico, anche la grande impresa scientifica del Capitale nasce in questo clima. Ma: critica e azione politica in nome di che? Marx, nonostante le apparenze e le opinioni di tanti suoi interpreti, è un «filosofo della storia», eredita da Hegel, rovesciandone il senso puramente idealistico, una prospettiva finalistica (una traccia secolarizzata di religiosità): non che ci «sia» un senso dato della storia, ma certo l’uomo lo può creare se si progetta in un tale orizzonte. La descrizione scientifica del capitalismo ha solo senso in questa prospettiva emancipativa. Che nonostante il «sonno della ragione» mediatico-televisivo in cui siamo caduti, ha ancora, e di nuovo, la capacità di svegliare anche noi: davvero, bentornato Marx!
Gianni Vattimo
ARTICOLO DI MAURIZIO FERRARIS USCITO SU “LA REPUBBLICA” DEL 9 LUGLIO 2013
ARTICOLO SU VATTIMO, FUSARO E LA VIOLENZA POLITICA USCITO SU “IL CORRIERE DELLA SERA” DEL 15 AGOSTO 2013
