RINGRAZIAMENTI
“Non c’è da attendersi che i re filosofeggino o che i filosofi diventino re, e neppure è da desiderarlo, perché il possesso della forza corrompe il libero giudizio della ragione. Ma che un re o un popolo sovrano non lascino ridurre al silenzio la classe dei filosofi, ma la lascino pubblicamente parlare, è indispensabile agli uni e agli altri per avere luce sui loro affari” (I. Kant, Per la pace perpetua)
Un ringraziamento particolare spetta in primo luogo al prof. Marco Chiauzza che ha fatto nascere in me – ai tempi del liceo – la passione per la filosofia, grazie alle sue magnifiche lezioni che mai dimenticherò. Finora posso dire di aver incontrato poche persone capaci di spiegare con così tanta passione la storia della filosofia. Un grande ringraziamento va al mio carissimo amico Jacopo Agnesina, che, da semplice visitatore del sito, è diventato il mio più prezioso collaboratore (oltre che creatore di un suo stupendo sito personale): con lui è nata una proficua collaborazione non solo a livello di creazione di siti, ma anche sul piano intellettuale. Ringrazio anche mio zio Livio Zucca, che mi ha iniziato – nel lontano 2000 – ai misteri di internet, di cui fino ad allora ero un profano. Senza di lui, questo sito mai avrebbe visto la luce. Un ringraziamento speciale va anche al prof. Giuseppe Girgenti e al prof. Tore Obinu, per il loro preziosissimo aiuto ai miei studi universitari.
Ringrazio ancora le varie testate giornalistiche che in questi anni hanno dedicato articoli di giornale al nostro sito, valorizzandolo e facendolo conoscere a più persone. Infine, mi permetto di ringraziare anche tutti i filosofi, che col loro ingegno si sono innalzati e hanno dimostrato che, bene o male, anche da un legno storto quale è l’uomo si può talvolta tirar fuori qualcosa di buono. È superfluo dire che, se non ci fossero stati i filosofi, ora non ci sarebbe nemmeno questo sito. Se vuoi credere a coloro che penetrano più profondamente la verità, tutta la vita è un supplizio. Gettàti in questo mare profondo e tempestoso, agitato da alterne maree, e che ora ci solleva con improvvise impennate, ora ci precipita giù con danni maggiori dei presenti vantaggi e senza sosta ci sballotta, non stiamo mai fermi in un luogo stabile, siamo sospesi e fluttuiamo e urtiamo l’uno contro l’altro, e talvolta facciamo naufragio, sempre lo temiamo; per chi naviga in questo mare così tempestoso ed esposto a tutti i fortunali, non vi è altro porto che la morte. |