Una birreria ha recentemente scelto di assumere solo migranti a lavorare nel proprio locale. Niente italiani, dunque: esclusi a priori. Sembrerebbe a tutti gli effetti un rovesciamento dialettico degno della Fenomenologia dello spirito di Hegel: il fanatismo arcobaleno dell’inclusività si rovescia nella discriminazione più radicale; proprio come la virtù illuministica si rovescia nel terrore giacobino, per cui tagliare una testa d’uomo o una testa di cavolo diventa la stessa cosa. Vero è che, secondo quanto leggiamo su “La Stampa”, le ragioni che hanno portato i proprietari a questa scelta sembrano essere di ordine meramente economico e non di tipo ideologico: hanno spiegato la loro scelta asserendo che gli italiani abbandonano il posto di lavoro dopo due mesi circa, mentre i migranti assunti lavorano alacremente e senza abbandonare. Può essere, certo. Ma sarebbe anche interessante vedere il contratto proposto. E dunque ragionare in maniera più approfondita sulla questione economica e salariale. In generale (e senza necessari riferimenti alla birreria in questione), come abbiamo mostrato nel nostro libro “Storia e coscienza del precariato”, i migranti rappresentano per il capitale un esercito industriale di riserva che permette di avere braccia a costi più bassi e di abbassare in generale i costi della forza lavoro. Ciò mi permette di dire che, contrariamente a quel che si è soliti affermare, non è vero che gli italiani non vogliono il lavoro: gli italiani non vogliono salari troppo bassi. La forza lavoro migrante, molto spesso, proviene da aree del pianeta in cui non vi sono diritti e in cui non vi è coscienza di classe, figurando per ciò stesso come la classe lavoratrice ideale per monsieur le capital. Per non parlare poi del fatto che per un migrante avere un contratto di lavoro è questione vitale, perché gli permette di avere il permesso di soggiorno. Come sempre, voglio fugare ogni dubbio sul tema: il nemico non è il migrante, ma il capitale che usa i migranti pro domo sua, per massimizzare il profitto e per abbassare i costi della forza lavoro.
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