È vero, bisogna sempre prendere con le pinze, come usa dire, le parole del guitto Zelensky, attore Nato, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood (l’attore più pagato di sempre). Però fanno davvero riflettere le sue ultime dichiarazioni: di ritorno da Washington, il guitto di Kiev ha detto che Trump gli ha garantito pieno sostegno in caso di vittoria alle elezioni americane che si svolgeranno prossimamente. Non sono arrivate smentite da parte di Trump sul tema, per quel che ne sappiamo. In effetti, non v’è poi molto di che stupirsi. Con buona pace di quanti con incrollabile e ottusa fede si ostinano a ripetere che Trump è la chiave di tutto, lo ripetiamo una volta di più: Trump non è il redentore e non è la salvezza, per quanto sia indubbiamente preferibile a Biden o alla Harris. Come non mi stanco di ripetere, peggio di Donald Trump, vi sono solo Biden e la Harris. Sappiamo bene che Trump è totalmente dalla parte dell’imperialismo di Israele. E che nel 2017 ha deregolamentato la finanza, facendo il più grande dono possibile ai padroni di Wall Street, anzi di War Street. Indi per cui non ci meravigliamo affatto del possibile sostegno di Trump all’Ucraina del guitto di Kiev, usata dalla civiltà dell’hamburger come instrumentum belli contro la Russia di Putin, colpevole di non genuflettersi alla civiltà del dollaro e alla sua libido dominandi. Vedremo naturalmente come andranno le cose e se effettivamente Trump, in caso di vittoria, sosterrà fino alla fine il guitto di Kiev. Non sarebbe implausibile, a dire il vero. Del resto, Trump non è un nemico dell’ordine liberal-atlantista e americanocentrico: ne è soltanto un’anomalia; una anomalia interna, ovviamente, che non contraddice tale ordine, ma semplicemente lo conferma diversamente.
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