Integrazione dei popoli e catastrofe delle civiltà

 

Di Antonietta Pistone

 

 

Il terrorismo di matrice islamica domina lo scenario politico contemporaneo. Effettivamente le guerre di religione hanno da sempre insanguinato il mondo. Lo stesso Cristo è morto sulla croce, come un banale assassino. I martiri sono stati perseguitati per la loro fede. Le Crociate testimoniano l’acerrima  lotta dei cattolici nel tentativo di frenare l’espansione dei Turchi Ottomani nel Mediterraneo. La Controriforma, culminata nel Concilio di Trento, ha rappresentato un momento di riflessione dottrinaria ed evangelica della Chiesa cattolica, per ripensare se stessa dopo la Riforma protestante di Lutero. Le vicende del cattolicesimo hanno dovuto, in seguito, estrinsecarsi in atteggiamenti tolleranti e accoglienti nei confronti delle differenti fedi professate, per misurarsi con i credenti in modo pacifico e per rendere possibile un’integrazione delle culture. Papa Giovanni Paolo II si è conquistato di diritto, in quest’opera di apertura al dialogo tra le diversità religiose, un posto di grande rilievo nella storia. E sempre verrà ricordato per la sua capacità di andare incontro alla gente, per accogliere le difformità di cui ogni popolo è ricca e feconda testimonianza. Dopo gli attentati dell’11 settembre, cui sono seguite le rappresaglie nei Paesi europei sostenitori della guerra di Bush all’Iraq, molti sostengono che il fanatismo musulmano vada in cerca di occasioni di conflitto che possano ulteriormente esacerbare i rapporti già assai tesi tra Occidente ed Oriente. E se così fosse, viene da chiedersi a cosa potrebbe giovare, per la pace ecumenica, ostentare ed esibire simboli che deridono o offendono la dignità della religione islamica, indipendentemente dalle sue degenerazioni fanatiche e terroristiche. Va poi considerato che la religione cattolica, che si definisce espressione della cultura del mondo occidentale, nasce in Israele ad oriente del globo terrestre. Essa è figlia dell’ebraismo con cui costituisce, unitamente a quella islamica, una delle tre religioni monoteistiche del pianeta. Alcuni politici e uomini di cultura si ritengono offesi sostenendo che le radici cristiane dell’Europa sarebbero state svilite e mortificate da una cultura orientale che tende a sopraffare i valori dell’Occidente cattolico. I valori della pace e dell’amore che Cristo predica sono i capisaldi di un mondo che non fa del denaro il proprio signore. Espressione di un modo di sentire che esprime in tutta evidenza la sua dissonanza con la difesa del capitalismo e della società conformista e di massa del nostro Occidente. Quell’Occidente che non attribuisce valore e senso alla vita dell’uomo. I valori del mondo cattolico sono senso e fine della vita. E la vita umana assume, in questa prospettiva, una centralità ed una sacralità soprannaturale, scotomizzata dalla tecnologia dell’informazione e dalla cultura globale dell’Occidente. Non riusciamo, accecati dalla nostra presunzione, a comprendere la differenza, l’incontro, il dialogo tra le culture. Né possiamo sperare in un’integrazione dei popoli del Mediterraneo e dell’Oriente, sebbene tanto a noi geograficamente prossimi. La chiave del contendere se tenere il Crocifisso nelle aule scolastiche o se rendere possibile, ove richiesta, l’ora di religione musulmana in classe per discutere il Corano, è e resta un confronto assai rispettabile tra posizioni dialettiche. L’insegnamento della religione viene, difatti, impartito nelle scuole pubbliche, che sono scuole dello Stato e che pertanto hanno il dovere di trasmettere un’educazione laica e secolare ai cittadini, senza per questo voler sconfessare il cattolicesimo che rappresenta una radice identitaria e storica della cultura del nostro popolo. Sembra doveroso cominciare a pensare, senza falsi rigurgiti di bigottismo di facciata, ad una scuola che permetta realmente agli studenti di misurarsi con le ideologie religiose della contemporaneità e della storia del mondo. L’ora di religione non è l’ora di catechismo parrocchiale. I giovani hanno il diritto ad essere informati ed istruiti sulla storia delle religioni. Così come hanno il dovere di formarsi in proprio un’opinione assolutamente libera da pregiudizi, autonoma e critica. La fede adulta è una scelta consapevole, nella quale si gioca tutto il futuro dell’uomo. Una scelta radicale che non può essere affidata al caso o alla tradizione. La fede religiosa oltrepassa la ragione, valicando i limiti angusti e finiti del pensiero umano. Ma non vi può essere fede certa senza ragione critica. L’intuire Dio, il suo amorevole e paterno abbraccio, è atto della noesis, l’intellezione di cui parla Agostino, che muove dalla ragione dialogata e la supera, per unirsi inscindibilmente al Creatore. L’insegnamento della filosofia nelle nostre scuole dovrebbe perciò essere accompagnato e sostenuto dall’ora di Storia delle Religioni, che provvederebbe ad approfondire nel tempo gli aspetti dottrinari delle fedi monoteistiche e di quelle così dette orientali: il Buddhismo, il Taoismo, il Confucianesimo, l’induismo. Si renderebbe in tal modo assai evidente il richiamo ad una spiritualità che permea di sé tutte le religioni del mondo, invitando l’uomo a cercare rifugio nella propria coscienza interiore, resa viva dal dialogo intimistico con Dio. Il mondo verso il quale stiamo andando si muove in prospettiva pluralistica, ed in tale direzione è auspicabile un’accoglienza dell’altro, che si faccia accettazione della sua cultura e contaminazione con la sua diversità. Solo un cammino pacifico verso la reale integrazione dei popoli ci salverà dalla catastrofe delle civiltà, innescata dalla guerra meschina e sciocca delle culture religiose, che si combattono l’un l’altra nella presunzione di possedere la verità metafisica, l’interpretazione eternamente valida della vita e del destino dell’uomo.

Antonietta Pistone

docente di storia e filosofia

articolo edito sul Provinciale di Foggia, anno XVIII-n.4, aprile 2006


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