L' IPPARCO

plato

L'autenticità dell'Ipparco é stata spesso messa in dubbio sia dagli antichi sia dai moderni . Il dialogo si svolge tra Socrate ed un amico , in un'epoca ed in un luogo lasciati imprecisati . Molto insolita é per Platone l'intitolazione del dialogo ad un personaggio che non partecipi alla discussione . Si tratta di Ipparco , figlio di Pisistrato , che dominò Atene con il fratello Ippia dal 527 al 514 a.c. , anno in cui venne ucciso dai fratelli . Platone , l'autore del dialogo , scrive una vera e propria apologia di Ipparco , stimandolo grande politico e protettore delle arti . Occorre però ricordare che in molti sostengono che l'Ipparco sia una scherzosa rielaborazione della leggenda con carattere senz'altro ironico . Socrate esordisce domandando all'amico che cosa sia la cupidigia e chi siano gli avidi di denaro . Questi risponde affermando che per lui gli avidi sono coloro che credono di trarre profitto da cose di nessun valore . Interviene Socrate : ma essi sanno che quelle cose sono prive di valore o lo ignorano ? Perchè se lo ignorassero sarebbero degli stolti ! L'amico dice che non sono affatto stolti , anzi sono scaltrissimi ; cercano di trarre profitto da cose che non hanno valore . Allora Socrate dice che l'uomo avido é consapevole del valore di ciò da cui fa conto di trarre vantaggio . Un cavaliere , pur sapendo di dare al proprio cavallo della biada di nessun valore , ignora forse di rovinarlo in questo modo ? E un pilota di barche , equipaggiando la sua nave con vele e timoni di nessun valore , non sa di esserne danneggiato e di correre il rischio di morire , di perdere il carico e la nave ? Quindi non penserà di trarre vantaggio da attrezzi di nessun valore . Quindi gli avidi di guadagno non sono nè i cavalieri , nè i piloti nè nessun altro uomo : nessuno infatti pensa di trarre profitto da cose prive di valore . Ciò significa che l'avido pensa di guadagnare da cose che ritiene di valore , ma che non lo sono : egli ignora che quelle cose non abbiano valore . Gli avidi amano il guadagno , che é contrario alla perdita . Non vi é nessuno per cui perdere sia un bene : la perdita é un male , di conseguenza il suo contrario , il guadagno , é un bene . Dunque gli avidi , che mirano solo al guadagno , mirano al bene . Allora non sono certo stolti ! Tutti gli uomini , dice Socrate , amano il bene ( il guadagno ) ed odiano il male ( la perdita ) , di conseguenza tutti gli uomini sono avidi . Ma in base al ragionamento precedente ( gli avidi sanno che le cose di cui sono avidi sono prive di valore ) , nessun uomo é avido , perchè mira alla perdita . Socrate e l'amico arrivano poi a dire che la cupidigia consista nel trarre vantaggio da ciò che gli onesti rifiutano . Nel bel mezzo del dialogo , Socrate fa un elogio di Ipparco , protettore delle arti e della cultura ( a differenza del fratello Ippia ) . Poi i due amici ritornano a dare definizioni di cupidigia : arrivano a dire che ci sono guadagni buoni e guadagni cattivi ; però son pur sempre guadagni , come il cibo , che sia buono o che sia cattivo , é sempre cibo . Ma il guadagno mira all'utile di chi vuole guadagnare . L'utile é indubbiamente un bene , ne consegue che il guadagno può solo essere un bene e non un male . Tutti gli uomini buoni desiderano il bene , che é guadagnare , i cattivi vogliono il guadagno . Tutti gli uomini , buoni e cattivi , mirano dunque a guadagnare , dice Socrate .Quindi quando si accusa qualcuno di essere avido non ci si comporta bene . Anche chi muove la critica , infatti , si trova nella medesima condizione dell'accusato .

TORNA INDIETRO