Karl Marx: Differenza tra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro
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Resta tuttavia uno strano, irrisolvibile enigma: due filosofi insegnano la stessa dottrina, nello stesso modo, ma – che contraddittorietà! – essi sono agli antipodi l’uno rispetto all’altro in tutto ciò che rispecchia verità, certezza, applicazione di questa scienza e, in generale, rapporto tra pensiero e realtà.


NOTE DI COPERTINA:
La Differenza tra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro è la tesi di laurea in filosofia di Karl Marx, conseguita il 15 aprile 1841 a Jena. Il giovane Marx si muove ancora nell'alveo della sinistra hegeliana, ma già sono presenti, in nuce, gli elementi della svolta che lo farà approdare sui lidi del materialismo storico. Epicuro è presentato da Marx come "il più grande illuminista greco'', come colui che portò fino in fondo la critica della religione a favore dell'autocoscienza umana; in questo Marx rompe con la condanna hegeliana di Epicuro, che poggiava su una lunga tradizione risalente a Cicerone e a Plutarco. Dall'attenta analisi delle due forme di atomismo antico, Marx evince la superiorità di Epicuro, per l'attenzione che egli presta al reale, liquidato da Democrito come mera apparenza fenomenica. Marx - ancora completamente assorbito dall'indagine storico-filosofica -interpreta significativamente la situazione della filosofia dopo Hegel in analogia con la situazione delle filosofie ellenistiche dopo Platone e Aristotele, domandandosi implicitamente se sia possibile un nuovo avvio filosofico dopo il compimento della filosofia nelle grandi sintesi sistematiche. La risposta che egli propone è esemplare e sintomatica di quello che sarà lo sviluppo del suo pensiero: proprio in questi momenti post-sistematici diventa possibile la ripresa di contatto della filosofia con la realtà, quella sua realizzazione nel mondo esterno che costituirà il cuore della riflessione marxiana. In quest'ottica, la Differenza tra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro non è che l'inizio di un più ampio studio sull'età ellenistica (in realtà mai portato a termine), al quale Marx stesso rinvia nelle pagine iniziali della sua dissertazione. Il curatore dell'opera è Diego Fusaro (Torino, 1983), studioso di Storia della filosofia presso l'Università di Torino. Sempre per Bompiani, egli ha curato - con Salvatore Obinu - una nuova edizione dell'Apologià di Raymond Sebond di Montaigne ed è inoltre il fondatore del progetto internet La filosofia e i suoi eroi (www.filosofico.net), punto di riferimento on line per il dibattito filosofico italiano.

copertina dell'opera

Karl Marx, Differenz der demokritischen und epikureischen Naturphilosophie: è la troppo spesso ingiustamente sottovalutata tesi dottorale di Karl Marx, da me tradotta, commentata e curata per la casa editrice Bompiani di Milano, in particolare per la collana "Bompiani Testi a Fronte". È la mia seconda pubblicazione, dopo l'Apologia di Raymond Sebond di Montaigne: in realtà, l'ho composta prima (sul finire del 2002 e a inizio 2003) rispetto all'opera montaigneana ma, per ragioni editoriali che non sto a spiegarvi, è poi uscita successivamente. Prima di parlare dell'opera, è bene spendere qualche parola sul contesto in cui è nata. Sentii per la prima volta parlare dell’opera quand’ancora ero uno studente liceale alle primissime armi: in particolare, il professore stava spiegando in classe la fisica di Epicuro, notando come essa sia una riproposizione di quella democritea, ma non per questo motivo priva di spunti originali ed interessanti (primo fra tutti, naturalmente, la “declinazione” degli atomi dalla linea retta); e, a tal proposito, egli citò il confronto che tra le due filosofie della natura – quella di Democrito e quella di Epicuro – aveva fatto Marx nella sua dissertazione dottorale. Rimasi particolarmente colpito: in primis, perché per le mie conoscenze di allora Marx era eminentemente un filosofo/rivoluzionario, tanto attento alla realtà sociale che lo circondava quanto incurante del passato classico e filosofico (ed è questa un’idea che tende ancora oggi ad essere dominante presso moltissimi studiosi). Mi colpì, in secondo luogo, l’idea marxiana - che da subito mi parve geniale – di mettere a confronto tra loro Democrito ed Epicuro, il loro atomismo simile e il loro modus vivendi diametralmente opposto. Quando – due anni dopo – venne il momento di preparare la tesi liceale, ecco che pensai di andare a recuperare la dissertazione di Marx, di leggermela e di lavorarci: ma, ironia della sorte, scoprii che era introvabile, che in italiano era stata sì tradotta, ma parecchi anni addietro (1962), non in versione integrale e in un numero talmente esiguo di copie che non solo non era reperibile nelle librerie, ma neppure nelle biblioteche meglio fornite. Ciò non di meno, non me la sentii di abbandonare il mio progetto e fu così che rinvenni la tesi, in versione integrale e in lingua sia tedesca sia inglese, su internet. Dopo averla letta, iniziai a lavorarci e ne venne fuori (giugno 2002) la mia tesi liceale, consultabile qui. Dopo aver conseguito la maturità classica, misi on line la tesi e a ottobre dello stesso anno venni contattato via email da Giuseppe Girgenti, assistente di Giovanni Reale e docente presso la Facoltà di Filosofia del San Raffaele di Cesano Maderno, oltre che segretario presso la casa editrice Bompiani di Milano. Aveva visitato il sito e aveva letto con interesse la mia tesi: mi propose allora di lavorare con Bompiani, curando l’edizione della dissertazione dottorale (occupandomi dunque della traduzione, del saggio introduttivo, delle note, ecc). Naturalmente accettai con grande gioia. Proverò ora a mettere in luce l’importanza della dissertazione dottorale di Marx non solo nell’economia del suo sistema, ma nell’intero panorama filosofico dell’Ottocento. A scriverla è un Marx ancora giovane, profondamente intriso di idealismo e di hegelismo (il termine “autocoscienza” ricorre nel testo con un’incredibile frequenza), ma che già lascia trasparire, almeno embrionalmente, i sintomi di un prossimo avvicinamento alla “Sinistra hegeliana”. Ciò emerge chiaramente fin dall’argomento della dissertazione – il materialismo democriteo ed epicureo -, per poi apparire sempre più evidente man mano che Marx procede nella sua trattazione: dopo le grandi sintesi sistematiche ed astratte che pretendono di spiegare il mondo in ogni sua parte e, per ciò stesso, peccano di astrattismo, si ha – per reazione – il germinare di filosofie che non badano se non alla concretezza: in quest’ottica, come dopo i grandi sistemi di Platone e di Aristotele fiorirono le filosofie ellenistiche, così dopo Hegel risplende la filosofia critica e materialista della Sinistra hegeliana. Ma quel che dal mio punto di vista risulta più interessante è il fatto che Marx - sostanziandosi dei valori della filosofia antica – e dovendo scegliere tra il determinismo assoluto alla Democrito e il determinismo con sprazi di libertà alla Epicuro, opti per il secondo. Proprio da ciò è possibile - e questa è l'interpretazione che io propongo nel saggio introduttivo - ricavarne un Marx attento ai problemi della libertà dell'agire umano, da sempre trascurati da certo marxismo (pensiamo all'interpretazione sovietica). Insomma, dalla dissertazione dottorale affiora un'immagine del tutto nuova e originale di Marx, alla cui luce rileggere il marxismo e la figura di Marx stesso, sulla quale pende - da dopo la caduta del Muro di Berlino - una damnatio memoriae tale per cui nell'attuale momento storico si tende sempre meno a parlare di Marx e, soprattutto, a leggerlo.
Rinnovo qui i ringraziamenti ai miei carissimi amici Salvatore Obinu (per l'attenta rilettura del saggio introduttivo e per la paziente revisione della parte in tedesco) e Giuseppe Girgenti (che mi ha molto aiutato nell'impaginazione e nella rilettura dell'intero lavoro), senza il cui preziosissimo aiuto il mio lavoro non avrebbe mai visto la luce.

La filosofia, finché una goccia di sangue pulserà nel suo cuore assolutamente libero, dominatore del mondo, griderà sempre ai suoi avversari, insieme a Epicuro: «empio non è chi rinnega gli dèi del volgo, ma chi le opinioni del volgo applica agli dèi». La filosofia non fa mistero di ciò. La dichiarazione di Prometeo – «detto francamente, io odio tutti gli dèi»– è la sua propria dichiarazione, la sua propria sentenza contro tutti gli dèi celesti e terreni che non riconoscono come divinità suprema l’autocoscienza umana. (Differenza tra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro)




La filosofia e i suoi eroi