ROSCELLINO

 

La vita

Roscellino di Compiégne (1050- ca. 1125) monaco filosofo e teologo francese, nacque a Compiégne (a nord est di Parigi) nel 1050 e fu attivo dal 1087 come maestro della scuola Scolastica a Compiégne, Loches e a Tours.

Ebbe contatti con Sant'Anselmo (1033-1109) e Lanfranco di Canterbury (1005-1089), l'oppositore delle teorie di Berengario di Tours, ed ebbe molti allievi, tra i quali si distinse Pietro Abelardo, successivamente suo accanito contestatore.

Al concilio di Soissons del 1093, Roscellino fu accusato di triteismo, ma abiurò sotto la minaccia della scomunica. Successivamente viaggiò in Inghilterra, Italia e Francia, dove fu addirittura bastonato dai canonici della scuola di San Martino di Tours per una diatriba teologica. Così almeno raccontò Abelardo, che lo dipinse, non certo in maniera lusinghiera, come un uomo arrogante ed intemperante.

Morì verso il 1125.

 

 

Il pensiero

Roscellino contribuì all'elaborazione della dottrina del nominalismo nel trattato De generibus et speciebus, attribuitogli da alcuni esperti, poiché nulla di sicuramente suo ci è giunto. Si è conservata soltanto una sua lettera indirizzata al suo allievo Abelardo. La ricostruzione del suo pensiero è ricostruibile solo attraverso le critiche che ad esso mossero i suoi avversari (Abelardo e Anselmo da Aosta), tenendo presente che - come sempre accade – chi critica un pensiero tende a strumentalizzarlo, a distorcelo, a semplificarlo per renderlo meglio attaccabile.

Nello scritto De generibus et speciebus, Roscellino avrebbe sostenuto che solo le singole essenze esistevano, mentre i generi e le specie erano concetti universali, noti come semplicemente “universali”.

Per Roscellino, gli universali non esistevano nella realtà, come invece le essenze, ma erano solo segni convenzionali o parole (voces) o nomi. La loro unica funzione era di muovere l'aria quando venivano pronunciati: essi, secondo la celeberrima tesi di Roscellino, non sono che flatus vocis, ossia “soffi di voce” privi di esistenza autonoma. Infatti - come abbiamo testè visto - soltanto gli individui sono reali, mentre gli universali, o concetti generali, sono semplicemente nomi, puri suoni che vibrano nell’aria.

Lungi dall’esistere ante rem (alla maniera platonica) o in re (alla maniera aristotelica), gli universali (“uomo”, “cavallo”, ecc) esistono solo post rem, ossia a monte delle singole realtà individuali: gli universali, infatti, sono solo vibrazioni sonore ed hanno esistenza solo nelle parole che essi esprimono (la parola “uomo”, la parola “cavallo”, ecc). Non vi è un concetto di “uomo” dato come idea stante prima rispetto alla realtà (come credeva Platone), né vi è un concetto di “uomo” calato nei singoli uomini effettivamente esistenti (come credeva Aristotele). Esistono soltanto soffi di voce che derivano dalle singole realtà empiriche considerate complessivamente: “nihil est praeter individuum”. Questo è il nocciolo concettuale del “nominalismo” di Roscellino.

Contro questa concezione si schierarono i realisti, capeggiati da Sant'Anselmo, che facevano corrispondere gli universali a idee nella mente di Dio, da cui l'impianto ontologico di Anselmo, contestato dal monaco Gaunilone.

Ma Roscellino venne anche accusato di togliere ogni distinzione fra le tre Persone della Trinità: seguendo infatti il suo ragionamento fino alle estreme conseguenze a cui esso portava, era impossibile affermare l'esistenza di una essenza divina in tre persone, quindi dovevano esistere tre divinità separate. Per un nominalista coerente quale Roscellino non possono infatti che esistere i casi individuali (questo uomo qui, questo cavallo qui, ecc), senza dover postulare l’universale “uomo” o “cavallo”: sicché non è ammissibile che una cosa partecipi di tre idee distinte. Sicché, applicando questa teoria alla dottrina cristiana della Trinità, egli asserì che la Trinità deve essere costituita di tre distinte persone divine, e che l'unità tradizionalmente ascrittale è essenzialmente verbale, o nominale: in questo modo, egli faceva del Cristianesimo una sorta di politeismo avente ben tre divinità distinte.

Per questo motivo Roscellino, come si è detto, fu accusato di triteismo al concilio di Soissons e fu costretto ad abiurare.

Per sfuggire alla persecuzione che si abbattè su di lui e sulle sue teorie, giudicate eretiche, si rifugiò in Inghilterra, ma le sue teorie lo portarono nuovamente al contrasto, questa volta con Anselmo da Aosta, allora arcivescovo di Canterbury. Roscellino fece infine ritorno a Roma per riconciliarsi con la Chiesa.

Nella sua ferrea contrapposizione al realismo, il nominalismo estremo di Roscellino aprì la via alla filosofia moderna, incentrata nella conoscenza scientifica della natura e dell’uomo, prescindendo da ogni condizionamento metafisico.

 


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