KARL POPPER

A cura di Marco Machiorletti

SCIENZA E METAFISICA



Uno degli aspetti più importanti della critica rivolta da Popper al Circolo di Vienna è l’insistenza con la quale egli sostiene che non solo la metafisica può essere dotata di significato, ma può persino avere un valore positivo per la scienza. Popper ritiene che le teorie possano nascere come metafisiche, per poi venire gradualmente trasformate in ipotesi scientifiche.
Il più convincente tra i vari esempi citati dal nostro filosofo è probabilmente quello dell’atomismo. Tale dottrina fu originariamente introdotta in Occidente da Leucippo e Democrito, per poi affermarsi con successo nel mondo antico, grazie a Epicuro in Grecia e Lucrezio a Roma. Si tratta di una teoria che in questa fase andrebbe classificata come metafisica piuttosto che scientifica. Una rinascita dell’interesse per l’atomismo antico si ebbe in Europa occidentale nel diciassettesimo secolo, allorché fu preso in considerazione dai più importanti scienziati dell’epoca. Anche a quel tempo, tuttavia, si trattava di una concezione metafisica.
Fu all’inizio del diciannovesimo secolo che John Dalton rielaborò l’atomismo per risolvere alcuni problemi nell’ambito della chimica, e fu solo verso la metà del secolo che James Clerk Maxwell introdusse l’atomismo nella fisica matematica in connessione con la teoria cinetica del gas. A partire dalla fine del secolo, l’atomismo può definitivamente essere considerato un’ipotesi scientifica; ma difficilmente questo sviluppo scientifico sarebbe stato possibile senza la precedente storia della metafisica atomistica.
Ne Il realismo e lo scopo della scienza (1983), Popper sviluppa la sua concezione della metafisica introducendo il concetto di programma di ricerca metafisico. Queste sono le sue parole: «l’atomismo è un eccellente esempio di teoria metafisica non controllabile la cui influenza sulla scienza è stata superiore a quella di molte altre teorie scientifiche controllabili». Dopo aver presentato altri esempi di teorie metafisiche che hanno influenzato la scienza, continua: «Ognuna di queste teorie servì, prima di diventare controllabile, come un programma di ricerca per la scienza. Indicò la direzione della ricerca, e il tipo di spiegazione che poteva soddisfarci; e rese possibile una sorta di valutazione della profondità di una teoria».
Questo passaggio è importante perché mostra il ruolo euristico della metafisica nel guidare la costruzione di ipotesi scientifiche, le quali nella maggior parte dei casi emergono nel corso dell’attività di uno scienziato o di un gruppo di scienziati al lavoro su un programma di ricerca. Tale programma è solitamente articolato alla luce di alcuni principi generali (o metafisici) e di idee che indicano la natura delle ipotesi specifiche che dovrebbero essere escogitate per interpretare fatti esistenti e per essere sottoposte a controllo sulla base di ulteriori osservazioni o esperimenti. Così le intuizioni generali sull’atomismo orientarono Dalton nell’elaborare un’ipotesi che spiegasse alcuni fatti della combinazione chimica, e Maxwell nel tentare di rendere conto delle relazioni osservate tra pressione, volume e temperatura dei gas. Senza le idee metafisiche dell’atomismo che guidassero i loro programmi di ricerca, è lecito dubitare che Maxwell e Dalton sarebbero arrivati a formulare le loro specifiche ipotesi scientifiche.


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