HANS VAIHINGER

  



A cura di Alessandro Sangalli



 

VAIHINGERHans Vaihinger nacque nel 1852 in Germania, nei pressi di Tubinga, e crebbe in un’atmosfera profondamente religiosa. Il suo spirito religioso cominciò però a mutare quando, al Gymnasium di Stoccarda, entrò in contatto col panteismo e con l’evoluzionismo darwiniano. Nel 1879 iniziò a frequentare lo Stift di Tubinga, dove fu molto influenzato da Christoph Sigwart e più tardi da Otto Liebmann: iniziò qui a leggere Kant, rimanendo particolarmente colpito dalla sua dottrina trascendentale dello spazio e del tempo. Vaihinger si interessò anche a Schopenhauer e ad Eduard von Hartmann, due autori a partire dai quali formulò una filosofia di stampo pessimistico. Si laureò con una tesi dal titolo Le moderne teorie della coscienza.

Una volta completati gli studi, Vaihinger iniziò il servizio militare e si trasferì a Lipsia: scelse questa città in quanto sede di un’importante università. Qui risentì molto dell’influenza di F.A. Lange e della sua Storia del materialismo. Successivamente, si trasferì a Berlino per studiare sotto la guida di Schwabian Eduard Zeller. Mentre si trovava a Berlino, pubblicò il suo primo lavoro, Hartmann, During e Lange, scritto nel 1876. Motivi familiari lo costrinsero però a tornare nel Sud della Germania, a Strasburgo, dove sostenne gli esami di abilitazione all’insegnamento accademico sotto Ernst Laas. La sua dissertazione dottorale, dal titolo Ricerche Logiche. Parte Prima: Die Lehre von der wissenschaftlichen Fiktion, andò a costituire in seguito la base teorica della sua opera più importante: La filosofia del come se (1911).

Il nostro aveva in programma di scrivere una storia della filosofia inglese, ma un editore di Stoccarda, che probabilmente conosceva il lavoro di Vaihinger dal titolo Eine Blattversetzung in Kants Prolegomena del 1879, lo convinse a dedicarsi ad un’opera di commento della Critica della Ragion Pura kantiana, in occasione del centenario della pubblicazione di quest’opera. Nel 1881 fu così pubblicato il primo volume di un grande Kommentar zu Kants Kritik der reinen Vernunft. Vaihinger contava di terminare a breve anche il secondo volume, ma il lavoro di preparazione richiese molto più tempo di quanto egli avesse inizialmente stimato. Per questo motivo, oltre al problema di una salute sempre precaria, la pubblicazione del secondo volume continuò ad essere differita. Il lavoro fu finalmente concluso nel 1892.

Il commentario di Vaihinger fu il primo grande contributo al movimento del “ritorno a Kant”: a partire dal 1895 questa corrente intellettuale compì grandi passi avanti. Si assume tradizionalmente come data d’inizio di questo “Rückkehr zu Kant” il 1860, anno in cui Kuno Fischer pubblicò Vita e fondamenti del pensiero di Kant e i due volumi dedicati al filosofo di Königsberg nella sua Storia della filosofia moderna. Cinque anni più tardi, Otto Liebmann diede al movimento la sua “parola d’ordine”, concludendo ogni capitolo del suo Kant e gli epigoni con le parole “bisogna quindi ritornare a Kant”.

La parola “movimento” (Bewegung) può forse dare l’impressione che esistesse una scuola di pensiero i cui membri condividevano le stesse opinioni circa il contributo di Kant alla filosofia, ma in realtà questa sarebbe un’impressione fuorviante e totalmente errata. Esisteva, al contrario, una mezza dozzina di scuole in contrasto le une con le altre: si pensi alla rivalità tra la Scuola di Marburgo, fondata da Hermann Cohen, e quella del Sud-Ovest, o di Heidelberg, fondata da Kuno Fischer. Persino all’interno delle singole scuole convivevano letture ed interpretazioni notevolmente contrastanti.

Nell’introduzione generale al suo Kommentar zu Kants Kritik der reinen Vernunft, Vaihinger si lamenta del fatto che ricerche e studi su Kant siano portati avanti in quello stato di “guerra di tutti contro tutti” diagnosticato da Hobbes nello stato di natura. Questa denuncia del 1881 continuò ad essere valida per lungo tempo: le ultime due decadi del XIX secolo videro le principali scuole neokantiane in continua lotta tra loro; ognuna sosteneva le proprie linee interpretative a scapito delle altre. Lo stesso nostro autore non fu risparmiato da critiche e polemiche di vario genere.

Sembra che tra il 1892 e il 1895 il nostro abbia iniziato a non tollerare più un approccio “schierato” alla ricerca kantiana, e fu proprio in quegli anni che elaborò il progetto di fondare una rivista che evitasse questo inconveniente.

Il primo numero della rivista Kant-Studien uscì nel 1896 e Vaihinger, in qualità di editore, dichiarò prontamente la linea che intendeva seguire. Sostenne che era arrivato il momento di offrire una rivista che avesse obiettivi ben definiti, il primo dei quali era senz’altro quello di mettere a fuoco gli aspetti storici del pensiero kantiano. Egli notava come fossero numerose le questioni che meritavano attenzione: tra queste c’erano la differenza tra giudizi analitici e giudizi sintetici, la deduzione della tavola delle categorie e la genesi delle analogie dell’esperienza. Ciononostante, l’attenzione della rivista non si sarebbe limitata soltanto ai problemi metafisico-epistemologici dei testi di Kant, anzi, si aveva in programma di dedicare molto spazio anche agli scritti di argomento etico, estetico e religioso. Inoltre, la rivista incoraggiava gli intellettuali e gli studiosi a dedicarsi attentamente ai rapporti tra Kant e i suoi predecessori, non soffermandosi solo su Leibniz e Newton, ma occupandosi anche di Malebranche e Swedenborg.

Un secondo importante obiettivo della rivista era quello di non tralasciare le questioni “sistematiche” riguardo gli scritti di Kant, in primo luogo l’analisi del nodo problematico che sta alla base della filosofia kantiana: si tratta di una filosofia essenzialmente scettico-negativa o, al contrario, prevalgono gli elementi positivi e costruttivi? Vaihinger insiste sul fatto che tutto il pensiero moderno abbia avuto origine (in accordo o in  opposizione) dalla filosofia kantiana: proprio per questo motivo, abbiamo la necessità di rendere più chiaro l’insegnamento di Kant prima di poter comprendere appieno la filosofia moderna.

Vaihinger aprì la sua rivista ad una grande varietà di discipline: trovarono spazio discussioni di teologia, diritto, scienze naturali. Inoltre, il nostro teneva costantemente informati i suo lettori dei progressi dell’Edizione Generale degli scritti di Kant che Wilhelm Dilthey stava curando (il primo volume di quest’opera apparve nel 1910). Con Vaihinger collaborarono i più noti intellettuali dell’epoca, come Adickes, Karl Vorländer e Georg Simmel.

La ricorrenza del centenario della morte di Kant spinse Vaihinger a fondare una società, il cui compito sarebbe stato quello di contribuire agli studi kantiani e di sostenere la rivista. La Kant-Gesellschaft, fondata nel 1904, annoverava tra i suoi membri pensatori come Dilthey, Liebmann, Riehl, Simmel e Alfred Weber, fratello di Max Weber.

A partire dal 1900 la salute di Vaihinger ebbe un ulteriore peggioramento ed egli capì di aver bisogno di aiuto nella direzione della sua rivista. Nel 1903 venne affiancato da Max Scheler, e l’anno successivo da Bruno Bauch. Sempre a causa delle sue condizioni fisiche precarie, in particolare a causa del costante calo delle sue facoltà visive, fu costretto ad abbandonare l’insegnamento e fu spinto a rivedere con urgenza il manoscritto della sua opera più nota, La filosofia del come se: muovendo dall’affermazione kantiana secondo cui le idee della ragione (esposte da Kant nella Dialettica trascendentale) possono avere soltanto un uso regolativo (e mai costitutivo) pur non creando conoscenze teoricamente valide, il nostro autore sostiene che tutti i concetti scientifici sono finzioni che valgono “come se” fossero legittime, soltanto per la loro funzione pratica ed euristica. Questo è, in nuce, il contenuto de La filosofia del come se. Infine, nel 1926 abbandonò la Kant-Gesellschaft per la completa cecità a cui l’età avanzata l’aveva portato: Vaihinger era stato a capo della società da lui fondata per ben 21 anni. Il 10 giugno dell’anno successivo gli fu conferito il titolo di Presidente Onorario, espressione della profonda stima che i membri della Società avevano per il pluriennale impegno del nostro pensatore.

Nel 1932, in occasione dell’ottantesimo compleanno di Vaihinger, professori e studiosi di tutta Europa curarono una raccolta di scritti a lui dedicata, dimostrando la grande reputazione internazionale di cui godeva e l’ampio raggio dei suoi interessi: la raccolta conteneva infatti saggi riguardanti la filosofia politica, l’economia, la scienza, la religione e la storia della filosofia.

Vaihinger morì il 18 dicembre 1933. La sua formazione culturale e i suoi interessi furono molto ampi: studiò il sanscrito e il greco, si occupò di archeologia, si interessò a Darwin, Newton, Mill, Schopenhauer, Nietzsche e a molti altri autori; ma ovviamente il suo principale interesse fu il pensiero kantiano. Nessuno che sia realmente interessato a Kant può permettersi ignorare i contributi di Vaihinger agli studi kantiani: i suoi libri, i suoi articoli, la sua rivista. Ancora oggi la rivista Kant-Studien continua a rispettare quelle linee guida che Hans Vaihinger tracciò così attentamente più di un secolo fa.   

                     

 

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