MAX WEBER


LA SOCIOLOGIA

Nell'ultima fase della sua vita, gli interessi di Weber concentrarono sulla sociologia, con lo scopo di determinare la specificità nei confronti della ricerca storica e delle altre scienze sociali. Già nel saggio Su alcune categorie della sociologia comprendente , del 1913, Weber definiva la sociologia come lo studio dell'agire sociale, cioè di quell'agire che si riferisce all'agire di altri individui. L'oggetto della sociologia e quindi l'atteggiamento umano in quanto fornito di senso, vale a dire di un termine di riferimento e di una direzione rispetto ad esso, e in quanto mostra nel suo corso connessioni e regolarità al pari di ogni altro accadere. Si tratta di una disciplina che ha come scopo la ricerca di uniformità di comportamenti, e quindi la formulazione di generalizzazioni, e in questo si avvicina alla scienza naturale. Dalla scienza naturale però si distingue per il procedimento, che richiede il ricorso alla comprensione , dato che le connessione e le regolarità dell'atteggiamento devono essere interpretate: non sono leggi come quella della sociologia positivistica, ma uniformità espresse in forma di tipi ideali e constatabili empiricamente. Viene ripreso quindi un concetto di chiaro stampo diltheyano, ma con un significato molto diverso: la comprensione deve essere sempre controllata con la spiegazione causale. Da questo punto di vista, si precisa in modo nuovo il rapporto tra scienza sociale e ricerca storica: esse rappresentano due direzioni di ricerca autonome e tra loro complementari. La storiografia mira alla spiegazione causale di eventi individuali che rivestano un significato culturale, la sociologia ' elabora concetti di tipi e cerca regole generali dell'accadere '. La complessa (e non ultimata) costruzione di Economia e società si presenterà, allora, come lo studio sistematico dei rapporti tra i tipi di atteggiamento ( e le corrispondenti forme di relazione sociale) e le forme di organizzazione economica. Naturalmente una sociologia così intesa non può non fondarsi e non prendere le mosse da una prima generale classificazione dei tipi fondamentali di agire sociale . E' quella che troviamo, all'inizio di Economia e società , tra agire razionale rispetto allo scopo , agire affettivo e agire tradizionale. Gli ultimi due rappresentano forme di atteggiamento non razionale, i primi due forme di razionalità contrapposte. Essi sono disposti in un ordine decrescente di intellegibilità, e proprio il richiamo alla nozione di intellegibilità consente di comprendere meglio il motivo della centralità del problema della razionalità nella sociologia di Weber. Razionale, per Weber, è quel che si può comprendere in base a una relazione tra mezzi e scopo; quanto più un comportamento umano è fondato su una relazione tra mezzi e scopo, tanto più risulta comprensibile, perchè calcolabile e prevedibile. L'agire diventa intellegibile, e dunque razionale, mediante il ricorso a tipi ideali, cioè a costruzioni di modelli di comportamento rispetto ai quali l'effettivo agire sociale risulta più o meno distante. Questo non vuol dire che la spiegazione razionale sia lo scopo della sociologia, né che soltanto gli atteggiamenti razionali possano essere idoneamente compresi; essa è però l'unico strumento che permetta di spiegare e comprendere anche gli atteggiamenti irrazionali. La razionalità è un concetto riferito a comportamenti pratici. Non è conoscenza di leggi oggettive della società, né rivelazione di significati immanenti alla storia o alla natura umana; è, piuttosto la risposta alla mancanza di senso nel mondo, è disincantamento del mondo . E disincantamento del mondo può essere considerato il processo attraverso il quale la civiltà occidentale moderna si è sviluppata, dal lontano sorgere delle religioni della redenzione fino al passaggio dall'etica protestante allo spirito del capitalismo. A questo riguardo Weber introduce, nel capitolo sulle Categorie sociologiche fondamentali dell'agire economico di Economia e socialità , la distinzione tra razionalità formale e razionalità materiale che è una distinzione valida innanzi tutto nella sfera economica: la razionalità formale consiste nella calcolabilità, quella materiale riguarda l'agire economico subordinato a postulati valutativi. La distinzione coincide soltanto in parte con quella tra atteggiamento razionale rispetto allo scopo e atteggiamento razionale rispetto al valore. Quello che importa far rilevare è che essa non si limita alla sfera economica, visto che trova la sua realizzazione. Oltrechè nel capitalismo moderno, anche nelle istituzioni sociali che lo accompagnano: il diritto razionale-formale, l'amministrazione burocratica, il moderno sapere scientifico. Così si ritorna ancora al problema dell'individualità del capitalismo moderno, vero centro degli interessi di ricerca di Weber, risolto in quest'opera in termini di comparazione sociologica, ovvero attraverso l'analisi dei vari possibili modi di rapporto tra forme di organizzazione sociale e strutture economiche. Da questo centro si sviluppano, e intorno ad esso ruotano, riflessioni e teorie che sono ormai divenute formulazioni classiche, ripetutamente riprese, della sociologia contemporanea: la sociologia politica e le forme del potere legittimo, l'analisi sociologica delle religioni e delle città, del diritto e della musica e così via. Tra queste teorie riveste una particolare importanza quella dello Stato e del potere. Per Weber, la prima condizione perché un'associazione politica possa essere chiamata "Stato" è che essa possegga il monopolio della forza; da questo punto di vista, egli si inscrive nella lunga tradizione del realismo politico. La novità consiste nella rinuncia a ogni considerazione di tipo finalistico della natura dello Stato, e soprattutto nella affermazione che questa forza, di cui lo Stato detiene il monopolio, deve essere legittima. Da ciò consegue la necessità di esaminare i tipi di potere legittimo e il loro fondamento. L'influenza dell'opera di Weber è stata grandissima, soprattutto nel campo delle scienze sociali, e rivolta in molteplici direzioni. I più fecondi indirizzi della ricerca sociologica, anche quando non si pongono come sviluppi delle impostazioni weberiane, non hanno quasi mai potuto, nel nostro secolo, sottrarsi ad un confronto critico con esse. La stessa analisi dei caratteri del mondo contemporaneo, la riflessione più propriamente filosofica sulla cosiddetta "modernità", tiene largamente conto delle sue considerazioni.

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