“Ciò che tu ammiri, per altri è oggetto di riso” (Luciano di Samosata)
Nella realizzazione di questo sito sono state consultate e riportate diverse fonti: infatti alcuni brani, alcune schede o semplicemente alcuni passi sono stati prelevati da altri siti o da alcuni testi. Anzichè citare una ad una le fonti nelle singole pagine del sito, abbiamo pensato di citarle in coro tutte quante (sperando di non averne scordata nessuna) su questa pagina:
Cambiano-Mori Storia e antologia della filosofia, Laterza 1993
Abbagnano-Fornero Protagonisti e testi della filosofia, Paravia
Giovanni Reale Storia della filosofia greca e romana, Bompiani 2004
S. Moravia Filosofia, Le Monnier
De Ruggiero – Canfora Breve storia della filosofia, Laterza 1967
FILOSOFIA.IT ILGIARDINODEIPENSIERI.COM IL SITO DI GIUSEPPE TORTORA SWIF.IT LIBERLIBER.IT FILOSOFIAEDINTORNI.NET ILDIOGENE.IT BIBLIO-NET.COM OUSIA.IT MARXISTS.ORG
Nel caso mi fossi inavvertitamente scordato di citare qualche fonte, mi scuso fin da ora e vi invito a segnalarmelo tramite l’apposita pagina. Grazie.
Citazioni
"Che né i nostri pensieri, né le passioni, né le idee formate dall’immaginazione, esistano fuori della mente, è quanto ognuno ammetterà. E sembra non meno evidente che le varie sensazioni o idee impresse sui sensi, comunque unite o combinate insieme (cioè, qualsiasi oggetto esse compongano) non possono esistere altrimenti che in una mente che le percepisce. Penso che una intuitiva conoscenza di ciò possa esser ottenuta da chiunque badi a quel che s’intende col termine esistere quando è applicato alle cose sensibili. La tavola sulla quale scrivo, io dico, esiste, cioè io la vedo e la tocco; e se io fossi fuori del mio studio, direi che essa esisteva, intendendo cosí che se io fossi nel mio studio potrei percepirla, o che qualche altro spirito presentemente la percepisce. C’era un odore, cioè, era sentito; c’era un suono, vale a dire, era udito; e un colore o una figura, ed erano percepiti con la vista e con il tatto. Ecco tutto quanto io posso intendere con queste e simili espressioni. Perché, quanto a ciò che si dice dell’esistenza assoluta di cose non pensanti, senz’alcuna relazione al loro essere percepite, codesto sembra perfettamente inintelligibile. Il loro esse è percipi, né è possibile che abbiano un’esistenza fuori delle menti o cose pensanti che le percepiscono".
(G. Berkeley, "Trattato sui principi della conoscenza umana")