Come prevedibile, è cominciata a tutta forza l’opera di ricatto di Washington contro Pechino. Blinken ha fatto sapere a Xi Jinping che, se la Cina continuerà ad appoggiare la Russia di Putin, allora Washington dovrà intervenire. Un ricatto bello e buono, non c’è che dire. Un ricatto che molto ci dice circa il modus operandi del leviatano a stelle e strisce, che sempre si presenta come bastione della pace e della democrazia e che in realtà opera in maniera diametralmente opposta. Intanto, sulla massima parte dei quotidiani mainstream in Italia si prova a segnalare come la Russia, stando vicina alla Cina, metta a repentaglio se stessa, rischiando di farsi stritolare dal dragone. Sul “Corriere della Sera”, ad esempio, si parla in questi giorni di stritolamento della Russia da parte della Cina, sottolineando quelli che ai padroni del discorso paiono i rischi di una “Russia asiatica”. I professionisti, naturalmente, non prendono nemmeno vagamente in considerazione la preferibilità, per Mosca, di restare unita alla Cina anziché capitolare da sola sotto il fuoco dell’imperialismo statunitense. Nemmeno si domandano il perché alla fine la Russia e la Cina si siano trovate unite, cosa che mai era caduta in precedenza, nemmeno quando erano entrambe due potenze comuniste. Perché di questo in effetti si tratta: Washington fa di tutto per spezzare la cordiale intesa tra il dragone cinese e l’orso russo, dacché sa benissimo che, unite, la Russia e la Cina sono imbattibili per la civiltà dell’hamburger. Di più, Washington sa benissimo che fintantoché la Russia è sostenuta dalla Cina non vi è alcuna possibilità di farle scacco matto, con buona pace del guitto Zelensky, attore Nato. Già nei giorni scorsi, come senz’altro ricorderete, Biden aveva proposto di triplicare i dazi sull’acciaio proveniente dalla Cina. La strategia di Washington mi pare di adamantina chiarezza: separare la Russia dalla Cina per poi colpire indisturbatamente la Russia e farla cadere, di modo che poi sia possibile passare alla seconda parte del progetto, ossia alla resa dei conti direttamente con la Cina. Perché la Russia e la Cina oggi sono i due principali baluardi di resistenza all’imperialismo a stelle e strisce. Insieme esse sono imbattibili, come dicevo poc’anzi. Per questo motivo, diventa di vitale importanza per Washington riuscire a spezzare l’intesa tra Russia e Cina. Ma questo difficilmente accadrà, perché sia la Russia, sia la Cina, sanno benissimo che, per quante e quanto grandi siano le differenze tra loro, in comune hanno il nemico che le minaccia, cioè la civiltà del dollaro e il suo imperialismo sfrenato. Proprio in questi giorni la Cina ha provato ancora una volta a far valere la propria saggezza sulla stoltezza imperialistica di Washington. Lo ha fatto provando a spiegare che Cina e Stati Uniti devono essere partner e non nemici. Verba ventis, temo. Perché Washington ha già deciso che deve far capitolare sia la Russia, sia la Cina, per poter imporre finalmente il proprio dominio planetario. Come non mi stanco di sottolineare, la globalizzazione si può anche leggere come la americanizzazione coatta del pianeta. Più che mai abbiamo allora bisogno di una Russia e di una Cina non solo forti, indipendenti e militarmente attrezzate: abbiamo altresì bisogno che esse stiano unite opliticamente, per resistere insieme all’imperialismo di Washington e per aggregare intorno a sé tutti gli stati che, per una via o per un’altra, sono giunti all’opposizione contro la libido dominandi del leviatano talassocratico a stelle e strisce.

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Di admin