Il femminismo è il maschilismo al femminile. Stessa stupidità, stessa grettezza. Un cubo, se rovesciato, resta pur sempre un cubo.


Citazioni

"Quanto più ci innalziamo, tanto più piccoli sembriamo a quelli che non possono volare" (F. Nietzsche, "Aurora")



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Di admin

19 pensiero su “Il femminismo è il maschilismo al femminile”
  1. Il maschilista al massimo se la ride sotto i baffi sentendosi superiore, ma sa che non può dire pubblicamente d’essere superiore alla donna.
    La femminista crede di essere nel giusto, si organizza con le altre donne per propagandare la propria ideologia, nel mucchio emerge il peggio e, visto che va tanto di moda, nessuno si azzarda a contraddire.
    Il femminismo è peggio del maschilismo.

  2. Se non fosse per l’aver vissuto questo movimento politico fin dal 1976 e averlo profondamente studiato da un punti di vista politico e filosofico, forse apprezzerei di più questo post. Evidentemente Marx non ha saputo distinguere la storica esclusione femminile dai processi storici del proletariato, legati all’autonomia e all’emancipazione della donna. Per tali lotte le donne si sono battute contro il patriarcato di cui anche Marx è purtroppo un esponente. Questo fenomeno dilagante del voler azzerare tutte le filosofie, tutti i percorsi di coscienza che la storia ci mostra , l’ignoranza sui percorsi della mente/ coscienza è incommensurabile, annullare tutto nella dialettica dualistica vuol dire non sapere nulla della complessità della vita e della dialettica del divenire in cui con questa frase Marx si è andato a fottere da solo

  3. Generalmente, quando si cita una frase la s’include tra virgolette e si riporta il nome dell’autore della stessa; che io sappia Fusaro ha sempre operato in questo modo o in un modo analogo, quindi sono portato a pensare che la frase “Il femminismo è il maschilismo al femminile. Stessa stupidità, stessa grettezza. Un cubo, se rovesciato, resta pur sempre un cubo” non sia una citazione di Marx, ma sia una produzione di Diego Fusaro.
    Il pensiero comunista è storicamente tra i più vicini al femminismo; Marx stesso nel suo Manifesto del Partito Comunista viene preso come riferimento da tante femministe per quello che scrive su donna e famiglia.
    La dicotomia la impongono le femministe, non fosse altro perché si definiscono tali.
    Signora, non riesco a trovare una sola analisi corretta o un solo concetto esatto nel suo commento.

  4. Sono così anticapitaliste da esser finanziate da Soros. Un movimento che ha delle esigenze proviene dal basso, e non certo in questo periodo storico. Da “finanziate” hanno solo cambiato padrone, facendo gli interessi di chi paga.

  5. Una femminista che si lamenta di “operazioni d’azzeramento” fa venire i brividi (e ridere).
    Se c’è un pensiero che ha operato il più colossale azzeramento mai visto nella storia questo è il pensiero femminista.
    Il “maschile intero” in ogni sua più piccola e minuta articolazione spaziotemporale è stato letteralmente buttato nel cesso della storia, rappresentato come un inferno di sopraffazione e miseria in ogni tempo storico ed in ogni angolo del mondo.
    Ora invece per quello che appare tra l’altro solo un pallido inizio di revisione critica, grida e batte i pugni sul tavolo.

    “Se non fosse per l’aver vissuto questo movimento politico fin dal 1976 e averlo profondamente studiato da un punti di vista politico e filosofico, forse apprezzerei di più questo post.”

    Ecco Gabriella, queste poche righe inquadrano bene il pensiero femminista.
    La sua assoluta dimensione autoreferenziale (teorizzata e praticata).
    Credo che sia proprio il tuo esserci dentro fino al collo e dal lontano 1976, che non ti permette di poterne dibattere fuori dalla dialettica che hai sopra evocato e che si può sintetizzare nel postulato: di femminismo possono parlare le femministe.
    Gli altri (gli uomini) al massimo ascoltano.
    Noi (gli uomini) ce ne faremo una ragione.
    E continueremo a parlarne…

  6. Non esistono solo le femministe liberali (tra l’altro femministe “a metà”, perché lottano per una libertà zoppa all’interno del sistema capitalista, prodotto del patriarcato) informatevi: esistono molteplici correnti, tra cui quello marxista e quello radicale (non in senso di estremista: si chiama così perché analizza e combatte la radice del problema, cioè il sistema patriarcale, da cui scaturisce -tra gli altri schifi- il capitalismo, perciò sono anticapitaliste e condividono molti tratti del marxismo, tra cui l’analisi per classi della società) che combattono -oltre ovviamente al patriarcato- capitalismo, prostitutuzione e gpa… Solo che sono silenziate e zittite dal gran fragore che fan le liberali, aiutate dal sistema perché al sistema fanno comodo.

  7. Ribaltare il significato del movimento femminista e del femminismo, ponendolo sullo stesso piano del maschilismo, è segno di confusione o malafede. Marx considerato addirittura come “esponente del patriarcato” è una grossa forzatura, spiegami cosa significa, o meglio spiegami, Antonella, dove e quando Marx avrebbe in qualche modo favorito e portato avanti l’ideologia del patriarcato. Plarchitetto, se un uomo non avesse libertà di parola e dibattito, si tratterebbe di censura, censura contro la quale lo stesso pensiero femminista combatte; la critica femminista è diretta per forza di cose al patriarcato, non al “maschile” in sé.

  8. detto da donna,il femminismo estremo è molto peggio del maschilismo ” LE grandi battaglie femministe dei decenni passati hanno fatto per dare pari opportunità a noi donne,ma col tempo il femminismo è degenerato diventando sterile e autolesionista

  9. Gli uomini, grazie allo supro e alla violenza bruta hanno soggiogato le donne, privandole di qualsiasi diritto e riducendole a schiavitù sessuale e domestica; le hanno bruciate come streghe, e ancora oggi attentano alla loro libertà con gli abusi sessuali e la prevaricazione psicologica.
    Mi chiedo perché gli uomini odino tanto le loro madri da riversando il disprezzo per chi li ha messi al mondo verso tutto il gener femminile. Che problema avete con le vostre mamme?

  10. Francamente non riesco a capire il suo post? Poiché esistono altre prevaricazioni oltre a quelle sulle donne, le donne dovrebbero continuare a non votare, ad accettare il mito della transustanzazione dello sperma con il sacramento dello stupro o il rito del coito e farsi uccidere dai ginecologi per dare la discendenza al disumano, accettare di essere date in moglie da padri-padroni a vecchi porci che le sfonderebbero facendole morire di fistola ostetrica (complicanza a lungo termine dello stupro)? A non dover aspirare a una indipendenza economica, presupposto per la dignità e l’autodeterminazione? A dover rinunciare a realizzarsi, perché secondo il mmodello patriacale sono solo appendici del marito a cui sono predestinate? Una donna realizzata e indipendente è una madre migliore perché fornisce ai figli il nutrimento spirituale oltre che materiale e un modello di umanità invece che di schiava, ebefrenica.

  11. La dicotomia l’ha immposta la cultura patriarcale della divisione del lavoro. Nelle società tribali non vi è dicotomia, ma pluralismo. Padrone-servo, maschio-femmina, adulto-bambino e tutti gli altri binarismi manichei di chi disconosce il conitnuum dell’essere e del divenire e impone una classificazione in cui il maschio bianco adulto è sempre al vertice e spaccia il suo sopruiso come un diritto divino è ciò che ha reso necessario a chiunque non appartenga a tale categoria di rivendicare la propria appartenenza al genere umano e, in quanto tale, all’essere titolare di dirititi umani e civili di cui è storicamente stato privato e che non ha ancora pienamente acquisito. Non siate ipocriti negazionisti della storia e del quotidiano!

  12. Voi uomini? Il solito plurale maiestatis! I veri uomini sono femministi perché derubricare le donne a esseri umani da sottomettere, privare dei diritti, prevaricare e sfruttare o abusare, degrada l’uomo a bestia. Un modo semplice e facile di delegittimare qualsiasi rivendicazione è imputarle il terrorismo o quant’altro. il femminismo non è altro che la rivendicazione dell’appartenenza delle donne al genere umano e quindi la rivendicazione delle pari opportunità, degli stessi diritti e delle stesse prerogative di qualsiasi essere umano. Al contrario le donne sono state estromesse dal modello patriarcale della divisione del lavoro a oggetto sessuale decerebrato di proprietà maschile e ancora oggi è così, come dimostra la prostituzione schiavile, uno stupro ogni sei minuti, un miliardo di femminicidi all’anno e la mercificazione-plagio di minorenni a giocattoli erotici per pervertiti senili, la propaganda a favore delle gravidanze minorili per arrestare lo sviluppo psico-fisico di bambine e riottenere la sottomissione con “altri mezzi” estromettendo dal circuito educativo chi ha dimostrato di sapersene avvantaggiare rispetto a giovani maschi che, pur di non confrontarsi, preferiscono abbandonare gli studi, perché a meno di avvalersi dello stupro come arma di sottomissione o di autoesclusione non sanno reggere il confronto. Il rifiuto del femminismo non è altro che vigliacca paura dell’uguaglianza, pavidità di chi è talmente insicuro da dover ricorrere alla corazza del bullismo machista per occultare la propria pochezza umana.

  13. Parlare di “femminismo estremo” così come sostenere che non esistono più né destra, né sinistra, o peggio paragonare il femminismo al maschilismo, sono solo gli effetti nefasti della neolingua orwelliana.
    Le parole hanno una etimologia e una storia: Il femminismo è la rivendicazione dell’appartenenza delle donne al genere umano e quindi il rivendicare il riconoscimento di diritti umani e civili e pari opportunità; Il maschilismo, al contrario, è spanciare la prevaricazione sulle donne come consustanziale alla virilità; cioè sostenere che togliere questo sopruso all’uomo coincide con il volerlo svirilizzare. Non a caso chi sostiene questa tesi, invece di riconoscere che l’omosessualità e l’ermafroditismo sono sempre esistiti, imputa a una presunta “cultura” gender l’origine di tali individualità.
    Lo stesso vale per sinistra=umanesimo (ossia mettere al centro l’individuo e riconoscere la priorità dei diritti umani rispetto a qualsiasi altra cosa) e destra (=subordinare l’individuo alla proprietà e al ruolo attribuitogli dal suo status, derivante da genere e classe, in base a parametri ideologici, classisti, sessisti e razzisti) categorie quindi che, non solo persistono, ma sempre esisteranno, in quanto i diritti, anche una volta acquisiti, vanno presidiati, come dimostrano i tragici esempi della Repubblica di Weimar, uccisa dal nazismo e dell’Iran passato dalla democrazia di Mossadeq alla monarchia liberticida di Reza Pahlavi fino a precipitare nell’oscurantismo misogino del fanatismo di Khomeinista, per citare solo due dei più clamorosi esempi di regresso umano e civile.

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